L’industria ceramica italiana, che negli ultimi 5 anni precedenti la pandemia ha investito 2,2 miliardi di euro in impianti nuovi e più efficienti, ha chiuso il 2021 con una crescita del fatturato nell’ordine del +12% rispetto al 2019, arrivando a superare i 6 miliardi di euro. Si tratta di una crescita reale, verificatasi sia in Italia che all’estero, trainata soprattutto dalle peculiarità della piastrella di ceramica. La facilità di pulizia, la sua ingelività, l’inerzia rispetto all’esposizione al fuoco, i 50 anni di durata del materiale durante i quali rimane uguale al primo giorno sono tutti fattori importanti del successo. Il nostro settore esporta l’85% della produzione nazionale e la domanda in questi primi mesi del 2022 continua ad essere solida, anche se nell’ultima parte dello scorso anno fortissimi rincari sui fattori produttivi hanno impattato duramente sui margini aziendali.

Prima della pandemia, la bolletta del gas naturale per il settore era di circa 250 milioni di euro, un valore che oggi è superiore al miliardo di euro. E a questo si debbono aggiungere incrementi nell’ordine del 400% per l’elettricità ed altri, molto significativi, per materie prime, imballaggi e trasporti. Tutte le aziende sono state costrette ad effettuare aumenti nei propri listini, ma ci sono dei limiti a quanto può essere trasferito sui prezzi in tempi così rapidi, senza pregiudicare la posizione competitiva.

Nel mese di gennaio c’è stata una consistente contrazione della produzione, con molte aziende che sono state costrette ad allargare i tempi delle manutenzioni e ad utilizzare le ferie dei dipendenti. In diversi casi si è fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria, che è stato lo strumento tecnicamente disponibile per far fronte a questa situazione eccezionale. Pertanto, con l’attuale livelli dei costi, per molte aziende il dilemma è tra il bloccare la produzione e lasciarsi sfuggire la clientela oppure far fronte agli ordinativi ma, in molti casi, comunque perderci. Il rischio di perdita di posti di lavoro è altissimo.

Per affrontare questa situazione sono necessarie misure urgenti. Con il decreto ‘Sostegno ter’ il Governo ha finalmente compiuto un primopasso, importante ma non risolutivo, per affrontare le drammaticheconseguenze del costo dell’energia elettrica per il sistema manifatturierodel nostro Paese. Gli altri grandi Paesi industriali europei l’hanno fatto prima e in modo più risoluto.

Ora occorre assolutamente adottare una misura urgente anche per affrontare il tema del costo del gas che, ricordo, si è quintuplicato in un anno e sta mettendo alle corde le imprese con ciclo termico che esportanosui mercati mondiali, come nel nostro caso. Si parla di agevolare l'incremento della produzione nazionale di gas da destinare alle imprese industriali; questo senza nuove perforazioni e senza incremento delle emissioni di CO2 perché sarebbe in sostituzione di gasimportato.

Per i settori a maggior consumo di gas è fondamentale che l’intervento sia accompagnato da misure anticipatorie che garantiscano un ristoro immediato. Per agevolare l’accesso alla misura anche delle PMI è opportuno che venga prevista la possibilità di partecipazione in forma aggregata.

La riduzione delle emissioni di anidride carbonica per raggiungere i necessari obiettivi di contrasto al cambiamento climatico ci vede assolutamente d’accordo. Assieme gli altri settori ‘Hard to Abate’ abbiamo realizzato uno studio con il Boston Consulting Group sulle effettive possibilità di decarbonizzazione che mostra come non esistano singole soluzioni in grado di risolvere da sole il problema, ma sia necessario il ricorso a tutte le tecnologie disponibili: per il nostro settore, un maggior ricorso al biocombustibile e, in prospettiva, un possibile utilizzo del vettore energetico idrogeno, se disponibile a costi sostenibili. 

Gli investimenti del nostro settore in questi anni sono andati nella direzione di una necessaria efficienza che ci ha portato ad adottare le migliori tecnologie disponibili. Oggi come industria ceramica siamo impegnati in un programma di ricerca assieme alle università del territorio ed ai Comuni del distretto ceramico ed auspichiamo che queste iniziative possano accedere alle risorse disponibili nel PNRR.

La transizione energetica vera, che potrà essere di esempio per tutto il mondo, si fa solo se si evita alle nostre imprese di perdere quote sui mercati internazionali, difendendo i posti di lavoro in Italia ed evitando di delocalizzare.