Nel Regno Unito, i prezzi dell'energia sono stati nell'occhio del ciclone per un certo periodo di tempo. Le settimane che hanno preceduto le elezioni del giugno 2019 hanno visto entrambi i partiti politici promettere di non modificare i cosiddetti price cap a beneficio dei consumatori. Ciò ha allarmato parecchi analisti ed economisti energetici, poiché questi cap potrebbero, secondo molti, reprimere la concorrenza e disincentivare l’entrata di nuovi attori nel mercato. Altri hanno poi colto l'occasione per sottolineare i numerosi fallimenti della liberalizzazione dei mercati energetici nel paese e invocare il ritorno alle tariffe regolate. Nelle ultime elezioni del dicembre 2020, nessuno dei partiti politici si è discostato dal progetto del price cap.
Il contesto descritto ha permesso di riflettere sulle diverse esigenze che emergono in materia di pricing, dati gli attuali limiti e le future aspirazioni del sistema elettrico. In quest’articolo vengono discussi due aspetti che mettono luce sul futuro delle tariffe regolate nel Regno Unito: (i) la necessità di mantenere prezzi bassi per i consumatori vulnerabili; e (ii) la necessità di tariffe flessibili.
Il governo del Regno Unito ha introdotto i price cap (vale a dire un prezzo massimo in £/Kwh relativo a elettricità e gas per i consumatori vulnerabili) due anni fa, realizzando la prima netta inversione di rotta rispetto alla liberalizzazione delle tariffe in atto dagli anni '90. Il dibattito sulla definizione di un tetto massimo ai prezzi ci ricorda le preoccupazioni che caratterizzano una larga parte della popolazione in materia di bollette energetiche accessibili. In Inghilterra, infatti, più di 2,3 milioni di famiglie, pari al 10% del totale, vive in condizioni di povertà energetica. In UK, la povertà energetica è stimata in 884 milioni di sterline, intesa come gap tra chi può permettersi l’energia e chi no.
I principali fattori che rendono un consumatore vulnerabile sono il reddito basso e l'efficienza (o inefficienza energetica) della casa in cui vive (ad es. le famiglie che versano in condizioni di povertà energetica presentano i livelli più bassi di isolamento termico). I consumatori più vulnerabili (i cosiddetti "poveri energetici") sono definiti come coloro che sostengono per l’energia un costo superiore alla media nazionale e che, una volta pagate le bollette, si ritrovano con un reddito inferiore alla soglia di povertà. Il reddito familiare, i fabbisogni energetici delle famiglie e i prezzi dell’energia sono quindi i tre elementi che determinano se una famiglia è energeticamente povera o meno. È stato inoltre osservato che, nel caso in cui venissero riformulate le metodologie di misurazione della povertà energetica, il numero di famiglie definite povere potrebbe addirittura raddoppiare rispetto alle attuali stime del governo.
Pertanto, fissare un tetto ai prezzi è solo uno dei tanti modi per evitare che i consumatori vulnerabili paghino bollette energetiche “troppo care”. Si potrebbe intervenire anche aumentando gli incentivi rivolti agli interventi di efficienza energetica, rafforzando e sostenendo l’Home Energy Conservation Act e incrementando il supporto alle iniziative promosse dalle istituzioni locali.
Gli squilibri tra domanda e offerta stanno diventando un problema sempre più significativo per le reti elettriche del Regno Unito, in quanto causano impatti negativi sui costi di sistema e sull'ambiente. Il settore residenziale è responsabile di circa un terzo della domanda complessiva di elettricità e fino al 40% della domanda di punta. Durante il picco di domanda, i prezzi all’ingrosso dell'elettricità possono oscillare da meno di 0,04 €/kWh fino a 0,35 €/kWh. Anche in un futuro decarbonizzato, è probabile che i picchi rimangano un problema laddove vi sono ridotti margini di capacità, in particolare nelle stagioni climaticamente a rischio (ad es. l’inverno nel Regno Unito e l’estate in alcune zone degli Stati Uniti). La flessibilità sarà un’esigenza sempre più frequente per il bilanciamento del lato offerta con il lato domanda, che probabilmente si verificherà su base giornaliera data l’elevata penetrazione di fonti rinnovabili intermittenti da un lato e la crescita del vettore elettrico nel riscaldamento e nei trasporti dall'altro.
In questo contesto, il ricorso a time of use tariffs (tariffe per fascia oraria, che incentivano il consumo durante le ore non di picco della domanda) può avere un impatto positivo sul sistema in quanto consente l’attivazione di meccanismi di demande response nel mercato elettrico e riduce i picchi. Ad esempio, ciò potrebbe ridurre la necessità di nuova capacità di generazione e di rete.
Tuttavia, la flessibilità ha un prezzo. L'esempio più recente è la rimozione nel 2017, da parte di Ofgem (l’Autorità di regolazione nazionale), dei cosiddetti embedded incentives, i benefici economici concessi ai piccoli impianti che producono elettricità nelle ore di punta, che sono passati da 47 £/kW ad un range compreso tra 3 e 7 sterline per chilowatt. La misura, che entrerà a pieno regime entro il 2021, dovrebbe eliminare distorsioni di mercato e ridurre le bollette energetiche dei consumatori fino a 370 milioni di sterline l'anno. Inoltre, secondo le stime della National Infrastructure Commission, il valore del potenziale tecnico del mercato della flessibilità è di circa 8 miliardi di sterline all'anno. Ciò include tecnologie quali: generazione flessibile, interconnessioni e tecnologie di rete flessibili, demande response e stoccaggio dell’energia.
Ma anche la mancanza di flessibilità ha un prezzo. Vari studi suggeriscono che, in riferimento al Regno Unito, in un sistema elettrico non flessibile - con 30 GW di energie rinnovabili intermittenti e di generazione nucleare non modulabile - potrebbe essere necessario ridurre fino al 25% l’energia eolica a causa della crescente necessità di ricorrere alla generazione da combustibili fossili per fornire i servizi accessori richiesti.
Mantenere bassi i prezzi per i consumatori vulnerabili e introdurre un sistema tariffario cost reflective sembrano due obiettivi contrastanti. L'impatto di prezzi cost reflective è diverso a seconda dei consumatori: in particolare, coloro che consumano elettricità nei più costosi periodi di punta e che non sono in grado di modificare i propri modelli di consumo potrebbero finire per pagare molto di più.
Comprendere gli effetti distributivi delle tariffe time of use diventa di cruciale importanza per garantire l'accessibilità economica delle bollette energetiche, e allo stesso tempo rendere la domanda più flessibile. L'analisi di questi effetti è ad oggi molto limitata.
La versione inglese di questo articolo è disponibile a questo link: Energy prices in the UK: the return to regulated tariffs?