Come da consolidata tradizione, l'arrivo dell'autunno ha coinciso con la pubblicazione del World Energy Outlook da parte dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE).

L'edizione di quest'anno è la prima dopo lo storico Accordo di Parigi che, finalmente, ha visto la Comunità mondiale impegnarsi per un effettivo contenimento delle emissioni climalteranti e per contrastare l'aumento della temperatura media del pianeta. A questo elemento di novità se ne è aggiunto un altro, subito dopo la pubblicazione del rapporto, costituito dalla nomina del nuovo Presidente americano. Quest'ultimo, durante la sua campagna elettorale, in realtà poco attenta ai temi energetici, ha espresso punti di vista che potrebbero modificare la linea di politica energetica dell'amministrazione americana, per vari aspetti incorporata in molti ambiti del WEO, ma per questo occorrerà attendere che il programma del nuovo governo si traduca in atti concreti.

Il quadro fornito dal rapporto dell’AIE è decisamente nuovo rispetto al recente passato: le fonti fossili da protagoniste della scena energetica sono diventate delle comprimarie, anche se con un peso ancora decisivo. Il petrolio in particolare, da "pivot" del sistema energetico mondiale, anche dal punto di vista geopolitico, appare assumere il ruolo di fonte sempre più specializzata per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici del settore trasporti, anche se in concorrenza con altre fonti, e della petrolchimica.

Tabella 1 – Domanda mondiale di petrolio per settore nello Scenario Nuove Politiche

Fonte: Elaborazione da dati World Energy Outlook 2016, AIE

Due anni di prezzi bassi non sono serviti a guadagnare quote di mercato negli usi civili e nell'industria, dove gas ed energia elettrica dominano ormai la scena, e nemmeno nel settore della produzione elettrica dove l'attenzione è concentrata sulle rinnovabili. D'altra parte la riduzione dei prezzi non è riuscita a favorire un forte aumento di domanda, in quanto la componente fiscale è diventata importante anche nei paesi produttori ed in quelli in via di sviluppo. Questa nuova realtà ha smorzato  l'impatto dei bassi prezzi della materia prima. Nonostante questa specializzazione sempre più spinta, le prospettive di aumento della domanda petrolifera rimangono imponenti, ma con il baricentro degli impieghi che si sposterà ulteriormente verso l'Asia ed i paesi in via di sviluppo. Secondo il rapporto, all'orizzonte 2030 la Cina sarà il più grande consumatore di petrolio mentre il mercato indiano sarà quello con il più elevato tasso di sviluppo. Anche in termini di peso percentuale sul totale delle fonti primarie impiegate nel mondo il petrolio manterrà, in termini assoluti, il ruolo di prima fonte energetica.

Sul fronte della domanda, l'analisi degli scenari mostra come al 2040, quindi un orizzonte abbastanza lungo per operare dei cambiamenti, i consumi di petrolio rimarranno superiori ai livelli del 2015, sia nello scenario "Current Policies" con 117 milioni di barili al giorno (mil. bbl/g), sia in quello "New Policies" con 103,5 mil. bbl/g rispetto ai 92,5 del 2015.

Tabella 2 – Domanda di petrolio per scenario (mil. bbl/g)

Fonte: Elaborazione da dati World Energy Outlook 2016, AIE

Confrontando queste previsioni con quelle presentate lo scorso anno si può anche notare una forte "resistenza" delle proiezioni per questa fonte che non hanno subito alcun ridimensionamento, diversamente dal carbone, a riprova della difficoltà di attuare, anche in tempi relativamente lunghi, cambiamenti radicali  ai sistemi di trasporto marittimi, aerei e terrestri che continuano ad utilizzare prevalentemente prodotti petroliferi nonostante le numerose iniziative per arrivare ad una maggiore diversificazione. Solo nello scenario "450", che parte dall'obiettivo di contenere la crescita  della temperatura globale sotto i due gradi Celsius, la domanda petrolifera al 2040 risulterebbe inferiore di circa 25 mil. bbl/g a quella del 2015, una riduzione che richiederebbe uno sforzo ancora più grande di quello non indifferente richiesto dallo scenario "New Policies", sviluppato con particolare attenzione dagli esperti dell’AIE, e che richiede una mole di investimenti davvero rilevante soprattutto nei settori non "oil".

Per quanto riguarda l'offerta petrolifera, gli sviluppi degli ultimi anni hanno notevolmente sdrammatizzato le preoccupazioni relative alla sicurezza degli approvvigionamenti petroliferi pur in presenza di un forte deterioramento del quadro geopolitico del Medio Oriente. L'aumento della produzione degli Stati Uniti ha comunque introdotto un elemento di flessibilità nel sistema che, combinato con la politica di difesa della quota di mercato da parte dei paesi OPEC, ha portato ad una situazione di surplus da cui parte il WEO. Il primo elemento analizzato è quello molto importante dell'impatto dei bassi prezzi sulle riserve mondiali di petrolio che comunque non avrebbero risentito particolarmente di questa nuova condizione anche grazie ai miglioramenti che hanno abbassato drasticamente i costi per la valorizzazione di nuove risorse. Il rapporto comunque ammonisce che anche se gli Stati Uniti riusciranno a ridurre drasticamente le loro importazioni di greggio, a livello mondiale il ruolo dell'OPEC è destinato a crescere dopo i due eccezionali quinquenni 2005-2010 e 2010- 2015 durante i quali l'aumento della produzione mondiale è stato prevalentemente assicurato dai paesi non OPEC.

Figura 1 – Cambiamento nella produzione OPEC e Non-OPEC nel New Policies Scenario

 

Fonte: Elaborazione da dati World Energy Outlook 2016, AIE

 

Questa condizione eccezionale, legata agli investimenti del non lontano periodo di alti prezzi del petrolio, non potrà ripetersi in futuro anche in relazione al forte calo degli investimenti degli ultimi anni, specialmente al di fuori degli Stati Uniti. A tale riguardo, l’AIE lancia una sorta di allarme per il possibile manifestarsi di una rarefazione dell'offerta, oggi così abbondante, sino a favorire delle impennate dei prezzi. Il verificarsi di questa ipotesi dipenderà da due fattori: da un lato, la velocità di erosione dello spazio dei prodotti petroliferi nel settore trasporti da parte di gas ed elettricità; dall'altro, dalle politiche dei paesi OPEC per contrastare questo processo a partire da quella della difesa della quota di mercato attuata sino ad oggi. Gli eccezionali progressi delle tecnologie di ricerca e sviluppo consentono, infatti, a questi paesi dotati ancora di grandi riserve di investire per mantenere su livelli molto elevati la produzione di greggio

Rispetto ad un molto lontano passato il petrolio è ormai sulla difensiva e una politica di alti prezzi non può che accelerare la transizione verso altre fonti le cui caratteristiche tecniche ed economiche sono analizzate molto approfonditamente dal rapporto AIE.  

In conclusione, il WEO mostra come il futuro dell'energia non sia condizionato dalla mancanza di risorse e/o di tecnologie, ma dalla volontà dei governi di impegnarsi per forme di sviluppo economico a maggiore o minore impatto ambientale. La conferenza di Parigi ha delineato una netta preferenza per la seconda strada ma le difficoltà ad incamminarsi su questo percorso sono ancora numerose e potrebbero addirittura aumentare. Se il prossimo rapporto riuscisse ad evidenziare nel corso del 2017 progressi sensibili almeno nell'attuazione dello scenario "New Policies", un passo avanti verso un più costruttivo rapporto tra energia, ambiente e sviluppo economico sarebbe stato fatto.