Il biometano è una soluzione pronta e immediatamente utilizzabile per traguardare un trasporto carbon free. Un esempio virtuoso di economia circolare 100% Made in Italy: sottoprodotti agricoli e agroindustriali, oltre a rifiuti e fanghi che si trasformano in biometano e Bio-GNL (biometano liquefatto) per l’autotrazione, utilizzabili per alimentare i motori delle auto, dei veicoli commerciali e mezzi pesanti. Si tratta di un carburante dalle minori emissioni, che porta all’azzeramento della CO2 emessa dai veicoli stessi. Il biometano, poi, non solo è un carburante “green”, ma è anche una soluzione in grado di dare un importante contributo all’economia del nostro Paese in termini di rilancio e sviluppo per il settore agricolo coinvolto, di valorizzazione dei rifiuti organici, di riduzione della dipendenza energetica dall’estero e sviluppo della filiera corta.
Poche volte si è parlato, però, del biometano come risorsa anche per le discariche italiane.
È notizia degli ultimi mesi la costruzione del primo impianto in Italia, che produrrà Bio-GNL da rifiuti indifferenziati. Il bio-GNL che verrà prodotto a seguito di purificazione, sarà originato da biogas di bassa qualità proveniente proprio da una discarica di rifiuti solidi urbani (RSU). Questo impianto, la cui costruzione prevede quasi un anno di lavori, sarà realizzato da BIOGASMETANO Srl (con sede legale a Brescia) presso la discarica INDECO di Latina del gruppo Green Thesis, proprietario anche dell’inceneritore REA di Dalmine (BG), e sarà in grado di trattare circa 600 Nm3/h di biogas al 40% di metano che diventeranno circa 140 kg/h di BioGNL dopo il processo di purificazione e compressione.
Le discariche di rifiuti solidi urbani (RSU) sono luoghi dove vengono depositati, in modo non differenziato, i rifiuti solidi urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività umane. Purtroppo, in Italia, la percentuale di rifiuti indifferenziati che finisce in discarica è ancora molto alta: il 21%, come emerge dai dati ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del 2020, sul totale prodotto, pari a circa 30 milioni di tonnellate/anno. La combustione in torcia risulta essere lo stadio finale per buona parte degli impianti orientati alla sola bonifica ambientale. Anche gli impianti predisposti per il recupero energetico devono essere dotati di un sistema di combustione di emergenza in grado di trattare i gas nel caso le dotazioni di trasformazione fossero fuori servizio o comunque bruciare le eccedenze di biogas non recuperato.
La particolarità, ed allo stesso tempo la difficoltà del progetto Bio-GNL, sta proprio nel fatto che per la prima volta in Italia un impianto di upgrading di biogas verrà realizzato utilizzando un biogas “povero di metano (CH4)”, cioè con un’alta concentrazione di contaminanti da rimuovere: circa il 20% di azoto e il 3% di ossigeno, valori che per gli addetti del settore indicano la quasi impossibilità di rimozione di tali inquinanti, per poter ottenere poi la liquefazione del biometano.
La liquefazione del gas avverrà con sistema criogenico (raffreddando il gas sino a – 140 °C) senza necessità di iniettare azoto in quanto questo verrà recuperato da quello separato dal biogas ad ulteriore prova di un ciclo completamente chiuso e virtuoso. Questo risultato è stato ottenuto tramite la tecnologia fornita dalla società Candese AIRSCIENCE che avendo già realizzato diverse applicazioni simili all’estero, soprattutto in Nord America ed Asia, ha un’expertise consolidata. Non si tratta infatti più di un progetto sperimentale, quanto piuttosto di una tecnologia matura applicata al caso specifico italiano.
Il virtuosismo del progetto sta nel fatto che come materia prima non dovrà essere utilizzata “biomassa” da coltivare, bensì il rifiuto già presente in discarica.
Nel caso specifico, inoltre, non viene nemmeno sottratto biogas alla tradizionale cogenerazione ma verrà utilizzato il biogas non idoneo ad alimentare i cogeneratori per mancanza di metano e questo apre un grande mercato oltre che importanti opportunità in tutte quelle discariche in fase di esaurimento dove il biogas avrebbe come unica destinazione la combustione in torcia menzionata in precedenza.
Molti quindi i benefici ambientali di questo progetto, che esemplifica i vantaggi del passaggio da un’economia lineare ad un’economia circolare:
- utilizzo del solo biogas proveniente da rifiuti, così come espressamente richiesto dalla normativa che va ad incentivare il biometano (gassoso e liquido) proveniente da rifiuti, sottoprodotti agricoli e scarti dell’industria agroalimentare;
- utilizzo del biogas non più idoneo all’alimentazione dei cogeneratori per la produzione di energia elettrica, valorizzando il biogas normalmente non recuperabile ai fini energetici destinato alla combustione in torcia;
- utilizzo dei rifiuti indifferenziati, per la produzione di carburanti rinnovabili, che diventano una risorsa aggiuntiva.