Trattata nel dibattito pubblico come la cenerentola delle cosiddette politiche verdi, l’efficienza energetica costituisce una delle chiavi fondamentali per quel decoupling tra crescita economica e crescita della domanda energetica, che porta naturalmente a un miglioramento della sostenibilità dei percorsi di sviluppo.

Il World Energy Outlook (WEO) 2019, che proietta al 2040 proprio nello Scenario per lo Sviluppo Sostenibile una riduzione di circa il 7% della domanda di energia a livello globale rispetto ai valori del 2018 e un decremento dei consumi finali di energia nell’ordine del 5%, attribuisce all’efficienza energetica un ruolo essenziale, come testimoniato dal potenziale miglioramento dell’intensità energetica rispetto ai valori attuali di oltre il 50% a livello globale.

A guidare questo cambiamento potenziale, e a beneficiarne in termini di minori consumi e minor impatto ambientale, potrebbero essere soprattutto Cina e India, che con politiche molto aggressive potrebbero raggiungere livelli di intensità energetica al 2040 pari a un terzo di quelli attuali, seguiti - tra i grandi paesi industrializzati - dagli Stati Uniti, che vedrebbero dimezzare il rapporto tra consumi energetici e prodotto interno lordo, oltre che dal Continente Africano.

Ipotizzando di contare su una media di circa 760 miliardi di dollari all’anno di investimenti a livello mondiale in efficienza energetica, prevalentemente concentrati a partire dal 2031 per diffusione e maturità delle tecnologie, lo Scenario Sviluppo Sostenibile promette una significativa riduzione dei consumi energetici nei trasporti e nel comparto edile, che in quest’ultimo ambito potrebbe raggiungere oltre il 13% in meno dei valori attuali, a fronte di una costanza dei consumi industriali al 2040. Nondimeno il settore industriale, grazie all’implementazione delle politiche orientate al sostegno all’efficienza energetica, beneficerebbe di consumi inferiori di circa il 38% rispetto a quelli previsti al 2040 dallo Scenario a Politiche Correnti.

Il livello attuale degli investimenti si attesta però su valori pari a circa un terzo di quelli auspicati: nel 2017 e nel 2018, infatti, gli interventi in efficienza energetica hanno mobilizzato secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) circa 240 miliardi di dollari, concentrati peraltro nel settore immobiliare (circa 140 miliardi) dove però risultano in riduzione tra un anno e l’altro di circa il 2%. Il grosso degli investimenti attuali viene sviluppato nell’Unione europea, per circa un terzo del valore di tutti gli interventi in efficienza a livello globale, in seconda battuta dalla Cina per un ulteriore quarto del totale mondiale e dagli Stati uniti per meno del 18%.

Un tale livello di investimenti non sembra garantire una sufficiente spinta all’efficienza energetica se, come attesta il WEO, l’intensità energetica a livello globale tra il 2017 e il 2018 è migliorata a un tasso pari alla metà di quello registrato in media nel periodo 2010-2017. Gli USA, ad esempio,  hanno contribuito a questo risultato negativo con un peggioramento dell’intensità energetica, ascrivibile a perfomance negative nel settore dei trasporti e in quello del riscaldamento e al raffreddamento degli edifici in inverno e in estate. I paesi dell’Unione europea, la Cina e anche l’India hanno d’altra parte ottenuto significativi miglioramenti, probabilmente dovuti anche alla sempre maggiore pervasività degli obblighi relativi all’efficienza energetica imposti non solo in edilizia e nell’industria, ma in maniera crescente anche nei trasporti attraverso l’adozione e la diffusione di standard sempre più stringenti.

Tra le possibili azioni e strategie per l’efficienza energetica, oltre che per l’abbattimento delle emissioni, il World Energy Outlook 2019 sottolinea le potenzialità connesse con l’efficienza dei materiali.  L’AIE evidenzia, infatti, la crescente attenzione dei leader globali e dell’Unione europea in particolare nei confronti di tutte quelle azioni per orientare i sistemi di produzione nella direzione della reingegnerizzazione dei processi e dei prodotti in un’ottica di economia circolare, aumentando la possibilità di riuso dei materiali e la loro sostenibilità, riducendo da un lato gli scarti e dell’altro la domanda di materiali: la battaglia sempre più serrata contro l’utilizzo intensivo della plastica e per il suo riciclo da parte delle autorità pubbliche, così come gli sforzi verso il cosiddetto lightweighting dell’industria automobilistica pressata da una regolazione ambientale ed energetica sempre più stringente o la trasformazione dei materiali nelle costruzioni possono essere considerati esempi in questa direzione.

Sforzi di questa natura, collocati all’interno di azioni per l’efficientamento energetico dei processi produttivi e di consumo, insieme alla progressiva sostituzione di fonti fossili con fonti rinnovabili in particolare per la produzione di energia elettrica, pensati  per produrre gli auspicati risultati in termini di sostenibilità ambientale e di obiettivi climatici, oltre che di trasformazione energetica, dovrebbero essere molto più incisivi. Secondo l’AIE, dovrebbero andare ben al di la delle politiche seppur ambiziose attualmente previste ad esempio nel 13esimo piano quinquennale cinese o nelle direttive europee per le performance energetiche degli edifici o per l’ecodesign. Per sfruttare gli enormi vantaggi che l’efficienza energetica può determinare è necessario più che mai delineare strategie ambiziose che coinvolgano pubblico e privato, imprese e cittadini, “per instradare il mondo”, per dirla con WEO 2019, lungo la traiettoria dello sviluppo sostenibile.