Il 10 dicembre dello scorso anno, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente) ha presentato il Rapporto Rifiuti Urbani edizione 2018, con dati relativi a produzione, differenziata, gestione e trattamento a livello nazionale, regionale e provinciale del 2017. Due i risultati che emergono con più forza dal Rapporto: torna a scendere la produzione dei rifiuti e cala il numero degli inceneritori e delle discariche.
Nel dettaglio, la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a 29,6 milioni di tonnellate, facendo rilevare una riduzione percentuale dell’1,8% rispetto al 2016. Dopo l’aumento riscontrato tra il 2015 e il 2016, sul quale aveva influito anche il cambiamento della metodologia di calcolo (inclusione nella quota degli RU dei rifiuti inerti derivanti da piccoli interventi di manutenzione delle abitazioni), si rileva una nuova contrazione. Raffrontando il dato 2017 con quello 2013 si riscontra, nel quinquennio, una sostanziale stabilità della produzione (+0,06%).
Nel 2017 sono risultati operativi 644 impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Di questi: 340 sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata (285 impianti di compostaggio, 31 impianti per il trattamento integrato aerobico/anaerobico e 24 impianti di digestione anaerobica); 130 sono impianti per il trattamento intermedio di tipo meccanico o meccanico biologico dei rifiuti; 123 sono impianti di discarica; 39 sono impianti di incenerimento e 12 sono impianti industriali che effettuano il coincenerimento dei rifiuti urbani.
Lo smaltimento in discarica, pari a 6,9 milioni di tonnellate, interessa il 23% dei rifiuti urbani prodotti, evidenziando una riduzione del 6,8%. Le discariche operative, nel 2017, sono 11 in meno rispetto all’anno precedente.
Non tutte le regioni sono dotate delle necessarie infrastrutture di trattamento dei rifiuti. La scarsità degli impianti fa sì che in molti contesti territoriali si assista ad un trasferimento dei rifiuti raccolti in altre regioni o all’estero. Il 70% circa dei rifiuti viene trattato al Nord, l’11% al Centro e quasi il 19% al Sud.
Va precisato che in Italia tutti gli impianti di incenerimento recuperano energia, elettrica o termica; complessivamente vengono recuperati nel 2017 quasi 4,5 milioni di MWh di energia elettrica e 2 milioni di MWh di energia termica.
Gli impianti di TMB (Trattamento Meccanico-Biologico) hanno trattato, nel 2017, circa 9,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati, quasi 190 mila tonnellate di altre frazioni merceologiche di rifiuti urbani, 924 mila tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento dei rifiuti urbani (identificati con i codici del capitolo 19) e 192 mila tonnellate di altre tipologie di rifiuti speciali.
Consideriamo che quote considerevoli di rifiuti prodotte nelle aree del centro e sud Italia vengono trattate in impianti localizzati al Nord. La sola Lombardia riceve da fuori regione 300 mila tonnellate provenienti prevalentemente dal Lazio. Analizzando, con maggior dettaglio, i dati di gestione a livello regionale, si può rilevare che, laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica.
Vorrei, infine, fare un accenno anche all’import/export dei rifiuti urbani, perché anche qui rilaviamo dati interessanti e che danno da pensare: nel 2017 l’Italia ha esportato 355 mila tonnellate di rifiuti urbani. Il 40% è stato trasferito in Austria (27,8%) e Ungheria (13,1%): si tratta soprattutto di Combustibile Solido Secondario (CSS) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (rappresenta il 37,1% dei rifiuti esportati).
Sono circa 213 mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2017. Il maggior quantitativo proviene dalla Svizzera, con circa 72 mila tonnellate, corrispondente al 33,6% del totale importato; seguono la Francia con il 19,7% e la Germania con il 15,2%. Circa la metà dei rifiuti provenienti dalla Svizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di imballaggio in vetro sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati prevalentemente in Lombardia.
Il quadro quindi che emerge è quello di un Paese che ha delle buone performance dal punto di vista del riciclo e del recupero, ma che da anni presenta un deficit cronico impiantistico, sia per ciò che riguarda il trattamento - impianti di compostaggio ad esempio - che di smaltimento - inceneritori e discariche.
La sfida che ci attende con il recepimento delle Direttive comunitarie del “waste package” sul tema dell’economia circolare, necessita sicuramente di un quadro normativo più semplice e chiaro, ma anche e soprattutto di quella dotazione impiantistica funzionale a rendere il ciclo integrato dei rifiuti una parte importante del sistema industriale del Paese.
La scarsità di materie prime dell’Italia, così come degli altri Paesi dell’Unione europea, ci indurrà nel futuro a puntare sempre di più sulla prevenzione, ecodesign dei prodotti e sul recupero di materia, per mantenere il più possibile i beni nel circuito economico.