L'energia elettrica è o non è indispensabile alla vita? È questo l'interrogativo su cui si è dibattuto a seguito di una sentenza della Corte di Cassazione che ha definito l'energia elettrica un bene non indispensabile.
Ma partiamo richiamando l'attenzione dei lettori verso una realtà che sfugge ai più: l'esistenza dei “poveri energetici”. Nel nostro Paese sono 4,7 milioni, secondo gli ultimi dati Istat, le famiglie che non riescono a pagare le bollette elettriche per via della crisi economica, della perdita del lavoro, degli elevati costi delle bollette che sono tra le più care d'Europa (circa +30%).
Il mancato accesso all'energia elettrica si riflette negativamente sulla soddisfazione dei bisogni primari dell’individuo quali mangiare, vivere in ambienti riscaldati, muoversi, e soprattutto sulla sua salute, facendo aumentare le malattie da raffreddamento, i problemi cardiaci, la mortalità, ripercuotendosi anche sulla sfera psicologica.
Ma come si combatte la povertà energetica? Ad avviso di Adiconsum, creando una cultura energetico/ambientale, in funzione del risparmio e dell’efficienza. Oggi le tecnologie ci aiutano molto e, peraltro, quasi tutti gli interventi sono defiscalizzati e/o sostenuti economicamente. Fino ad ora lo Stato ha affrontato il problema attraverso i bonus sociali con un meccanismo complesso che faceva desistere la maggior parte degli aventi diritto.
Come Adiconsum abbiamo proposto l’allargamento e la semplificazione dei bonus; l’istituzione di un vero mercato concorrenziale, rispetto alla completa liberalizzazione al 1° luglio 2019, con offerte efficienti, trasparenti e confrontabili; la costruzione di progetti sociali da parte delle singole aziende elettriche per costituire delle “banche dell’energia”; la creazione di un Fondo Sociale Nazionale, alimentato dall’impiego di risorse della bolletta elettrica inutilizzate e/o utilizzate per altri settori (v. giacenza di cassa della CSEA); lo sviluppo dell’iniziativa “Pochi centesimi per una grande solidarietà” con l’arrotondamento dei decimali delle bollette.
L’accesso all’energia assume un significato più ampio in quanto rappresenta un indicatore della crescita e dello sviluppo sociale di un Paese e del benessere di cui godono i suoi cittadini. In Italia, il sistema elettrico/energetico - attualmente poco efficiente - potrebbe diventare uno dei driver dello sviluppo, anche occupazionale, con interventi relativi a mobilità sostenibile, infrastrutture di supporto, colonnine di ricarica, trasporto pubblico/privato, domotica, messa in sicurezza, rigenerazione edilizia, case ecologiche, smart grid, smart city, storage, oltre a innovazione e ricerca su queste tematiche.
L’energia elettrica insomma, è strumento di promozione umana e deve essere sicura e accessibile a tutti. L’accesso all’energia è un diritto della persona.
Appurato questo, torniamo alla sentenza della Cassazione contenente l’affermazione sulla non indispensabilità dell'energia elettrica. La Suprema Corte è stata chiamata a stabilire se vi fosse un nesso tra l'allaccio abusivo ad una rete elettrica e lo “stato di necessità” a cui si è appellata una consumatrice per giustificare il suo gesto.
Secondo la legge, infatti, si può invocare lo “stato di necessità” (art. 54 del Codice penale) nel caso si manifesti il pericolo di arrecare un danno grave alla persona. Nel suddetto caso, la Suprema Corte non ha rinvenuto alcun nesso tra il furto e lo stato di necessità richiamato dalla ricorrente ed ha ritenuto, in questo caso specifico, di affermare che l’energia elettrica non è un bene indispensabile. Sarebbe, quindi, un errore decontestualizzare tale affermazione dal caso di specie su cui la Corte è stata chiamata ad esprimersi.
Adiconsum ritiene l’energia elettrica un bene essenziale e indispensabile per condurre una vita dignitosa, ma ciò non giustifica comportamenti contrari alla legge, quali il furto.