L‘emergenza sanitaria che stiamo attraversando ha fatto emergere con più forza la necessità per le imprese di fare innovazione, nonostante il contesto estremamente incerto in cui operare. Ma in Italia il cambiamento è sempre difficile e ci troviamo nella paradossale situazione di vedere giovani talenti andare all’estero per lavorare, mentre le aziende sul territorio fanno fatica a trovare le risorse umane con competenze specifiche. Tuttavia, non è impossibile lavorare su tre assi portanti: digitale, competenze ed open innovation.
Digitale. Il digitale è sicuramente un’opportunità di innovazione molto importante per tutto il sistema economico e la recente pandemia ne è stata la riprova. Le tecnologie digitali, infatti, hanno permesso alle imprese di continuare a operare, agevolando lo smart working da casa, consentendo l’apertura dei negozi online e quindi le esportazioni. Tutti i dirigenti di azienda sono consapevoli di quanto sia importante oggi investire nel digitale, molto di più di quanto non lo sia stato 6-9 mesi fa anche sul lungo periodo permettendo all’azienda di accelerare il processo di innovazione e trarre il massimo vantaggio da questa crisi (mai sprecare una crisi!). Le aziende del nostro paese nel passato hanno investito meno delle rispettive europee (circa la metà della media europea) in information technology, e oggi si trovano di fronte a una grossa opportunità per allinearsi al mercato, per dotarsi di quegli strumenti che permettono un cambiamento del modello di business e quindi di lavorare, esportare e crescere.
Competenze. Il 50% dei lavoratori in Italia dovrebbe intraprendere un processo di reskilling; la disoccupazione giovanile oggi è del 25%; 150.000 posti di lavoro non riescono ad essere coperti perché mancano le competenze. Si tratta di pochi e semplici dati che ben illustrano la dispersione del talento che il nostro paese non dovrebbe, né potrebbe, permettersi. Siamo dinnanzi a un’emergenza per tutte le imprese e le organizzazioni aziendali. Cosa fare? Occorre investire nella formazione, nell’aggiornamento continuo della forza lavoro. Dalle aziende specializzate ai laureati in materie umanistiche che possiedono il giusto background per essere formate in poco tempo, fino alle università scientifiche e gli istituti tecnici di formazione.
Open innovation. Uno dei paradigmi che è stato recentemente indicato dall’Unione europea come linea guida per accelerare l’innovazione è la creazione di un flusso di idee tra aziende, università e start-up. Una nuova modalità di collaborazione “aperta” in materia di innovazione che permetta una maggiore contaminazione industriale, intellettuale e tecnologica. Mettere in relazione ecosistemi diversi accelererà il processo di curiosità, che a sua volta garantirà nuovo impulso al processo di innovazione. Merita rilevare come già vi siano dei cambiamenti sostanziali in essere. Ad esempio, sono nate startup e centri di competenza digital innovation up in seno alle università con il sostegno del governo.
Seguendo questa direttrice, Microsoft ha recentemente lanciato l’Alleanza per la sostenibilità: un ecosistema di open innovation per promuovere una crescita green. L’iniziativa si traduce in una collaborazione strategica con aziende, mondo accademico e startup per sviluppare insieme, attraverso appunto modalità di open innovation, nuove progettualità in grado di far fronte alle sfide climatiche e ambientali più urgenti e di diffondere una nuova cultura dell’ecosistema, facendo leva sui trend tecnologici e contribuendo allo sviluppo sostenibile del Paese. Si tratta di un paradigma replicabile in maniera molto agile in ogni azienda, che consente di innovare il modello di business facendo leva anche sui contribuiti e le esperienze di altri attori esterni all’azienda stessa.
Anche Microsoft ha cambiato il proprio modello di business e lo ha fatto nonostante sia un’azienda leader della tecnologica digitale da 35 anni. Riuscire a innovare, mettendo in discussione il tuo stesso successo è difficilissimo ma allo stesso tempo fondamentale per continuare a raggiungere risultati importanti in futuro. Da qui nasce la scelta di mettere il cloud al centro della strategia, passando dalla vendita di software a pacchetto a un vero e proprio abbonamento, fornendo un servizio alle aziende senza entrare in competizione con loro. Il cliente, o meglio, i dati del cliente non vengono utilizzati per la pubblicità o l’e-commerce, al contrario questi stessi dati costituiscono il valore che ciascuna azienda può e deve sviluppare. Sono proprio i dati insieme al Cloud e all’Intelligenza Artificiale, infatti, che possono creare nuove opportunità di crescita e di profitto. È il caso, ad esempio, di CNH Industrial un’azienda leader nel settore dei trattori e veicoli industriali, che negli ultimi anni insieme a Microsoft ha creato una piattaforma per la mobilità intelligente. In questo modo l’agricoltore non compra semplicemente un trattore ma un sistema più complesso che, grazie all’ausilio di sensori e attraverso l’intelligenza artificiale, restituisce dei dati utilissimi (tempi di irrigazione, semina, elementi nutritivi del terreno ecc.) aumentando così la resa dei terreni di quasi il 20%.
Questo è il tipo di stimolo su cui ogni azienda dovrebbe riflettere: con il potere dei dati, la robotizzazione e l’information technology si può trasformare il proprio prodotto e servizio per renderlo ancora più competitivo rispetto ai competitor.
La trasformazione non è mai semplice, richiede visione e strategia a lungo termine; passa dal lavoro duro e dalla liberazione della creatività e dell’innovazione nell’organizzazione. Quello che è importante è sradicare negli imprenditori la paura di fallire e incentivarli affinché favoriscano la collaborazione fra i vari dipartimenti dell’azienda stessa. A costo di rivedere anni di tradizione aziendale.