La mobilità attiva – definita talvolta anche come “mobilità dolce” – concerne la scelta di andare a piedi o in bicicletta per qualsiasi spostamento abituale (ad esempio recarsi a scuola o al lavoro) in alternativa all’uso dei veicoli a motore. Oltre ad essere vantaggiosa per l’ambiente, in quanto riduce la congestione del traffico, migliora la qualità dell'aria urbana e aiuta a mitigare il cambiamento climatico contribuendo ad un risparmio sulle emissioni di anidride carbonica poiché non comporta lo sfruttamento di combustibili fossili. Inoltre, la mobilità attiva costituisce una buona pratica per migliorare notevolmente la salute ed è fortemente raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Infatti, camminare a piedi o andare in bicicletta comporta numerosi benefici per la salute mentale e il benessere psico-fisico delle persone oltre a ridurre il rischio dell’insorgenza di molte malattie croniche, tra cui il cancro, il diabete di tipo 2, la malattia coronarica e l’obesità. Per le persone che vanno in bicicletta o a piedi per almeno 150 minuti a settimana, come raccomandato dalle linee guida sull’attività fisica pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il rischio di mortalità si riduce del 10%. Si calcola che, nell’Unione europea, ogni anno più di 100.000 morti premature potrebbero essere evitate se ogni adulto andasse a piedi o in bicicletta per 15 minuti in più al giorno.
La mobilità attiva non fa bene solo alla salute fisica ma di essa – come anticipato – ne beneficia anche la salute mentale. Infatti, le persone fisicamente attive hanno fino al 30% di rischio in meno di cadere in depressione e rimanere attivi migliora l’umore e riduce lo stress. Dunque, sebbene la mobilità attiva possa incrementare l’esposizione ad agenti inquinanti o al rischio di infortuni, i benefici eccedono i rischi in un rapporto di quasi nove a uno.
Nonostante i numerosi benefici per la salute nonché per l’ambiente, la mobilità attiva non è ancora molto praticata nel nostro Paese. Gli ultimi dati della Sorveglianza Passi del Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute (Cnapps) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenziano che complessivamente nel biennio 2022-2023 meno della metà (41%) della popolazione italiana adulta (età compresa tra i 18 e i 69 anni) ha praticato la mobilità attiva e ha dichiarato di aver usato la bicicletta e/o di essersi spostata a piedi per andare al lavoro, a scuola o per gli spostamenti quotidiani.
Nel dettaglio, solo l’11% degli adulti (18-69 anni) residenti in Italia ha utilizzato la bicicletta per andare al lavoro, a scuola o per gli spostamenti quotidiani. Si è trattata di un’abitudine più frequente fra gli uomini, fra le persone senza difficoltà economiche e alto livello di istruzione e tra gli stranieri. Mentre camminare a piedi per gli spostamenti abituali è una pratica che ha interessato il 38% degli italiani tra i 18 e i 69 anni d’età. A differenza dell’uso della bicicletta che è risultato più comune tra gli uomini, l’abitudine di recarsi a piedi è stata maggiore fra le donne.
Inoltre, analizzando più nel dettaglio i dati, si evidenzia un’ampia variabilità regionale. Infatti, la quota maggiore dei cittadini che ha raggiunto i livelli raccomandati di mobilità attiva risiede principalmente nelle regioni dell’Italia settentrionale. Ad esempio, nella Provincia di Bolzano quasi 1 adulto su 3 ha utilizzato abitualmente la bicicletta per i propri spostamenti quotidiani e 6 adulti su 10 si sono recati a piedi a scuola o a lavoro o nei luoghi della vita quotidiana. Contrariamente, nelle regioni del Mezzogiorno si sono registrati valori decisamente più bassi, specie per quanto riguarda l’uso della bicicletta che, ad esempio, in regioni come la Campania o la Puglia ha riguardato meno del 7% della popolazione adulta residente.
Relativamente, invece, ai tragitti a piedi, la Sardegna ha costituito un’eccezione con oltre il 50% della popolazione adulta che ha dichiarato di avere l’abitudine di recarsi a piedi per i propri spostamenti abituali. Anche Molise e Basilicata hanno registrato percentuali di residenti che hanno l’abitudine di camminare superiori alla media italiana.
Fonte: Istituto Superiore della Sanità
La promozione della mobilità attiva e sostenibile è entrata ormai da tempo nelle agende dei decisori, sia a livello globale – nell’ambito dei Sustainable Development Goals (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) – sia di singoli Paesi. Tuttavia, l’Italia, osservando i dati sopra riportati, deve ancora compiere dei passi in avanti per incrementare i livelli di mobilità attiva nella popolazione generale e godere pienamente dei benefici ad essa correlati.
Servono, infatti, politiche pubbliche afferenti a diversi settori, tra cui sanità, ambiente, trasporti, in grado di favorire ed incoraggiare la mobilità attiva. Essa, infatti, richiede alcune condizioni quali la presenza di infrastrutture dedicate alla ciclabilità e pedonalità, curate e mantenute, ben ramificate nel tessuto urbano e collegate con i più importanti punti di snodo multimodale (fermate del TPL, stazioni ferroviarie e metropolitane, parcheggi e velostazioni, ecc.). In particolare, la presenza di infrastrutture per le biciclette (velostazioni protette, rastrelliere, ciclofficine, ecc.) fa parte delle azioni da mettere in atto per promuovere la mobilità ciclistica. Non ultimo, per innescare un cambiamento di abitudini e dunque anche culturale è fondamentale ricorrere a campagne di sensibilizzazione pubblica finalizzate anche a evidenziare gli aspetti ambientali, economici, sanitari, di coesione sociale e di presidio del territorio associati alla mobilità attiva.
In tale contesto, lo sviluppo di smart city è un tema che non può essere tralasciato. Favorire, infatti, uno sviluppo urbano più sostenibile, ma anche inclusivo e su misura per l’uomo, è fondamentale per incoraggiare la mobilità attiva e dunque uno stile di vita più sano. A tal proposito, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza trasversalmente nelle sue missioni offre un’occasione da non perdere per la riqualificazione degli spazi urbani e per colmare la carenza di servizi e di infrastrutture anche a favore della mobilità attiva, cercando di creare quel circolo virtuoso per cui aumentando i cosiddetti “spostamenti dolci” si riducono gli autoveicoli in circolazione nelle nostre città, con notevoli benefici per la salute umana e dell’ambiente.