Non c’è agricoltura se non c’è acqua. O meglio, se non c’è nel modo giusto e nel momento giusto. Siccità al Nord, piogge torrenziali improvvise e gelo al Sud, segno inequivocabile della tropicalizzazione che sta cambiando il volto del nostro Paese, spiegano di fatto la crisi profonda del settore agricolo, chiamato oggi a produrre sempre di più e meglio, preservando le risorse naturali.

La siccità è ormai un problema strutturale, uno dei prezzi che paghiamo al cambiamento climatico. Ma non è l'unica tegola che rischia di compromettere l'agricoltura. L'acqua in Italia non solo diminuisce, in molte aree è anche diventata più costosa. Il caro-bolletta appare più evidente al Centro-Sud, ma non risparmia le regioni settentrionali, dove l’emergenza è una novità recente: Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna hanno registrato nel 2022 una forte riduzione di alcune produzioni tipiche, come orzo, grano, frutta, e soprattutto riso. In generale, in alcuni casi la riduzione dei raccolti ha superato il 30% ed in alcune aree anche il 50%. Per ogni aumento di un grado celsius della temperatura media si stima una riduzione delle rese di grano (-6%), mais (-4%), riso (-3,2 %), soia.   (-3,1%). Sul solo 2022 si ipotizzano oltre 6 miliardi di danni alle aziende agricole italiane.

Osservando il bacino del Po, gli effetti del clima attuale sono ben visibili  se il fiume si attraversa con l’auto durante i nostri viaggi. Negli ultimi 30 anni le precipitazioni sul bacino sono diminuite del 45%, ma quel che preoccupa è che sono diminuite in tutte le stagioni, anche quelle freddeI prossimi mesi saranno dunque cruciali: se proseguirà la siccità occorreranno azioni straordinarie condivise in tutta la Penisola, sia nelle scelte colturali che nella pianificazione idraulica, con il coinvolgimento della Cabina di Regia istituita a livello governativo a inizio marzo di quest’anno. Dobbiamo prepararci a una realtà nuova, caratterizzata da una riduzione della disponibilità idrica media annua del 19% dell’ultimo trentennio rispetto al precedente (ISPRA, 2022), e porre un freno, agli sprechi e alle perdite della rete di distribuzione dell’acqua (oggi fino ad oltre il 40%) e nelle case (220 litri in media abitante al giorno). Sono dati che spaventano non solo gli agricoltori.

Confagricoltura ritiene che, invece di intervenire sugli effetti, si debba intervenire sulle cause attraverso una strategia ad ampio raggio, con al centro un adeguato Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, basato sulle più aggiornate conoscenze ed esperienze realizzate in Europa, utilizzando soluzioni che favoriscano una corretta ricarica delle falde, processi di autodepurazione. Il tutto volto a ridurre la vulnerabilità del nostro territorio. E per realizzare questi obiettivi, nel medio e lungo periodo, Confagricoltura considera fondamentale realizzare le infrastrutture irrigue e utilizzare gli invasi per stoccare l’acqua da utilizzare quando e laddove necessario. Gli invasi esistenti, infatti, riescono a captare solamente l’11% delle acque piovane, tutto il resto si disperde nella rete di distribuzione.

Il modo di fare agricoltura è profondamente cambiato negli anni, ed è evidente il costante impegno degli agricoltori a evitare sprechi: il 60% delle aziende italiane aderisce al progetto Irriframe (ANBI) e il 50% ha introdotto da molto tempo l’irrigazione a goccia. Tutto questo è stato possibile grazie agli aiuti da parte del governo, tuttavia Confagricoltura chiede un ulteriore sforzo affinché si prosegua su questa strada per migliorare ancora e rendere più efficienti le nostre imprese.

Anche le foreste sono nostre alleate: assorbono e trattengono carbonio, svolgendo quindi un ruolo determinante nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. L'aumento delle temperature medie annuali, l'alterazione delle precipitazioni e il verificarsi di eventi meteorologici estremi per intensità e frequenza mettono però a rischio la loro funzionalità e la loro salute, rendendole vulnerabili, diminuendone la capacità di fornire servizi ecosistemici, e quindi esponendole ulteriormente a tempeste, siccità e incendi.

Riteniamo che le TeA, tecnologie di evoluzione assistita, sono la più promettente speranza per l’obiettivo della sostenibilità della produzione agricola. L’innovazione e le tecnologie hanno un ruolo determinante per fronteggiare i mutamenti climatici. È necessario investire di più nella ricerca per lo studio di coltivazioni resistenti alle fitopatie, per produrre cibo in quantità e di qualità, preservando le risorse naturali. 

La collaborazione con Israele è su questo fronte di rilevanza strategica. Il lavoro comune di scambio di conoscenze sul fronte dell’agricoltura e dell’innovazione rispetto alle sfide globali del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare vedono Confagricoltura partner di primo piano nel dialogo con questo Paese.  La due-giorni a Napoli a maggio dello scorso anno, organizzata da Confagricoltura con l’Ambasciata israeliana, il Comune di Napoli e l’Università Federico II, ha avvalorato questa solida collaborazione, sia a livello istituzionale, sia a livello imprenditoriale ed economico, che comprende tuttora anche visite bilaterali, partnership con il celebre centro di ricerca agricola israeliano Volcani Center e accordi con i maggiori player nel campo agri-tech, perfettamente in linea con gli obiettivi della transizione ecologica ed energetica.