Lo scorso 29 settembre, in occasione di Med Energy Conference – OMC, Assorisorse e Fise Assoambiente hanno firmato un accordo di intenti, impegnandosi ad elaborare studi, scenari e rapporti sull'energia e sull'ambiente, in particolare in relazione allo sviluppo di modelli avanzati di economia circolare, mettendo a sistema le competenze delle relative imprese Associate. L’obiettivo è quello di “contaminare” il processo di transizione con competenze ed esperienze industriali trasversali. Per indagare meglio questa sinergia abbiamo chiesto ai rispettivi presidenti di rispondere alle stesse domande.
La collaborazione tra Assorisorse e Assoambiente mira allo sviluppo di modelli avanzati di economia circolare. Vi siete dati degli obiettivi? Quale primo passo prevedete?
Ciarrocchi – Collaborare con Fise Assoambiente significa disegnare insieme un percorso pragmatico verso la Transizione Energetica. Un percorso fatto di collaborazione e di progetti sostenibili che si basino sulla neutralità carbonica dei processi tecnologici, su competenze e innovazione.
Un primo passo è il confronto, avviato alla Med Energy Conference di Ravenna, sullo sviluppo di un progetto di economia circolare applicata alla gestione dei rifiuti. La loro trasformazione in chiave industriale può anticipare gli obiettivi UE sui limiti per le discariche, contribuire ad una riduzione significativa delle emissioni di gas clima-alteranti e attrarre investitori italiani e stranieri grazie a ritorni economici rilevanti.
Testa - L’obiettivo è quello di cercare di integrare le differenti filiere produttive nell’ottica dell’economia circolare. Un ottimo esempio è il caso presentato a Ravenna da Assorisorse per una piattaforma che integri le tradizionali tecnologie di riciclo con la vasta esperienza delle industrie attive nella raffinazione e nella chimica dei materiali. Questo significa un’integrazione delle problematiche dei rifiuti in una logica completamente industriale. Un salto di qualità notevole.
L’accordo che avete siglato è avvenuto nel contesto di un OMC che ha cambiato faccia. Quanto è credibile la metamorfosi del settore Oil&Gas made in Italy? Quanto è necessaria per dare una spinta al processo di decarbonizzazione?
Ciarrocchi – Nei suoi quattro settori - Minerario, Risorse Energetiche del Sottosuolo, Beni&Servizi e Carbon Neutrality & Circular Economy --Assorisorse raccoglie una molteplicità di competenze ed asset, e la sua trasversalità è al centro di questo nuovo OMC che intende “ripensare” l’energia. Non si tratta di metamorfosi ma di un nuovo paradigma energetico in cui tutti gli attori sono chiamati a mettere sul tavolo soluzioni pragmatiche, efficaci ed efficienti. Parlare di decarbonizzazione significa avere un approccio pragmatico e olistico, ed è per questo che abbiamo coinvolto nella nostra Associazione nuovi operatori della filiera energetica. Ricordo, infatti, che la transizione energetica deve essere accompagnata dalla sostenibilità, e che questa deve essere ambientale, economica e sociale e deve essere inclusiva: non vogliamo e non dobbiamo mettere in contrapposizione ambiente e sviluppo, e per sviluppo intendo ciò che crea valore nel lungo termine per il territorio e quindi benessere, altrimenti rischiamo di compromettere il raggiungimento di entrambi gli obiettivi.
Testa - Non è questione di credibilità. Se il settore Oil&Gas non entrasse a pieno titolo nel processo di transizione avremmo poche possibilità di successo. I combustibili fossili sono stati e sono il motore della nostra economia. Cancellarli - come forse pensa qualcuno - è impossibile oggi e lo sarà per un lungo periodo di tempo. Si tratta di un processo graduale soprattutto legato alla continua evoluzione tecnologica. Il fatto che l’Oil&Gas abbia accettato questa sfida e vi partecipi attivamente mi sembra una buona notizia, nonché fondamentale se questa sfida vogliamo vincerla.
Il recente aumento dei prezzi ha messo in evidenza il difficile equilibrio tra dipendenza energetica e decarbonizzazione, che molti giudicano incompatibili. Lei pensa sia più urgente investire nell’approvvigionamento di fonti dall’estero o accelerare sull’installazione delle fonti rinnovabili?
Ciarrocchi – La transizione non sarà né breve né facile e implica il passaggio progressivo, ancorché se vogliamo che sia il più rapido possibile, verso un sistema energetico "carbon neutral". Questo significa integrare fonti, tecnologie e infrastrutture utilizzando al meglio tutte le opzioni a disposizione, domestiche o di importazione, nessuna esclusa. Vogliamo, dobbiamo e possiamo lavorare nel breve e medio termine utilizzando le soluzioni già disponibili e nel lungo periodo andando a ricercare quelle tecnologie e strumenti che ad oggi non sono ancora maturi ma che potranno dare una svolta definitiva alla decarbonizzazione del sistema energetico globale. L'importante è garantire la continuità degli approvvigionamenti e assicurare l'accesso universale all'energia evitando sbalzi nei prezzi di mercato. Tutto ciò è reso ancor più complesso dall'attuale volatilità causata dalla pandemia. Per ridurre le emissioni di carbonio del 55% nel 2030 come dichiarato dall'UE e per essere a emissioni zero nel 2050, dobbiamo promuovere un'ampia gamma di soluzioni. In questo senso è importante fare riferimento al principio della neutralità tecnologica: la soluzione più efficace ed efficiente per ogni singolo settore. Senza dimenticare che la lotta al cambiamento climatico coinvolge tutto il pianeta e tutti i Paesi, nessuno escluso, sono chiamati a dare il proprio contributo altrimenti l’impegno e gli sforzi dei più virtuosi saranno resi vani e non riusciremo a vincere questa sfida fondamentale che dobbiamo alle future generazioni.
Testa - Tutte e due. La dipendenza energetica italiana è cosa nota da tempo, non si è ridotta e rappresenta una potenziale vulnerabilità della nostra economia. Le fonti rinnovabili possono sicuramente dare una mano ma non rappresentano l’unica soluzione. Proprio in questi mesi, ad esempio, una grande potenza industriale come la Germania ha dato il via libera al secondo gasdotto Nord Stream ed è scesa a patti con il carbone, che nella prima metà del 2021 è stato il principale contributore alla rete elettrica tedesca, mentre l’energia eolica è scesa al livello più basso dal 2018. Non sto mettendo in discussione gli obiettivi di lungo termine, fondamentali e fisiologici. Ma se Berlino riesce a coniugare gli obiettivi di transizione (stop all’energia nucleare al 2022 e al carbone entro il 2038) con la sicurezza energetica nel breve termine, la stessa cosa possiamo farla anche noi senza fasciarci la testa.