Il 13 dicembre 2023, si sono ufficialmente conclusi i lavori della COP28 tenuta a Dubai, che ha visto coinvolti quasi 200 paesi e 90 mila delegati da tutto il mondo per affrontare, sulla base di studi scientifici, quello che viene indicato dalla banca mondiale come uno dei maggiori rischi dei prossimi anni: il cambiamento climatico e le strategie di contenimento delle temperature globali. Tra i risultati più eclatanti, emerge sicuramente la volontà unanime dei paesi coinvolti di impegnarsi affinché l’aumento delle temperature globali resti al di sotto del grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Sebbene non siano mancati i “colpi di scena” causati da alcune affermazioni poco ortodosse circa il finanziamento delle fonti petrolifere da parte di alcuni eminenti produttori, il risultato ambizioso a cui si è giunti al summit è quello del comune accordo sintetizzabile nell’espressione “transitioning away”.
Con questo mantra, i paesi partecipanti si impegnano ufficialmente a triplicare i loro sforzi verso la realizzazione di una transizione energetica che prenda le distanze in modo decisivo, equo ed ordinato dalle fonti energetiche di tipo fossile. Nell’anno in cui le temperature globali hanno segnato un aumento della temperatura globale nel mese di novembre di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, tale accordo è sicuramente uno sforzo diplomatico importante che ben trasmette il carattere di urgenza della situazione climatica odierna. In questo clima di rinnovata attenzione verso la transizione energetica, dunque, la finanza verde è stata più volte citata come “gran facilitatore” per la capacità di indirizzare rilevanti flussi di capitale utili ad accelerare la transizione, deludendo però le aspettative dei tecnici. Tra i modesti risultati ottenuti, si segnala l’inclusione di 6 nuovi paesi nel Green Climate Fund (GCF), ovvero il fondo che ha l’obiettivo primario di supportare i paesi emergenti nella lotta al cambiamento climatico, che dovrebbe raggiungere dunque l’ammontare da record di 12,8 miliardi di dollari.
Principi del Global Climate Finance Framework
Fonte: COP28UAE
Un ulteriore risultato importante, che coinvolgerà indubbiamente la finanza verde, è quello relativo all’accordo raggiunto da 130 Paesi circa l’impegno a triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile mondiale entro il 2030, e raddoppiare il tasso medio annuo globale di efficientamento energetico nello stesso arco temporale. Significativo, è sicuramente il discorso di chiusura del segretario esecutivo delle Nazioni Unite Simon Stiell, che ha chiaramente definito la COP28 come “l’inizio della fine dei combustibili fossili”, specificando come “ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale”. Sebbene ci si sarebbe potuto aspettare un impegno maggiore, la COP28 avrà un impatto sulla finanza verde del tipo “indiretto”, ovvero andrà indubbiamente ad influenzare le scelte e i comportamenti dei player del mercato che recepiranno la rinnovata attenzione pubblica circa il cambiamento climatico.
La recente letteratura economico-finanziaria (Reghezza et al. (2022), Chiaramonte et al. 2022) supporta infatti in maniera convincente l’impatto significativo che le iniziative globali sul tema del cambiamento climatico o dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) hanno avuto sulla propensione delle banche a incentivare l’erogazione di prestiti ad aziende più “green”, sul costo del finanziamento per le imprese quotate nonché delle conseguenze per la stabilità finanziaria delle stesse. Nello specifico, il lavoro di Reghezza et al. (2022) mostra chiaramente come dopo l’Accordo di Parigi del 2015, nonostante non fosse esplicitamente richiesto dai paesi membri firmatari dell’accordo, le banche abbiano iniziato in modo del tutto autonomo a ridurre la loro esposizione ad aziende operanti nei settori più inquinanti (brown industries) favorendo dunque l’accesso al credito per quelle più virtuose ed impegnate nella transizione ecologica. Di conseguenza, è coerente con le evidenze empiriche delle recenti pubblicazioni scientifiche aspettarsi una simile reazione nel mondo della finanza sostenibile dalla recente COP28, ma con una consapevolezza maggiore e dunque un impatto probabilmente più significativo, dettato dal senso di urgenza e lucida consapevolezza che il prossimo decennio sarà l’ultima finestra di tempo a disposizione per provare a mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto della soglia dei 1,5 gradi centigradi.
Indubbiamente, le aziende operanti nel settore energetico e tecnologico saranno quelle su cui vedremo i cambiamenti e le reazioni di mercato più significative data la loro rilevanza nel raggiungimento degli sforzi di contenimento dell’aumento delle temperature globali. Ci si può auspicare inoltre, se non aspettare, che a seguito della COP28 la “finanza verde” superi la denominazione che la rende ad oggi, solo a parole, un “di cui” della finanza tradizionale, per diventare essa stessa il paradigma dei mercati finanziari.