Alzare lo sguardo, tra un cambio treno e l’altro, e ritrovarsi a scrutare un’enorme mappa antica della città. È quel che può capitare ai visitatori e ai cittadini di Delft, centro dei Paesi Bassi dove nel 2015 è stata inaugurata la nuova stazione ferroviaria firmata Mecanoo Architecten: sul soffitto, una sequenza di strisce ondulate riproduce una cartina del 1870 nei colori del bianco e del celebre ‘azzurro di Delft’, legando passato, presente e futuro. Delft, come Helsinki, Firenze, Milano, Napoli, Potenza. Città europee che hanno raccolto una sfida dagli originali contorni e dalle molteplici soluzioni: unire ambiente, mobilità e architettura.

L’idea dietro ai progetti? Ripensare e ridisegnare i contesti urbani a partire dagli spazi pubblici legati alla mobilità. Stazioni, ma anche piazze, piste ciclabili, aree pedonali. Non più semplici aree di transito, ma luoghi sempre più condivisi e vivibili. Tasselli importanti per riqualificare quartieri e fronteggiare i cambiamenti climatici che proprio sulle città hanno forti impatti.

In Italia le eccellenze non mancano, a cominciare da Milano: il capoluogo meneghino, già da qualche anno, punta infatti a una mobilità sharing e sostenibile e sta ripensando interi suoi quartieri intorno a nodi strategici della mobilità urbana. Che dire poi di Firenze, dove il sistema dei tram sta rivoluzionando il modo di vivere la città, con spazi sottratti alle auto che si popolano di persone e si lasciano scoprire in tutta la loro bellezza. Estetica, ma anche percezione di una ritrovata sicurezza: a questo puntano i progetti che combinano architettura e rigenerazione urbana, come per la metropolitana di Napoli, un successo internazionale per la sua capacità di coinvolgere artisti e architetti, con la stazione di Toledo premiata come la più bella d’Europa. E ancora il Trentino, dove la rete di piste ciclabili realizzata in questi anni sta diventando volano per il turismo, permettendo di rilanciare l’accessibilità. Senza contare i mille spazi urbani cui gli street artist hanno dato nuova vita, come per la stazione di Napoli Afragola disegnata da Zaha Hadid. Nasce a Potenza, invece, l’esperienza di Scambiologico, prima green station italiana scaturita dall’intesa tra Legambiente, Ferrovie dello Stato italiane e Rete Ferroviaria Italiana, per recuperare le stazioni impresenziate in diversi territori del Belpaese. “Non luoghi” che diventano luoghi, sulla base dei tre pilastri della sharing economy sintetizzati nell’acronimo LoGiCo: locale, giusto e condiviso.

Più sostenibili e smart, dunque. Ma anche più accoglienti e con un impatto sul cambio diffuso degli stili di vita, i luoghi ridisegnati dall’architettura in ottica green sono stati protagonisti delle storie raccontate da Legambiente nel corso del convegno internazionale L’architettura della nuova mobilità tenutosi a Milano nel novembre scorso. Tra queste, il progetto CosìMIpiace che, dal 2011, si propone di convertire spazi grigi e anonimi del capoluogo lombardo in gallerie d’arte. O il progetto presentato nel 2009 da Cino Zucchi Architetti per trasformare il quartiere Pasila a Helsinki: un piano dettagliato dell’area della stazione ferroviaria che mette al centro risparmio energetico e sostenibilità ambientale.

Esperienze virtuose, certamente, diffuse però insieme a dati meno confortanti in occasione del convegno. Specie sul tema mobilità privata in Italia. Sono ben 38 milioni, infatti, le auto private che circolano nel nostro Paese: vetture che soddisfano il 65,3% degli spostamenti, nonostante il 75% di questi ultimi sia inferiore a dieci chilometri e il 25% addirittura più breve di due. Con una media di 65 macchine ogni 100 abitanti, l’Italia è inoltre una delle nazioni europee con il più alto tasso di motorizzazione.

Abitudini che impongono un cambio di passo. Soprattutto se confrontate con quelle di molte capitali europee: in 17 delle 31 città prese in considerazione da Eurostat (la relativa tabella è stata pubblicata su Ecosistema Urbano 2019), meno della metà degli abitanti si serve dell’automobile quale veicolo principale per gli spostamenti quotidiani casa-lavoro. Si guida pochissimo a Copenaghen, Parigi, Budapest, Amsterdam, Vienna, Helsinki, Stoccolma e Oslo, mentre il trasporto pubblico è la modalità prescelta da 16 città su 31 e dalla metà dei residenti a Berlino, Madrid, Parigi, Vienna. Si pedala moltissimo a Copenaghen e Amsterdam, molto meno a Sofia, Tallin, Atene, Bucarest e Roma.

In questo quadro variegato, le città appaiono sempre più protagoniste del cambiamento, laboratori innovativi dove sperimentare nuove formule che tengano insieme soluzioni architettoniche, efficienza energetica, verde urbano e, naturalmente, spostamenti sostenibili: in tal senso, “le nuove stazioni ferroviarie sono e saranno uno dei fulcri dello sviluppo urbanistico, hub intermodali delle persone a basso impatto ambientale”, sottolinea il presidente di FS Sistemi Urbani, Carlo De Vito che, a proposito della situazione italiana, ricorda: "Le stazioni dell’alta velocità hanno segnato il ritorno, dopo 50 anni, della grande architettura ferroviaria”. 

Indubbiamente, il contributo dato dall’architettura alla riqualificazione degli spazi legati alla mobilità apre prospettive che in Italia vanno spinte con convinzione: dal trasporto pubblico su ferro alla sharing mobility, il ridisegno delle nostre città non passa unicamente per le grandi stazioni, ma riguarda i nodi distribuiti dentro l’area metropolitana che abbracciano i piccoli e grandi spazi intorno, i quali vengono così percepiti come più attraenti, ma anche come più sicuri.

Il nostro Paese, con il suo patrimonio di città storiche, può diventare protagonista di una rivoluzione diffusa e di un rinascimento urbano sempre più all’avanguardia. Una rivoluzione in parte già in atto e che sta consentendo di raggiungere risultati fino a oggi impensabili. Attraverso la rigenerazione urbana e l’architettura, le città, dove si concentra gran parte della popolazione, possono migliorare, contrastando allo stesso tempo lo smog. Le storie ed esperienze da noi raccolte ci indicano la strada da percorrere.