Negli ultimi anni l’idrogeno ha assunto un ruolo sempre più importante nelle prospettive energetiche italiane. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedica allo sviluppo di questo vettore un’intera linea di intervento con una dotazione finanziaria di circa 3,19 miliardi di euro e prevede contestualmente due interventi normativi volti a rimuovere gli ostacoli burocratici e a promuoverne la competitività. Il Governo, in particolare, vede l’idrogeno come una risorsa fondamentale nella decarbonizzazione dei settori industriali hard-to-abate (caratterizzati da alta intensità energetica e privi di opzioni di elettrificazione scalabili) e nei trasporti a lungo raggio su gomma e su ferro.

L’European network of transmission system operators for gas (Entsog), nato per tenere traccia dei principali progetti riguardanti l’idrogeno, ha lanciato l’Hydrogen Project Visualisation Platform, ovvero un database che censisce 327 iniziative a livello continentale di cui 17 all’interno del territorio italiano. Dall’analisi dei dati presenti sulla piattaforma appare evidente che, mentre i progetti europei riguardano in prevalenza il retrofit e il riutilizzo delle infrastrutture energetiche esistenti, in Italia si stia puntando su esperienze integrate che quindi abbracciano l'intera catena del valore dell’idrogeno, dalla produzione all’uso finale.

Per comprendere a che punto sia il percorso italiano è utile andare ad osservare i principali progetti in fase di studio nel nostro paese. Una delle organizzazioni che stanno investendo maggiormente sul nuovo vettore è certamente Snam. L’azienda di San Donato, infatti, oltre ad essere attiva su numerose iniziative sul territorio, ha lanciato pochi giorni fa HyAccelerator, ovvero il primo programma di accelerazione corporate al mondo per start-up che si occupano di idrogeno. L’obiettivo di Snam è quello di stimolare lo sviluppo di un ecosistema che faciliti lo sviluppo di nuove tecnologie e ne agevoli l’ingresso sul mercato.

L’iniziativa HyAccelerator segue di pochi mesi la fondazione, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, del primo polo nazionale per lo sviluppo di tecnologie legate all’idrogeno, l'Hydrogen Innovation Center. Il centro aprirà la sua prima sede nella città di Modena, che dovrebbe essere seguita a breve distanza da Trieste e Milano, grazie ad una collaborazione con il Politecnico, per poi varcare l’oceano e avviare una partnership con importanti atenei statunitensi.

Altre iniziative di notevole interesse condotte da Snam sull’idrogeno riguardano il retrofit della rete di trasmissione del metano. Già ad aprile 2019 l’azienda di San Donato è stata la prima in Europa a sperimentare con successo l’immissione in rete del 5% di idrogeno (in volume) misto al gas naturale, portando poi questo blend al 10%. Secondo le stime dell’azienda, se si riuscisse a rendere permanente la percentuale di idrogeno trasportato al 10% se ne potrebbero mettere in rete annualmente 7 miliardi di metri cubi, ovvero il consumo medio di circa 3 milioni di famiglie italiane per una riduzione di 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa. Allo stato attuale circa il 70% dei metanodotti dell’azienda sarebbero compatibili con il trasporto di idrogeno senza la necessità di ridurre la pressione massima di esercizio.

Un'altra iniziativa estremamente interessante è stata lanciata da Fincantieri e prevede la costruzione di 50 navi cargo e passeggeri alimentate ad idrogeno e le relative infrastrutture portuali. A luglio 2021 Fincantieri ha, inoltre, firmato un Memorandum of Understanding con MSC e Snam che prevede uno studio di fattibilità della durata di 12 mesi atto a valutare la possibilità di realizzare la prima nave da crociera al mondo alimentata ad idrogeno e le infrastrutture per lo stoccaggio del combustibile.

Sempre in ambito trasporti è di notevole importanza il progetto H2iseO lanciato dal gruppo Ferrovie Nord Milano (FNM) in Valcamonica. L’iniziativa prevede l’acquisto di 14 treni alimentati ad idrogeno da impiegare sulla linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo con l’obiettivo nei prossimi anni di sostituire l’intera flotta diesel con locomotive alimentate dal nuovo vettore. Oltre al comparto ferroviario è prevista la conversione dei mezzi utilizzati da FNM Autoservizi nel trasporto pubblico locale. L’iniziativa, denominata Hydrogen Valley Valcamonica è frutto di una collaborazione con A2a, Enel Green Power, Eni, Sapio e Snam e prevede, inoltre, la produzione e l’immagazzinamento di idrogeno verde grazie all’utilizzo di un elettrolizzatore alimentato da energia rinnovabile generata attraverso impianti di termovalorizzazione.

Verde è anche l’idrogeno che Italgas produrrà in un nuovo impianto che sarà realizzato a Cagliari. Il progetto prevede un investimento di 15 milioni di euro e sfrutterà, come per la Valcamonica, l'elettrolisi dell'acqua utilizzando esclusivamente energia rinnovabile. All’interno del nuovo impianto non verrà effettuata solo produzione, ma diventerà un vero e proprio laboratorio di ricerca sull’idrogeno in grado di testare tutti gli aspetti della filiera. L’idrogeno prodotto a Cagliari verrà poi mescolato al metano e utilizzato per soddisfare i consumi locali. 

L’idrogeno, come accennato in precedenza, ha enormi potenzialità anche nella produzione industriale. Estremamente interessante in quest’ottica è la prima sperimentazione al mondo di utilizzo di una miscela di gas e idrogeno al 30% nella lavorazione dell’acciaio condotta a maggio di quest’anno da RINA e Snam in collaborazione con il gruppo siderurgico GIVA. Per il test non è stato necessario adottare alcuna modifica all’impiantistica e le caratteristiche del prodotto finale sono risultate inalterate. Adottando questo mix in pianta stabile sarebbe possibile ridurre le emissioni di CO2 del gruppo GIVA di 15 milioni di tonnellate all’anno. Nella stessa ottica RINA e Snam hanno avviato una collaborazione con l’azienda vetraria Bormioli utile a definire le regole di progettazione di forni di nuova generazione in grado di operare con percentuali di idrogeno addirittura superiori al 30%.