La Spagna è uno dei primi paesi dell'UE ad essere stato colpito dalla crisi energetica. Eppure potrebbe essere uno dei meno esposti a uno shock prolungato. Tra marzo 2021, quando si sono fatti sentire i primi sentori della crisi e la fine 2021, i prezzi dell'energia sono aumentati di oltre il 31%. Si tratta di dieci punti percentuali in più rispetto alla media del rialzo registrato in UE. Di conseguenza, si sono palesate quasi subito le pressioni inflazionistiche e la conseguente perdita di potere di acquisto dei consumatori. Al momento dell'invasione dell'Ucraina, l'indice principale dei prezzi al consumo aumentava ad un tasso medio annuo due punti percentuali più alto rispetto alla media dell’Unione, rallentando così la ripresa economica attesa per il post-Covid.
Tuttavia, nonostante la repentinità di questi impatti, la Spagna potrebbe risultare un po' meno vulnerabile a una crisi energetica di lunga durata. Questa valutazione muove dal fatto che il paese dispone di un apparato infrastrutturale di ricezione del GNL molto ampio, il che riduce efficacemente la dipendenza dall'approvvigionamento russo e il rischio di una vera e propria carenza durante l'inverno. Inoltre, l’applicazione di un price cap al gas, che ha consentito una sorta di isolamento del mercato elettrico iberico rispetto al resto dell'UE, ha ampliato lo spread tra il prezzo del gas nel mercato spagnolo (il cosiddetto Mibgas) e il benchmark TTF. Mentre prima dell'invasione dell'Ucraina entrambi i prezzi convergevano su circa 90 €/MWh, ora il prezzo del TTF supera i 200 € mentre il Mibgas oscilla intorno ai 120 €/MWh.
La Spagna, inoltre, ha un vantaggio competitivo in termini di energia rinnovabile. Ha, infatti, predisposto importanti piani di investimento, in particolare per quanto riguarda l'idrogeno verde, la tecnologia del sale fuso e i veicoli elettrici, in parte finanziati grazie ai fondi del programma Next Generation EU. Il che dovrebbe contribuire a ridurre, sul lungo periodo, la dipendenza dalle fonti fossili. Sul breve termine e analogamente a quanto fatto in altri paesi dell'UE, per tamponare gli effetti della crisi energetica, il governo ha lanciato una serie di iniziative a supporto dei consumatori, soprattutto le fasce meno abbienti e i settori ad alta intensità energetica. Misure che dovrebbero essere ripagate grazie agli introiti di una tassa sugli extraprofitti che il governo sta pianificando di introdurre.
In secondo luogo, sono state introdotte misure fiscali e sussidi volte a contenere l'aumento dei costi di petrolio, diesel, gas ed elettricità. Si tratta di incentivi destinati a tutti i consumatori finali, il che comporta un ingente costo per il bilancio pubblico, giustificato però dall’urgenza della situazione e dalla necessità di prevenire conflitti sociali. Gli scioperi che hanno colpito il sistema dei trasporti nel mese di marzo sono stati un segnale chiaro della pericolosità del malcontento popolare.
Ancora, come detto prima, la Spagna, insieme al Portogallo, ha avviato una riforma del mercato elettrico. Da aprile, il prezzo del gas utilizzato per produrre elettricità è stato fissato tra 40 e 70 €/ MWh. La differenza tra il prezzo fissato dal meccanismo e quello di mercato sarà a carico dei consumatori. La misura, per quanto non perfetta, in ragione del fatto che il gas rappresenta in media meno del 20% della produzione totale di energia elettrica, ha comunque consentito una riduzione di circa il 15% delle bollette. Rimane in sospeso una questione, non ancora affrontata dalla riforma: nel sistema spagnolo i contratti elettrici risentono dell’andamento dei prezzi spot e hanno particolare influenza nel determinare le fluttuazioni di prezzo. Una caratteristica peculiare che spiega perché la Spagna sia stata colpita così rapidamente dalla crisi.
Infine, da qualche settimana, sono state adottate misure di risparmio energetico, tra cui una significativa riduzione dei costi dei trasporti pubblici, restrizioni alle temperature di riscaldamento e condizionamento e spegnimento notturno delle insegne dei negozi.
Per concludere, dopo qualche esitazione iniziale, la crisi energetica sta ora in cima all'agenda politica della Spagna. È chiaro a tutti che la crescita del paese dipende dal successo della strategia per affrontare lo shock energetico attuale. I risultati finora ottenuti sono contrastanti, come testimonia il tasso di inflazione a due cifre. Tuttavia, la riforma del mercato elettrico, la presenza di numerosi rigassificatori e, soprattutto, le prospettive di sviluppo delle fonti rinnovabili, possono offrire un barlume di speranza.