Il biometano, definito dall’articolo 2 del Dlgs 28/2011 come quel “gas ottenuto a partire da fonti rinnovabili avente caratteristiche e condizioni di utilizzo corrispondenti a quelle del gas metano e idoneo all’immissione nella rete del gas naturale”, risulta essere un vettore bioenergetico dall’enorme potenziale, utilizzabile senza alcuna miscelazione e senza dover in alcun modo modificare le apparecchiature attualmente alimentate a gas naturale.

A breve, ma purtroppo con almeno vent’anni di ritardo, anche nel nostro paese potremmo assistere ad uno sviluppo del settore biometano simile a quello degli altri paesi Europei dove, alla fine del 2014, risultavano operativi 367 impianti, con una capacità di trattamento installata pari a circa 310.000 Nm3 di biogas/ora.

Attualmente producibile, alla luce del Decreto 05 Dicembre 2013, solo usando biomasse di origine agricola (che si rinnovano nel tempo e che nel loro ciclo di vita hanno incorporato il carbonio presente nell'atmosfera) oppure la frazione organica dei rifiuti solidi urbani derivante da raccolta differenziata, il consumo del biometano avviene evitando di liberare il carbonio sequestrato nei giacimenti di combustibili fossili, quasi senza ulteriori emissioni climalteranti.

Se ottenuto secondo i principi del “biogasfattobene®” - modello, in estrema sintesi, basato su pratiche colturali che non impattano negativamente sulla disponibilità di cibo perché utilizzatrici di sottoprodotti, effluenti zootecnici e colture vegetali ottenute da terreni marginali o non idonei alla produzione di colture alimentari, ovvero mediante colture di integrazione in rotazione a colture alimentari che presentano benefici ambientali e che massimizzano la resa energetica dei suoli - il biometano può contribuire anche a ridurre significativamente le emissioni del settore agricolo che, come noto, in Italia rappresentano oltre il 7% delle emissioni complessive di gas climalteranti.

Seppur in Italia l’utilizzo di questa importante fonte energetica rinnovabile possa avvenire in modo flessibile e programmabile (potendo sfruttare le esistenti infrastrutture di trasporto e stoccaggio del gas naturale), è il suo impiego nel settore trasporti come biocarburante che sta suscitando il maggiore interesse. I motivi sono presto spiegati: innanzitutto l’Italia, avendo superato recentemente la soglia di 1 milione di automezzi, è leader europeo per numero di veicoli circolanti alimentati a metano. Veicoli che, senza alcuna necessità di modifica, potrebbero immediatamente usare il biometano come carburante, o in purezza o in qualsiasi percentuale di miscelazione con il suo omologo di origine fossile.

Se il gas naturale, oggigiorno, è considerato il combustibile più pulito disponibile sul mercato grazie alle ridotte emissioni in atmosfera di gas nocivi (azzeramento del particolato, degli ossidi di azoto e degli  idrocarburi; diminuzione della CO2  emessa), con il biometano si potrebbero avere vantaggi ancora maggiori: secondo studi FIAT un motore 1,2 TwinAir alimentato interamente a biometano (prodotto con effluenti zootecnici) genera emissioni di 5 g CO2 equivalenti/km percorso (uguali a quelle ottenibili usando un’auto elettrica alimentata da impianti eolici) contro i 143 g CO2 equivalenti/km percorso di un analogo motore alimentato a benzina.

Da ricordare, inoltre, che in Italia vige l’obbligo di raggiungere entro il 2020 la quota del 10% di “biocarburanti” (ad oggi, per oltre il 90% di importazione) rispetto alle quantità di carburanti convenzionali commercializzate annualmente. Il biometano può contribuire all’assolvimento di quest’obbligo.

Da un punto di vista normativo, nel nostro paese si è iniziato a parlare di biometano nel Piano di Azione Nazionale (PAN) per le Energie Rinnovabili, redatto nel giugno 2010. Successivamente, il D.lgs 28/2011 del 3 marzo2011, haaperto la strada verso il biometano, dichiarandolo una fonte di energia rilevante per il Paese. Nel mese di dicembre 2013 (GU n. 295 del 17-12-2013) è stato pubblicato il cosiddetto decreto biometano.

Affinché la filiera biogas-biometano possa finalmente partire e, soprattutto, per consentire un solido sviluppo del settore è ora auspicabile sia l’introduzione di un quadro normativo stabile sia la promozione di azioni volte al consolidamento di un obiettivo di produzione di biometano.