Alcune domande dopo le elezioni americane


E' d'accordo con chi ipotizza che un effetto collaterale positivo della vittoria di Trump potrebbe essere una normalizzazione dei rapporti tra Occidente e Russia?   

Se si presta fede alle parole dette in campagna elettorale non si può che rispondere affermativamente a questa domanda. Anche contro l'opinione pubblica americana dominante, il Presidente eletto non ha sempre espresso parole di stima per Putin e ha messo sotto accusa la politica americana nei confronti della Russia. Naturalmente non è detto che vi sia sempre una perfetta corrispondenza tra gli annunci in campagna elettorale e la politica che viene in seguito adottata. Nel caso in questione, esistono inoltre forti interessi politici che spingono verso una politica "muscolare" nei confronti della Russia. La presenza di elettori provenienti dalla Polonia, dai paesi baltici e da altri paesi che erano stati sotto il dominio sovietico costituisce un nucleo estremamente importante della politica americana e le posizioni antirusse sono un collante fortissimo di queste comunità. D'altra parte la diffidenza, per non dire l'ostilità, nei confronti della Russia è condivisa dalla maggior parte dei quadri americani della NATO. Per effetto di questo combinato disposto, il rapporto con la Russia è oggi simile a quello dei tempi dell'Unione Sovietica. Dato questo quadro di partenza non sarà quindi automatico assistere ad un cambiamento immediato e radicale della politica americana. Molto dipenderà dalla scelta dei collaboratori, scelta che non è stata ancora compiuta.

 

Dove si collocano, e dove dovrebbero collocarsi, l'Europa e l’Italia nel nuovo contesto?

Noi europei abbiamo tutto l'interesse, pur nella garanzia della nostra sicurezza, di costruire rapporti di collaborazione con la Russia. Le nostre economie sono infatti fortemente complementari e il nostro flusso di esportazioni verso il mercato russo è cospicuo, contrariamente al caso degli Stati Uniti. Credo inoltre che sia un errore quello di spingere la NATO ad estendersi verso tutti i paesi confinanti con la Russia. L'esistenza di zone-cuscinetto fra le grandi potenze è sempre stato uno strumento per minimizzare la possibilità di tensioni e di conflitti. Una politica che noi abbiamo saggiamente portato avanti in passato. Voglio, a questo proposito, ricordare che l'ultimo atto del mio secondo governo (nel 2008) è stato quello di votare, insieme a Francia e Germania, contro la proposta americana di includere nella NATO anche la Georgia e l'Ucraina.

Bisogna inoltre aggiungere che le sanzioni nei confronti di Mosca non solo ci danneggiano fortemente, a differenza degli Stati Uniti, ma hanno finito col rafforzare la popolarità di Putin.

Indipendentemente da quello che farà Trump è evidentemente nel nostro interesse politico ed economico normalizzare i rapporti con Mosca. Se Trump prenderà un'iniziativa in materia non potremo che essere d'accordo.

 

In passato ha criticato il progetto Nord Stream 2 e la posizione della Germania. Come giudica gli ultimi sviluppi? (Il riferimento è all'accordo su Opal e alla possibile chiusura a breve dell'istruttoria Antitrust su Gazprom, la cui "somma" secondo alcuni equivarrebbe a realizzare Nord Stream 2)

Non ho mai nascosto la mia avversità nei confronti del Nordstream2. Sono soldi buttati nel perseguimento di un obiettivo politico che produce solo effetti negativi. Non è interesse né della Russia né dell'Europa che tutto il gas che proviene dalla Russia arrivi passando dalla Germania quando già esistono i gasdotti in funzione che attraversano l'Ucraina. Se si voleva garantire la sicurezza degli approvvigionamenti si poteva dare vita a una joint venture fra Unione Europea, Russia ed Ucraina per gestire i gasdotti esistenti, evitando un investimento estremamente costoso e garantendo all'Ucraina un aiuto economico tramite i diritti di passaggio.

Quando ho fatto informalmente questa proposta ho ricevuto un riscontro positivo sia da parte dei vertici russi che da quelli tedeschi e italiani ma, come si vede, le cose sono andate diversamente. Resta da spiegare come la Germania possa, nello stesso tempo, essere il paese leader delle sanzioni contro la Russia e concludere con la Russia stessa un investimento grandioso per dimensione e destinato a legare in modo indissolubile l'economia dei due paesi per un lunghissimo periodo di tempo.