La decisione del Presidente Trump di far uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi è stata deludente, se non inaspettata, per molti leader di governo, uomini d’affari e cittadini statunitensi impegnati nella lotta al cambiamento climatico. Si ricorda infatti che la leadership USA fu cruciale durante le fasi negoziali dell’Accordo. Tuttavia, anche se il ritiro degli Stati Uniti costituirà una perdita, non rappresenterà la fine dell’innovazione e dei progressi degli USA in materia di clima.

Di seguito sei ragioni per rimanere ottimisti:

1. L'amministrazione Trump non può interrompere i progressi compiuti dagli Stati Uniti in materia di cambiamento climatico. Il sistema di governo degli USA limita i poteri del Presidente. Se da un lato le politiche e gli investimenti federali possono sostenere l'innovazione di mercato, dall'altro l'inversione di rotta di queste politiche non può frenare il progresso. Va sottolineato che nei giorni successivi all'annuncio di Trump, oltre un migliaio tra città, stati, università e importanti uomini di affari hanno ribadito il loro impegno a mantenere gli USA lungo la direzione necessaria per soddisfare gli obiettivi di Parigi.

2. Il mercato è al lavoro: il settore energetico USA è cambiato rendendo le alternative low-carbon economicamente competitive. Le emissioni mondiali di gas serra sono rimaste stabili per il terzo anno consecutivo, soprattutto grazie alla sostituzione di combustibili più inquinanti come carbone e petrolio con il meno costoso gas naturale. Negli Stati Uniti, il settore elettrico sarà sempre più green perché la tendenza da parte delle utility è quella di impiegare sempre più gas naturale e investire in energie rinnovabili. Questi fattori del mercato energetico difficilmente cambieranno. Fin quando il gas naturale rimarrà conveniente sarà piuttosto improbabile assistere a investimenti in nuove centrali a carbone o nell’upgrading degli impianti esistenti. Al contempo, le energie rinnovabili stanno vivendo una fase di forte crescita. Il costo dell’energia eolica e solare continua a diminuire. In aprile, secondo i dati forniti dall’Investors Service di Moody, il costo medio dell’energia eolica nelle regioni delle Grandi Pianure (Great Plains) è sceso a circa 20 doll./MWh, a fronte di un costo del carbone di circa 30 doll./MWh. L’innovazione nelle batterie di accumulo è un’altra tecnologia che apre grandi opportunità ai crescenti investimenti in energia rinnovabile.

3. Le energie rinnovabili creano lavoro e guidano la crescita economica. Negli Stati Uniti, gli investimenti in energie rinnovabili e in misure atte a migliorare l’efficienza energetica hanno contribuito allo sviluppo economico locale. Solamente nei settori solare ed eolico, si contano oltre 400.000 posti di lavoro. Questo genere di occupazione è diffusa in quasi tutti gli stati e sarà molto difficile per i leader del Congresso rimuovere politiche federali che supportano questo settore economico in crescita.

4. Le leadership a livello statale e locale contano. Gli stati hanno ampi margini di discrezionalità nell’adottare politiche e programmi che riducono le emissioni, potendo quindi contribuire a mantenere gli USA sulla strada di Parigi. Oltre trenta stati federali hanno obiettivi molto ambiziosi in termini di investimenti in energie rinnovabili e hanno intrapreso un ampio range di azioni per ridurre le emissioni climalteranti. Questi stati sono sia repubblicani che democratici - e includono la maggioranza della popolazione e della produttività economica statunitense. Se questi attueranno i loro programmi allora gli Usa riusciranno a mantenersi lungo la traiettoria che gli consente di soddisfare entro il 2030 gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra del 40% al di sotto del livello del 1990.

La California, la quinta maggiore economia al mondo, sta già assumendo in ambito internazionale un riconoscibile ruolo di leadership in materia di clima mentre la leadership federale si riduce. Grazie alla California e ad altri stati che seguono precise regole sul trasporto veicolare pulito, si assisterà allo sviluppo e alla diffusione di veicoli a basse o nulle emissioni nel mercato automobilistico degli USA. L’innovazione tecnologica dell’industria dell’automobile è cruciale per soddisfare i target climatici.

5. Il mondo degli affari richiede una leadership sul clima. Sempre più imprese stanno includendo la riduzione delle emissioni di gas serra nei loro obiettivi di sostenibilità. Un gruppo di amministratori delegati ha consigliato a Trump di rispettare l’Accordo sul clima. Altri hanno pubblicamente annunciato propri obiettivi di contenimento delle emissioni. Tra questi, rientrano grandi multinazionali come Apple, Kellogg, Nike, Google, Microsoft, Unilever, Coca-Cola, Procter & Gamble e molte altre. Sono tutte consapevoli che ridurre le emissioni incrementa la competitività, crea lavoro e da ultimo riduce il rischio d’impresa; sanno inoltre che, se ricorrono alle energie rinnovabili per alimentare le loro attività, l’impatto sul mercato energetico sarà significativo.

6. Gli USA stanno modificando anche l'atteggiamento nei confronti del cambiamento climatico. Un recente rapporto del Center for Climate Communication di Yale rileva che il 70% degli americani concorda sul fatto che il clima stia cambiando. Oltre la metà degli intervistati ritiene che la ragione principale sia di natura antropica e il 75% risulta a favore di una normativa che regoli le emissioni di anidride carbonica. Anche negli stati tradizionalmente più repubblicani, come Texas e Oklahoma, ben oltre la metà degli intervistati supporta la definizione di simili misure regolatorie. Il sostegno pubblico verso politiche volte a contenere le emissioni di gas serra renderà possibile per gli stati e i governi locali implementare i rispettivi piani di azione sul clima.

Un’azione a favore del clima da parte degli USA è necessaria. Essendo il secondo maggior emettitore mondiale di gas serra, non può permettersi di fare dei passi indietro circa gli impegni presi in materia anche se il governo federale ha cambiato idea. Gli esperti dicono che un aumento della temperatura media mondiale superiore ai 2° C potrà avere conseguenze irreversibili, tra cui un aumento del livello del mare, tempeste violente (come Sandy) e ondate di calore insopportabili come quella della scorsa estate. Ridurre le emissioni climalteranti è essenziale per la salute pubblica, per la sicurezza delle nostre comunità, per la protezione della nostra aria, della nostra acqua e delle specie che vi dipendono.

Nonostante il recente passo indietro, possiamo e dobbiamo portare avanti i nostri sforzi verso il contenimento delle emissioni. È bene ricordare che questa è la seconda volta che gli Stati Uniti si ritirano da un accordo internazionale sul clima a seguito di un’elezione presidenziale che diede il controllo della Casa Bianca a un partito politico diverso da quello che lo aveva preceduto: George W. Bush abbandonò nel 1997 il Protocollo di Kyoto, accordo negoziato dall’amministrazione Clinton. Come abbiamo potuto constatare dopo l’uscita da Kyoto, il vuoto a livello di leadership nazionale venne riempito dalle città, dagli stati e dal settore privato che anche oggi continuerà ad innovare e ad avanzare ambiziose politiche di riduzione delle emissioni climalteranti.

Con ogni settore che darà il suo contributo, l’uscita degli USA dall’accordo di Parigi non comporterà il fallimento della nazione nel conseguimento dei suoi importanti obiettivi.