Si parla sempre più spesso di Industria 4.0: una quarta rivoluzione industriale, dopo quella dell’energia idroelettrica e del vapore (XVIII secolo); quella dell’elettricità e della produzione di massa (XIX secolo) e quella dell’automazione e in particolare dell’elettronica e dell’informatica (XX secolo). Cos’è l’Industria 4.0, in cosa si caratterizza, e quali importanti novità apporterà al sistema industriale e non solo?
L’Industria 4.0 è la nuova rivoluzione data dalla penetrazione di internet e dell’iperconnettività delle imprese e delle filiere a cui appartengono.
L’espressione nasce nel 2011 in Germania come titolo di uno dei 10 progetti di sviluppo strategico “High Tech” dello stato tedesco, e con “4.0” si fa riferimento proprio ad una quarta rivoluzione industriale, dopo meccanizzazione, industrializzazione e automatizzazione. L’aspetto “rivoluzionario” però, non è immediatamente intuibile: non è, infatti, dato dai vantaggi apportati direttamente dalle nuove tecnologie, ma soprattutto dai cambiamenti di strategia che ne possono conseguire. Ci sono, in effetti, due aspetti della penetrazione delle tecnologie connesse all’Industria 4.0: uno di evoluzione e uno di rivoluzione. L’evoluzione dell’operatività dell’impresa è quello più evidente e dagli effetti immediati. Le nuove tecnologie offrono attraenti opportunità per migliorare la performance della propria azienda. Inoltre le nuove tecnologie consentono di ottimizzare in modo sistemico le performance dell´intera filiera produttiva di appartenenza: in alcune filiere, infatti, più del 40% della capacità è inutilizzato, pertanto sfruttando la trasparenza delle informazioni lungo la catena del valore, algoritmi sofisticati ottimizzano la gestione degli ordini e permettono di utilizzare al meglio impianti e risorse. Tuttavia, come ho anticipato, Industria 4.0 è soprattutto una “rivoluzione”: alcune tecnologie hanno il potenziale di cambiare radicalmente l´arena competitiva. Nuovi e vecchi competitor possono affrontare il mercato in maniera diversa, ad esempio disintermediando la catena distributiva dopo aver riconquistato il contatto diretto con i clienti attraverso la connettività digitale. Ciò può costituire una minaccia o una grande opportunità. Molte aziende hanno già investito in tale direzione ma, dato che gli effetti sono visibili mediamente dopo circa 6 anni, gli impatti non sono ancora evidenti.
La logistica è uno dei settori maggiormente investiti da questa nuova rivoluzione e si trova a dover affrontare la dicotomia tra l’esigenza immateriale del consumatore, dove spazio e tempo vengono annullati dal web, e la fisicità dei beni che devono essere gestiti e consegnati. Come cambia la logistica nel settore automotive e come si sta attrezzando Porsche per rispondere a questa esigenza?
Un sistema logistico fortemente sincronizzato è stato uno degli elementi di base del turnaround strategico che ha portato in vent´anni Porsche ad essere la casa automobilistica con maggiore profitto al mondo per veicolo. Gli AGV (Automatic Guided Vehicle), robot motorizzati per il trasporto dei materiali oggi noti per la diffusione dei video sui magazzini di Amazon, girano per la fabbrica di Stoccarda da decenni. Lo stabilimento di Lipsia è, con meno di un giorno di copertura, benchmark mondiale per la logistica. Merito del nuovo concetto logistico (NLK Neue Logistik-Konzept), un nuovo standard comunicativo lungo la catena logistica che consente di aumentare la trasparenza e la flessibilità nella catena del valore. Nelle attuali catene di fornitura globali, lunghe e complesse, la grande sfida è quella di poter integrare sempre più il cliente, intercettandone i bisogni e offrendo estrema personalizzazione, e, contemporaneamente, la catena di fornitura, che deve rispondere a questi bisogni unici. Porsche assume dunque il ruolo di un “direttore d´orchestra”, coordinando i fornitori come singoli elementi di una filarmonica d´eccellenza e sincronizzandoli per soddisfare le aspettative dei clienti. E così, effettivamente, la connettività real-time diventa anche un´opportunità di up-selling: solo conoscendo perfettamente ed in ogni momento la capacità della catena del valore si possono proporre ai clienti offerte sino a poco tempo prima di avviare l´effettiva produzione.
Il settore dell’automotive sta conoscendo una significativa trasformazione, in cui tre macrotendenze provano a convivere l’una con l’altra: urbanizzazione, sostenibilità e digitalizzazione. Ci può raccontare l’esperienza di Porsche in questa direzione e quali sono le implicazioni dirette per un settore come quello automobilistico?
Il settore automotive, di cui abbiamo una vista privilegiata, è il comparto manifatturiero per eccellenza, fondato sulla tecnica del prodotto e sull’eccellenza dei processi produttivi. Ci sono tre macro cambiamenti tecnologici che sinergicamente stanno cambiando l’arena competitiva: i motori elettrici, l’intelligenza artificiale applicata alla guida autonoma e la mobilità condivisa attraverso piattaforme di servizi. Come ho precedentemente accennato, la trasformazione digitale è un fattore abilitante a vere e proprie rivoluzioni nel modo di competere, in ogni settore. Quale ruolo futuro può assumere un’azienda automobilistica? Fornitore di automobili? Fornitore di mobilità? Piattaforma di servizi sviluppati attorno alla mobilità? Qual è l’asset strategico di ogni casa automobilistica oggi? La competenza tecnica di sviluppo di prodotto o il contatto con milioni di clienti? Come società di consulenza, ciò che noi suggeriamo sia alle aziende del settore automotive, sia in generale ad aziende di ogni settore, è quello di essere in uno stato di “scouting permanente” di nuove opportunità, imparare testando concretamente varie soluzioni, anche divergenti, anche con business model molto diversi tra loro. Porsche possiede al 100% una società, la Porsche Digital, dalle cui sedi in Germania, Silicon Valley e Israele crea un’interfaccia continua tra innovatori e la casa automobilistica Porsche. Ma, soprattutto, in un momento di trasformazione radicale, suggeriamo alle case automobilistiche di costruire la nuova proposizione del valore in maniera coerente ai valori distintivi di ogni singolo brand.
Da un punto di vista dell’efficienza energetica, quali sono gli interventi che possono essere messi in atto nel processo produttivo per migliorarla? Quali le iniziative e progetti futuri?
I nuovi modelli di business e le nuove generazioni di prodotto possono diventare un’importante via per costruire un’economia con meno sprechi di energia, di risorse e con meno impatto ambientale. Proprio grazie alle tecnologie messe a disposizione dalla digitalizzazione e agli effetti di una crescente concentrazione della popolazione nelle aree urbane, la cosiddetta “economia circolare” ha assunto un nuovo slancio. Anche l’Industria 4.0, considerata sotto l´aspetto “evolutivo” discusso precedentemente, è sinergica alla sostenibilità: il sistema produttivo reso “intelligente” da sensori diffusi e dall’Internet of Things consente l’ottimizzazione continua dei flussi di energia e di materiali, prevenendo sprechi e sovrapproduzione.
Le piattaforme di sharing, il servizio al posto del prodotto, portano spontaneamente a ripensare la catena del valore, passando da un modello lineare (progetto, produco, elimino) ad un modello circolare che valorizza la rigenerazione del prodotto fisico. Questo è interessante sia in settori i cui prodotti sono destinati all´utilizzatore finale, come il car sharing, sia in settori di manifattura industriale. La transizione da produttore di automobili a fornitore di mobilità, facilmente intuibile, è applicabile ad esempio ad un produttore di macchine per la climatizzazione. Attraverso una progressiva digitalizzazione e conseguente conoscenza dell’utilizzo del proprio impianto, il produttore può fornire vantaggiosamente caldo e freddo ai propri clienti al posto delle macchine. Le conseguenze di questa transizione impattano radicalmente tutta l´azienda, dalla supply chain allo sviluppo prodotto. Ad esempio, diventando proprietaria dell’impianto, l’azienda avrà nuove necessità di concezione del prodotto: questo dovrà essere ripristinato facilmente.
Infine, l´urbanizzazione risulta un importante catalizzatore per l’efficienza energetica e la diffusione dell´economia circolare. Metà della popolazione mondiale vive nelle città, contro circa l’1% delle precedenti epoche. Le città generano il 70% delle emissioni di anidride carbonica e consumano il 75% delle risorse mondiali. Questa concentrazione della popolazione attiva le economie di scala necessarie per sviluppare economicamente la raccolta e il trattamento dei prodotti per il riutilizzo dopo il loro consumo. La sharing economy, rilevante per un´economia circolare, funziona molto più facilmente in comunità concentrate, richiedendo investimenti più ridotti. In generale, i flussi di materiali ed energia in ecosistemi socio-economici concentrati permettono una governance più facile e stimolano alla riduzione degli sprechi e all’utilizzo collettivo.
In conclusione, la sinergia degli attuali megatrend di digitalizzazione, urbanizzazione e sostenibilità, se guidata in maniera strategica, può far scaturire nuovi business model e nuove generazioni di prodotti che consentono simultaneamente opportunità di crescita per le aziende e positivi impatti ecologici e sociali.
Porsche Consulting è un'affiliata della casa automobilistica Porsche AG di Stoccarda. Fondata nel 1994 a seguito del grande successo ottenuto con la ristrutturazione della Casa Madre Porsche, a distanza di 23 anni agisce a livello internazionale attraverso i suoi 3 uffici tedeschi e le sue 4 affiliate a Milano, San Paolo, Atlanta e Shanghai.