I recenti sviluppi del DDL Concorrenza, così come è stato approvato dalla Commissione Industria al Senato, hanno reso sempre più vicina e concreta l’abolizione del mercato tutelato.
Un’operazione che, come Federconsumatori, ci ha lasciato perplessi sin dal primo momento. Da anni, infatti, denunciamo come, nel nostro Paese, nonostante sia attivo dal 2007, il mercato libero non sia mai stato degno di definirsi tale.
La mancanza di concorrenza e soprattutto di convenienza delle offerte presenti, infatti, è un elemento che lo caratterizza, ben noto anche all’Autorità per l’Energia che, nel 2015, ne ha fatto menzione nel corso della propria relazione annuale in Parlamento, riportando come molti clienti rimangano nel mercato tutelato perché più conveniente.
Del resto la conferma a tale fenomeno proviene anche da molti studi, tra cui uno pubblicato da Federconsumatori ad aprile 2017. Dalla ricerca emerge, in vista dell’abolizione del mercato tutelato, un quadro desolante: la convenienza delle offerte presenti sul mercato libero è praticamente inesistente, o comunque tende ad annullarsi nel tempo. Tale andamento rappresenta un grave sintomo della mancanza di concorrenza, specialmente se si pensa che si fa riferimento ad un mercato in cui operano oltre 400 aziende. Ma la mancata convenienza non è l’unico elemento che ci fa valutare in maniera estremamente negativa il mercato libero, così come è realizzato ora. Quest’ultimo, infatti, è costellato da attivazioni di contratti non richiesti, pratiche commerciali scorrette, abusi e vere e proprie truffe.
Tutti questi elementi ci hanno portato a valutare con estrema criticità il passaggio forzato al mercato libero per i circa 20 milioni di clienti domestici e 4 delle piccole e medie imprese che attualmente si trovano in regime di maggior tutela.
Questo passaggio provocherà inevitabilmente, a nostro avviso, un aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas per i clienti domestici. Non solo alla luce delle motivazioni già descritte, ma anche della prevista cessazione dell’attività dell’Acquirente Unico nell’acquisto sul mercato all’ingrosso dell’elettricità per i clienti del Mercato Tutelato che, invece che rappresentare un elemento di maggiore liberalizzazione, determinerebbe l’eliminazione di un importante concorrente nel mercato elettrico e quindi una grave regressione della concorrenza stessa.
In questo modo, a partire dal 2019, non sarà più l’Autorità per l’Energia a fissare ogni tre mesi i prezzi di riferimento per elettricità e gas: saranno gli operatori a fissare i propri prezzi senza confrontarsi con alcun benchmark, se non quello della propria convenienza.
Un’ulteriore fonte di preoccupazione, nell’ambito di tale passaggio, proviene dal fatto che il DDL Concorrenza non prevede alcuna tutela per i c.d. “clienti vulnerabili”, ovvero tutte le famiglie in situazione di povertà energetica (oltre 4 milioni) alle quali dovranno essere conservate le tutele attualmente previste per il Mercato Tutelato.
Fortunatamente l’Autorità per l’Energia ha predisposto un sistema che permetterà di fare un confronto reale tra le offerte. Dal 1° gennaio 2018 tutti i venditori di elettricità e gas del mercato libero dovranno obbligatoriamente inserire tra le proprie offerte anche la PLACET (Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela), cioè un’offerta predefinita rivolta a famiglie e piccole imprese a condizioni contrattuali prefissate definite dall’Autorità, ma a prezzi liberamente stabiliti dal venditore, in accordo ad una struttura chiara e comprensibile.
Il nuovo strumento PLACET è un ausilio a disposizione dei consumatori per rafforzare la loro capacità di scelta e agevolare la comparazione nel mercato libero, colmando l’asimmetria informativa spesso esistente nel rapporto tra utente ed azienda. Un’operazione senza dubbio positiva, quella promossa dall’Autorità, che si differenzia fortunatamente dal sistema di tutela simile, verso il quale avevamo espresso molte perplessità.
È indispensabile, in questa fase, favorire la trasparenza e la possibilità di comparazione: i gestori di energia già vantano dividendi elevatissimi, che aumenteranno ulteriormente alla luce della più vasta platea di clienti ed ai minori investimenti pubblicitari.
Dal 2019, infatti, chi non avrà scelto personalmente una propria compagnia sarà assegnato d’ufficio a quella che in precedenza garantiva la fornitura per conto dell’Acquirente Unico.
Così, l’85% dei circa 24 milioni di clienti che oggi aderiscono al mercato di maggior tutela (pari a 19,5 milioni) saranno affidati al maggiore operatore del mercato.
Più che una spinta verso la completa liberalizzazione, tale operazione si configura come un ritorno al monopolio.
È fondamentale, in questa fase transitoria, da un lato provvedere ad un attento monitoraggio dei prezzi applicati, per verificarne la reale concorrenza, dall’altro operare un calmieramento dei tristemente noti oneri di sistema. Questi ultimi ammontano al 38% dell’importo della bolletta del gas e del 19% per la bolletta dell’energia elettrica. Come hanno denunciato le stesse associazioni di categoria, tali costi sono divenuti insostenibili anche per le imprese. Per questo si configura il rischio di un aumento esponenziale dei costi a carico dei cittadini:
- a causa della liberalizzazione forzata e in assenza di reali dinamiche concorrenziali;
- alla luce dell’impatto degli oneri diretti in maniera diretta in bolletta;
- per via del ricarico indiretto sui costi di beni e servizi, dovuti agli aumenti dei costi energetici per imprese e professionisti.
Al Governo ed al Parlamento, come Federconsumatori, chiediamo di scongiurare tale scenario che, a nostro avviso, avrebbe conseguenze estremamente negative per le famiglie e per l’intero sistema produttivo.