Il continuo avanzamento verso la transizione green e l’impatto sulle comunità, sulle aziende e sulla società tutta, è un tema centrale e diffuso nel dibattito odierno, che influenza in maniera concreta anche il mondo del lavoro. Con l’aumento della domanda di posti di lavoro “verdi”, infatti, le aziende hanno bisogno di lavoratori con le competenze necessarie per attuare strategie net-zero in tutte le funzioni aziendali. Allo stesso tempo, i candidati prendono in seria considerazione le prestazioni ambientali di un’azienda prima di accettare un’offerta di lavoro. Un recente studio di ManpowerGroup ha rilevato che il 62% dei lavoratori controlla la reputazione ambientale di un’azienda. Inoltre, le prove di un’azione chiara sulle questioni ambientali (60%) rappresentano ormai un fattore decisivo per molti nella scelta delle opportunità di lavoro.

Il percorso verso un’economia più sostenibile dal punto di vista climatico e ambientale sta dunque impattando in maniera decisa il mercato del lavoro su più livelli. La crescente domanda di azioni per affrontare il cambiamento climatico da parte di consumatori, investitori e decisori pubblici sta accelerando la necessaria trasformazione verde delle aziende. Di conseguenza, stanno crescendo in tutto il mondo le opportunità di lavoro connesse all'economia sostenibile. Come riporta il report Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation” di ManpowerGroup, si prevede che la transizione verde creerà fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030 e sarà il primo fattore di creazione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni.

Tuttavia, questa transizione sta avvenendo in un periodo di crescente scarsità di talenti. I dati a nostra disposizione rivelano, infatti, un sostanziale divario tra gli ambiziosi target di riduzione delle emissioni e l'accesso ai talenti “verdi” necessari per raggiungere gli obiettivi ambientali: il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità, i cosiddetti “green jobs”. Le intenzioni di assunzione più forti (81%) sono state riscontrate nel settore dell'energia e dei servizi pubblici, seguito dai comparti information technology (77%) e servizi finanziari (75%), mentre i talenti verdi più ricercati sono quelli attinenti alle funzioni della produzione (36%), di operations e logistica (31%), IT (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%), amministrazione (25%) e risorse umane (25%).

A questa elevata richiesta di professionisti “green” fanno da contraltare competenze verdi che scarseggiano, tanto che il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere i propri obiettivi ESG e tre quarti (75%) di essi affermano di avere difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate. Tra i principali ostacoli citati dalle aziende che cercano di progredire nella transizione verde, si evidenziano il reperimento di candidati qualificati (44%), la creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e l'identificazione di competenze trasferibili (36%).

La carenza di competenze verdi è rilevante, in particolare, nei settori altamente tecnologici, come le energie rinnovabili e l'industria automobilistica. Si tratta di una situazione che sta influenzando anche il mondo del lavoro in Italia, dove Manpower ha oltre 2.000 posizioni “verdi” aperte negli ambiti di maggiore impatto sul green: efficientamento energetico ed energia elettrica, fotovoltaico, assemblaggio veicoli elettrici nell’automotive. Ma oggi tutte le organizzazioni che prendono un impegno verso l’ambiente, qualsiasi sia il proprio obiettivo, per poter essere green devono avvalersi di profili professionali specializzati. Per questo la richiesta di professioni “verdi” riguarda aziende di qualsiasi tipo, nell’industria e nei servizi e, sebbene al momento i profili ricercati sono molto tecnici, si assisterà ad una crescita esponenziale di figure addette alla sostenibilità in ogni funzione, dall’amministrazione al marketing alle vendite, fino ai profili manageriali, come il chief sustainability officer.

Per questo motivo, la situazione attuale mostra dei grandi margini di miglioramento, da colmare il prima possibile per consentire alla transizione verde di delinearsi in futuro in tutto il suo potenziale. Basti pensare a come il divario di competenze verdi sia diffuso in tutto il mondo, dove solo 1 lavoratore su 8 possiede più di una “green skill”. Si tratta di una sfida per i datori di lavoro, ma anche di un’opportunità per i lavoratori. Infatti, il tasso di assunzione medio per le persone con almeno una competenza verde è superiore del 29% rispetto alla media, mentre il numero di annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde è cresciuto del 15% nel 2023 rispetto all'anno precedente.

In questo scenario, è essenziale quindi che gli sforzi verso tecnologie, soluzioni e processi green siano accompagnati da adeguati investimenti in upskilling e , riqualificazione e aggiornamento delle competenze, a beneficio del maggior numero possibile di persone. Solo così si potrà garantire una transizione efficace verso un futuro più sostenibile.

Green job: dati a confronto

Fonte: ManpowerGroup Employment Outlook Survey