Nell’attuale contesto geopolitico, sebbene possa sembrare prematuro valutare lo stato dell’arte del settore del gas russo, in ragione delle innumerevoli incertezze che lo contraddistinguono, si possono comunque individuare due tendenze principali. La prima: Gazprom sta per perdere un mercato strategico, quale quello europeo. La seconda: a causa delle sanzioni, si amplia il divario tecnologico che caratterizza l’industria del gas russo che, per sopravvivere, dovrebbe ridurre il più velocemente possibile la sua dipendenza dalle tecnologie importate.  Gestire questi due fattori è la principale sfida per garantire la produzione di gas a lungo termine e aumentare il peso delle esportazioni di GNL sul gas totale esportato. Nel frattempo, però, una riduzione delle consegne di gas al Vecchio Continente espone Mosca a un emergente monopsonio della Cina.

Mentre Gazprom perde il mercato europeo del gas, Novatek sembra fare bene...

 

Se guardiamo al breve periodo, per Gazprom una diminuzione delle esportazioni verso l'UE (78,5 miliardi di metri cubi nel periodo gennaio-agosto 2022, ossia il 36,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021) è controbilanciata da prezzi elevati del gas in Europa che ne garantiscono comunque una crescita dei ricavi. Tuttavia, se estendiamo il periodo di proiezione, la situazione sembra essere molto meno ottimista. Anche volendo ritenere REPowerEU troppo ambizioso in termini di obiettivi di riduzione delle importazioni russe (-80% entro il 2026), di fatto la perdita del redditizio mercato europeo del gas, o comunque di una buona parte di esso, è un dato oggettivo con cui l’azienda russa deve fare i conti. L'unico dubbio rimane su quanto velocemente i clienti chiave di Gazprom, ad esempio quelli in Italia e Germania, possono reindirizzare i loro flussi di importazione, ma il dirottamento dei flussi è comunque iniziato. Infatti, già negli ultimi mesi, la struttura europea delle importazioni di gas è cambiata e nella tarda primavera del 2022 le forniture di GNL all'UE hanno superato, per la prima volta, le importazioni di gas piped dalla Russia. 

Risulta quindi verosimile che in prospettiva, un'ulteriore riduzione delle esportazioni verso l'Europa innescherà il declino della produzione di gas della Russia, in ragione della rigidità infrastrutturale e del fatto che i gasdotti utilizzati per trasportare gas non possono, ovviamente, essere utilizzati per reindirizzare il gas verso mercati alternativi. Questo spiega come Gazprom da gennaio ad agosto 2022  abbia già registrato un calo della produzione del 13,2% rispetto allo stesso periodo del 2021 e non si escludono perfomance ancora più negative nei prossimi mesi. L'Agenzia internazionale per l'energia (AIE) prevede che i volumi di gas prodotti da Gazprom diminuiranno di 120 miliardi di metri cubi entro la fine del 2023. Questa constatazione sul taglio dell’output produttivo pone una domanda importante che, in questi giorni, lascia perplessi molti: la Russia sarebbe in grado di sostituire il mercato europeo con, ad esempio, quello cinese? E qualora fosse possibile, quanto sarà impegnativo? Finora la Russia ha esportato meno di 30 miliardi di metri cubi di gas naturale in Cina, nonostante i due stati abbiano recentemente concluso un accordo per aumentare i volumi di fornitura di gas attraverso i gasdotti siberiani.

 

Contemporaneamente, però,  le forniture di GNL della Russia hanno raggiunto i 41 miliardi di metri cubi nel 2021 e si prevede un loro ulteriore incremento. Novatek, uno dei principali esportatori di GNL e uno dei cosiddetti "produttori indipendenti" e contendente nazionale di Gazprom, sta registrando performance abbastanza positive nelle vendite in Europa. Sebbene le esportazioni russe di GNL rappresentino solo un quinto delle esportazioni di Gazprom in Europa, sul mercato europeo l'azienda è seconda dopo i fornitori statunitensi. In alcuni Stati membri, il GNL russo ricopre sino al 20% delle importazioni nazionali. Paradossalmente, quando gli acquirenti europei optano per forniture alternative di GNL, arriva sul mercato, in volumi sempre crescenti, il GNL di Novatek.

 

...e questo avrà implicazioni per l'industria del gas russa a livello nazionale

 

Le implicazioni di questi cambiamenti per il mercato interno saranno evidenti. Per anni le esportazioni di gas in Europa hanno fornito a Gazprom entrate aggiuntive che le hanno consentito di sovvenzionare la distribuzione del gas a livello nazionale. Una riduzione dell’export, quindi, rischierà di costringere Gazprom ad adottare nuove politiche, inclusa la necessità di aumentare i prezzi per i consumatori domestici. Il che potrebbe portare a nuove tensioni all'interno del settore e a mancati pagamenti da parte dei consumatori finali,  simili a quelli verificatisi negli anni '90.

 

Invece Novatek, il principale produttore russo di GNL, è esentato dalla corresponsione del debito di imposta in Russia relativamente alle esportazioni di gas mentre gode di importanti sussidi statali. Perciò, le entrate connesse all'export di GNL non contribuiscono ad alimentare il bilancio nazionale. Pertanto, la propensione o meglio la necessità dei paesi europei di acquistare volumi aggiuntivi da Novatek per poter fronteggiare l’emergenza, soprassedendo agli scrupoli sul finanziamento dello stato russo in tempo di guerra, potrebbe determinare il sopravvento di questa compagnia sul mercato europeo contribuendo a inasprire le guerre interne nell'industria.

 

Infine, il calo della produzione nel lungo periodo può anche comportare la necessità di importare gas naturale. In passato, è successo che Gazprom importasse periodicamente gas dal Turkmenistan per compensare la domanda interna, pertanto l’opzione non è nemmeno così remota, specie se l’output di gas dovesse contrarsi significativamente.

 

Il nodo rimane comunque quello di capire se le compagnie russe del gas possono sostenere l'accesso alle tecnologie

Mentre tutta l'attenzione è concentrata sulla crisi energetica in corso in Europa e sul vantaggio che Gazprom sta ottenendo dall'impennata dei prezzi sui mercati del gas europei, sarebbe però altresì opportuno non sottovalutare una serie di vulnerabilità strategiche a cui il settore del gas russo è stato esposto dal febbraio 2022. Le sanzioni imposte alle tecnologie e alla finanza avranno un effetto negativo, seppur ritardato nel tempo, danneggiando il comparto del gas russo più di quanto si possa pensare.

Il futuro del settore del gas dipende da sé e con quanta tempestività il governo e le imprese riusciranno a diversificare le filiere e a sostituire le importazioni di apparecchiature, fra cui turbine, tecnologie di liquefazione e infrastrutture per il trasporto di GNL. Per la Higher School of Economics, la Russia ha “un margine di sicurezza" per le operazioni relative al settore del gas di circa due anni, dopo i quali la manutenzione e il funzionamento di gasdotti sarà molto complicata, visto che il 90% delle turbine a gas per il mercato interno viene importato, e il 75% di queste proviene dai paesi che hanno imposto sanzioni.

Inoltre, la politica sanzionatoria dell’Occidente colpisce anche tecnologie di perforazione e liquefazione in acque profonde, con effetti negativi sui piani di espansione di Novatek del progetto Arctic-2 LNG. Allo stesso modo, Gazprom avrà difficoltà a sviluppare nuovi giacimenti nell'area in cui sorge il liquefattore di Sakhalin. Un rischio di rallentamento dello sviluppo del GNL che potrebbe rivelarsi particolarmente negativo, vista la strategicità di un aumento delle importazioni di questa commoditiy per ridurre i rischi di una esposizione al monopsonio della Cina.

Il governo russo sta provando a colmare il divario, tra l'altro, sostenendo lo sviluppo delle tecnologie GNL nazionali ed esplorando fornitori di tecnologie alternative, ma ancora la strada da percorrere per una piena indipendenza dall’expertise estero è lunga.