Tre domande ad Andrea Oglietti, Direttore Infrastrutture Unbundling e Certificazione dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico


I consumatori criticano la riforma sottolineando che farà aumentare la spesa elettrica della maggioranza delle famiglie italiane, ossia quelle che prima beneficiavano delle agevolazioni per i bassi consumi. Era necessario?

Questa riforma è stata espressamente richiesta all’Autorità dal legislatore (con la Legge 6 agosto 2013, n. 96 e con il Decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102) per recepire in Italia la Direttiva Europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica.

Va però ricordata anche la particolare situazione italiana: l’Italia era,infatti,  l’unico stato europeo (e uno dei pochissimi a livello mondiale) che prevedeva (da circa quarant’anni) l’applicazione di tariffe con struttura progressiva, ossia con le quali il prezzo di ogni singolo kWh cresceva al crescere del volume di energia prelevata dalla rete elettrica. In questo modo, dagli anni Settanta al 2015, le famiglie residenti e con bassi consumi hanno pagato la propria fornitura di energia elettrica meno del costo effettivo del servizio sottostante, in funzione di un meccanismo di sussidi incrociati tra diversi gruppi di clienti domestici, che questa riforma intende superare adeguando i prezzi ai costi del servizio.

L’iniquità derivante da tale sistema di sussidi incrociati è di particolare rilievo: una famiglia con consumi doppi di un’altra pagava circa il quadruplo per i costi di rete (trasmissione e distribuzione), pur essendo il livello di potenza impegnata (che è il più preciso driver di costo per i costi della rete) identico tra queste due famiglie.

È tuttavia vero che, con la riforma, una famiglia che oggi consuma poca energia elettrica e che non interverrà per efficientare ulteriormente i propri apparecchi o i propri comportamenti vedrà la propria bolletta aumentare a causa del venir meno dell’agevolazione implicita nella struttura tariffaria progressiva.

Ma gli aumenti non sono ineluttabili.

Infatti, in primo luogo l’aumento della bolletta elettrica potrà essere contrastato da investimenti in apparecchi ad alta efficienza energetica: gli alto-consumanti continueranno a trarre beneficio dall’uso di questi, e i basso-consumanti li troveranno ora più convenienti (essendo i primi 1.800 kWh a prezzo più elevato che in passato, in termini di costi di rete).

Inoltre, se il basso consumo di energia elettrica dipende dall’utilizzo di pochi apparecchi elettrici, dal 2017 si può valutare l’opportunità di ridurre la potenza contrattualmente impegnata: la riduzione di potenza diventa un’operazione che la riforma tariffaria rende più semplice, conveniente ed efficace.

Ancora. Se il basso consumo di energia elettrica dipende dal fatto che per riscaldarsi, cucinare e produrre l’acqua calda si utilizzano gas naturale, gasolio, GPL o altri combustibili fossili, può valere la pena valutare l’installazione di apparecchi elettrici che svolgano le medesime funzioni con un’efficienza maggiore. Questo potrebbe consentire di fare a meno degli altri combustibili e quindi di ridurre la bolletta energetica complessiva della famiglia.

Qualora il basso consumo di energia elettrica fosse invece associato ad una ridotta dimensione sia del nucleo familiare sia dell’abitazione, è allora possibile che il ridotto ricorso all’elettricità discenda più da questi fattori e non tanto da comportamenti virtuosi o da alte efficienze degli apparecchi. In tali situazioni un aumento della bolletta potrebbe dunque non essere evitabile, ma rimarrebbe coerente con il costo effettivo del servizio.


C'è chi argomenta che rimuovere le agevolazioni per i bassi consumi disincentivi l'efficienza, perché rende meno onerosi di prima gli eventuali sprechi. Cosa rispondete?

Al contrario, uno degli obiettivi di questa riforma è proprio la promozione dell’efficienza energetica.

Per una larghissima parte delle famiglie italiane, la presenza di sussidi incrociati sul costo dell’energia elettrica non permetteva di apprezzare a pieno i benefici economici degli interventi di efficienza energetica. La nuova tariffa consentirà finalmente di trasmettere segnali corretti (in termini di costo del servizio sottostante) alla maggioranza dei clienti, rendendoli più attenti e consapevoli (in piena sintonia con gli obiettivi europei) e più interessati ad evitare gli sprechi.

A questo proposito, come ho appena ricordato, in Europa non solo la progressività tariffaria è pressoché sconosciuta, ma addirittura la normalità è la degressività tariffaria, fenomeno ragionevole se si considera che i costi di rete sono prevalentemente costi fissi, ossia che non variano in maniera significativa al variare dei prelievi.

Si può peraltro considerare come il consumatore, anche il più attento ai propri costi energetici, sia sensibile sostanzialmente al costo medio della fornitura (cioè al rapporto tra spesa totale e volume di kWh prelevati) e meno al costo marginale (su cui agisce il meccanismo della progressività). Studi internazionali, ma anche l’esperienza quotidiana, mostrano che il consumatore è poco in grado di percepire le variazioni marginali della tariffa, soprattutto se variano per scaglioni, con l’ulteriore effetto di rendere le bollette difficili da comprendere. Per questo motivo non è per nulla certo che la struttura progressiva fosse davvero efficace nel disincentivare comportamenti poco virtuosi.

Il parco di apparecchi utilizzatori domestici è oggi molto diverso da quello che si stava sviluppando negli anni ’70, quando la progressività è stata introdotta. Allora, la progressività era supportata dalla logica secondo la quale chi aveva un basso reddito aveva anche pochi elettrodomestici e consumava perciò meno elettricità; andava quindi agevolato. Oggi non solo non è più vero che le famiglie a basso reddito hanno meno elettrodomestici e consumano meno (anzi, esse magari sono numerose e consumano di più – ad esempio – rispetto ad un single ad alto reddito), ma sono anche stati introdotti sistemi di tutele mirati di agevolazioni per le effettive situazioni di disagio economico (il bonus elettrico).

In particolare, lo sviluppo delle applicazioni basate su pompe di calore rende oggi sempre meno probabile l’acquisto di apparecchi inefficienti. Fatto non meno importante, le molte politiche di sostegno all’efficienza energetica negli usi finali messe in atto nel nostro paese sono risultate piuttosto efficaci nel contrastare gli sprechi nel campo dell’energia elettrica. Va pure ricordata l’efficacia degli obblighi comunitari di etichettatura energetica, che si stanno rapidamente estendendo, i quali includono da settembre 2015 anche gli scaldacqua (in base ai Regolamenti europei 811/2013 e 812/2013); gli scaldacqua “spreconi” verranno dunque opportunamente etichettati con classe energetica bassa e perderanno rapidamente quote di mercato, come già successo ad altri apparecchi a cui l’etichettatura energetica si applica da più tempo.

Si può anche notare che la sperimentazione tariffaria, attivata a metà 2014 per i clienti che utilizzano esclusivamente pompe di calore elettriche per il riscaldamento delle proprie abitazioni, non è risultata priva di complessità operative ed amministrative (si pensi solo ai controlli); sarebbero quindi significative le inefficienze gestionali che deriverebbero dall’adozione di tariffe specifiche per ogni diversa applicazione dell’energia elettrica, al posto di una riforma complessiva del sistema tariffario.

Con questa riforma, la nuova tariffa risulterà infine sinergica alle altre iniziative avviate per incrementare la consapevolezza dei clienti domestici: Bolletta 2.0, etichetta energetica, campagne di modifica dei comportamenti, in prospettiva smart meter di nuova generazione e dispositivi che consentono la conoscenza diretta del proprio “energy footprint” (cioè gli effetti dei propri comportamenti di consumo di energia elettrica).

 

Ambientalisti e associazioni delle rinnovabili evidenziano che l'aumento della parte di oneri di sistema pagati in quota fissa rende meno conveniente realizzare piccoli impianti da rinnovabili per autoproduzione. Ciò non contrasta con gli obiettivi di efficienza e sostenibilità?

Una valutazione degli impatti della riforma tariffaria sulla convenienza degli impianti fotovoltaici domestici è stata compiuta dall’Autorità e da altri enti dimostrando che, nella maggioranza dei casi, l’impatto sui tempi di ritorno degli investimenti è modesto.

È però particolarmente importante evidenziare come sicuramente la nuova struttura delle tariffe elettriche domestiche potrà avere conseguenze positive importanti sulla diffusione delle rinnovabili e sulla sostenibilità ambientale in generale, sotto diversi punti di vista.

Oggi l’energia elettrica prodotta in Italia ha un contenuto di fonti rinnovabili nettamente superiore a quello degli altri vettori energetici ad ampia diffusione (gas naturale, GPL, gasolio, benzina, ecc.) e quindi una maggiore diffusione di tecnologie elettriche ad alta efficienza (come quelle favorite da questa riforma: pompe di calore, auto elettriche, piastre a induzione, ecc.) potrà contribuire anche ad aumentare le opportunità di penetrazione delle fonti rinnovabili (oltre che ad una riduzione dell’inquinamento nei centri urbani).

E’ inoltre da considerare che il 60-70% dell’energia elettrica oggi prodotta da impianti fotovoltaici domestici non viene autoconsumata dalla famiglia ma viene immessa nella rete elettrica locale, creando la necessità di investimenti su queste infrastrutture per renderle più smart e in grado di gestire correttamente questi "flussi inversi".

Malgrado ciò, l’applicazione a questi clienti sia delle tariffe progressive utilizzate finora sia del regime di scambio sul posto fa sì che questi clienti vengono tendenzialmente sussidiati dal sistema elettrico (cioè pagano meno di quanto sarebbe corretto, per coprire il costo di funzionamento delle reti) e vengono poco stimolati ad investire in sistemi di accumulo e in sistemi domotici per il controllo dei carichi (per ridurre le sollecitazioni alle reti elettriche).

Complessivamente, dunque, le nuove tariffe elettriche renderanno più convenienti per le famiglie le soluzioni tecnologiche che sono davvero "green", cioè quelle che comportano un’intelligente integrazione tra fonti rinnovabili ed efficienza energetica, quale quella che già sta mettendo in atto la maggioranza delle famiglie che ha aderito finora alla sperimentazione tariffaria per i clienti con pompa di calore elettrica.

Come riconosciuto già da molti studi nazionali e internazionali, utilizzare l'energia elettrica anche per muoversi, cucinare, riscaldarsi e produrre acqua calda potrà favorire sia una netta riduzione dei consumi di energia primaria sia un innalzamento della percentuale di energia elettrica prodotta da fotovoltaico e autoconsumata in loco e, complessivamente, una riduzione della bolletta energetica familiare.