Nel giugno 2022, il governo spagnolo insieme a quello portoghese ha introdotto un tetto al prezzo del gas utilizzato nella generazione elettrica. La misura è stata adottata solo dopo un lungo periodo di trattative con la Commissione europea, in quanto, rappresentando un'eccezione rispetto alle regole del mercato interno, ha richiesto un accordo preventivo all'interno dell'UE.

Il cap trova giustificazione nel fatto che prima dell’entrata in vigore della nuova misura, i prezzi del gas, pur contabilizzando solo il 20% della domanda, erano il principale driver dei prezzi elettrici. Il sistema dei prezzi marginali fino ad allora vigente in Spagna così come in altri paesi europei, implica, infatti, che sia l'ultima unità che entra nel sistema (per definizione la più costosa) a determinare il prezzo finale che viene applicato a tutte le altre fonti di energia.  Pertanto non stupisce che il brusco aumento dei prezzi del gas registrato dalla primavera del 2021 abbia alimentato un processo di inflazione elettrica senza precedenti, nonostante il costo dell'energia elettrica prodotta da altre fonti come solare, eolico, idroelettrico e nucleare, fosse rimasto sostanzialmente inalterato.

L’obiettivo della riforma è stato duplice. In primo luogo, porre un limite di prezzo al gas utilizzato per generare elettricità: 40 euro a megawattora durante i primi sei mesi e aumento di 5 euro al mese per arrivare a 70 euro nel dodicesimo mese, ovvero a maggio 2023, quando la misura dovrebbe essere gradualmente eliminata. In secondo luogo, la riforma ripartisce tra i consumatori spagnoli il costo della differenza tra il prezzo massimo e il prezzo di mercato. Inoltre, una parte dell'elettricità prodotta viene esportata in Francia e Portogallo, con un’ulteriore aggravio finanziario per i consumatori spagnoli (questa quasi-sovvenzione a carico della Spagna è stata una condizione imposta dalla Commissione per consentire il cap). Tuttavia, nonostante questo doppio onere, la misura ha ridotto considerevolmente il costo dell’energia per i consumatori, in ragione della piccola quota di gas nel mix elettrico, ma anche per il volume limitato degli scambi di energia con i paesi vicini.

Complessivamente, si stima che il cap al gas abbia contribuito a ridurre la bolletta elettrica per i consumatori spagnoli tra il 15% e il 25%. Ovviamente, il beneficio della misura varia su base giornaliera: minore è la quota di gas utilizzata per la produzione di energia elettrica in un dato giorno (cosa che può verificarsi ad esempio in caso di forte ventosità), maggiore è lo sconto associato al cap.

La riforma ha anche contribuito a ridurre l’inflazione complessiva. L’indice dei prezzi al consumo stava crescendo a doppia cifra sino all’estate, un risultato largamente dovuto all’impatto dei costi del gas e prezzi dell’elettricità, che diminuendo i margini di profitto, hanno eroso il potere d’acquisto dei consumatori e alimentato il malcontento sociale. Dall’attuazione del cap, invece, grazie a una contrazione dei prezzi elettrici, l’inflazione complessiva si è ridotta a meno del 6%, il risultato migliore in Europa. Un ulteriore vantaggio del price cap è dato dal meccanismo di compensazione, direttamente pagato dai cittadini, che lo ha quindi reso meno esoso per le casse pubbliche rispetto ad altri interventi. Inoltre è stato anche un modo per ridurre in maniera efficace gli extraprofitti delle compagnie energetiche, senza ricorrere ad una tassazione specifica.

Nonostante questi importanti risultati, il cap ha anche notevoli limiti. Per prima cosa, la misura riduce l’incentivo a diminuire la domanda di energia e non ha un target specifico. Secondariamente, il cap rende gli investimenti nelle rinnovabili meno attrattivi rispetto ad un sistema basato esclusivamente sul prezzo marginale. Terzo, questo sistema trova meno giustificazioni se applicato in paesi come la Germania, dove il gas è la fonte predominante nella generazione elettrica, o in regioni molto più interconnesse con la rete energetica europea rispetto alla Spagna.

Concludendo, si può dire che il price cap iberico ha aiutato ad attenuare la pressione inflazionistica, rivelandosi utile per limitare l’impatto dello shock energetico su società ed economia. Non è comunque chiaro se il sistema possa servire come una soluzione permanente nel caso in cui la crisi si prolunghi, a meno di incentivi al risparmio energetico e investimenti verso un nuovo modello energetico. Quel che si auspica è che queste misure aggiuntive possano essere considerate quando si negozia l’estensione del meccanismo medesimo.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui