Nelle 14 pagine di testo del Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale, l’unico obiettivo strutturale citato è la riduzione in modo permanente della domanda grazie a un incremento annuale di circa 8 GW degli impianti a fonti rinnovabili, incremento che andrà a regime nel 2023. Si tratta però di un target irrealizzabile. Benché tassativamente previsto entro giugno, non è stato ancora emanato il decreto dallo stesso MiTE, con i criteri che le Regioni dovranno seguire per individuare le aree idonee all’installazione di impianti rinnovabili. Dopodiché, le Regioni avranno a disposizione sei mesi per definire la mappa.

Poiché a pochi giorni dal voto la palla passa al governo che si formerà dopo le elezioni, e un anno di ritardo per arrivare a regime è il minimo ipotizzabile, per conseguire gli obiettivi previsti dal Piano la capacità annualmente installata dovrà dunque crescere fino a circa 9 GW, rendendone ancora più difficile la realizzazione.       

Altre tre pagine del testo sono dedicate al riassunto dei provvedimenti già presi per assicurare un elevato grado di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2022- 2023 e per diversificare rapidamente la provenienza del gas importato.

Largo spazio (più di due pagine) è dedicato anche al Regolamento comunitario per aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico con la riduzione dei consumi di gas nel periodo 1° agosto 2022 – 31 marzo 2023, impegno che per l’Italia comporta misure di riduzione della domanda pari a 8,2 miliardi m3 di gas.

Con il paragrafo 3, che non a caso ha lo stesso titolo dell’intero documento, dopo più di metà delle pagine di testo si entra finalmente in medias res.

Il risparmio di 2,1 miliardi di metri cubi, previsti dalla prima misura (massimizzazione della produzione termoelettrica con combustibili diversi dal gas) cui contribuiranno principalmente le centrali a carbone, sarà facilmente realizzabile.

Secondo il Piano non altrettanto agevole sarà la riduzione dei consumi di gas per il riscaldamento invernale - 3,2 miliardi di metri cubi, di cui 2,7 nel settore residenziale - da realizzare sia abbassando la temperatura a 17°C per gli edifici adibiti ad attività industriali e artigianali e a 19°C per tutti gli altri, sia riducendo l’accensione degli impianti di un’ora al giorno e di 15 giorni.

Il MiTE ne è consapevole e precisa che per «questa misura si tiene conto cautelativamente, nel calcolarne gli effetti, di una percentuale di effettiva riduzione, non essendo possibile avere un sistema di controllo puntuale del comportamento da parte dell’utenza diffusa». Per ridurre il mancato rispetto delle norme, oltre a controlli a campione su edifici pubblici e grandi locali commerciali, il Piano prevede la responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato. Sono tutte situazioni in cui esiste una figura penalmente responsabile dell’eventuale mancato rispetto delle norme, ma il 35% degli italiani vive in abitazioni unifamiliari, cui vanno aggiunte le famiglie con riscaldamento autonomo, situazione diffusa soprattutto nei centri storici, dove spesso è impossibile o troppo complicato realizzare quello centralizzato.

Si può pertanto stimare che l’incontrollabile utenza diffusa riguardi almeno il 40% degli italiani: incontrollabile è dunque almeno circa 1 miliardo dei 2,7 metri cubi di gas che il settore residenziale dovrebbe risparmiare. Per questi cittadini l’unico incentivo al rispetto delle regole per il riscaldamento nella prossima stagione invernale è il caro bollette, ma il Piano non prevede una campagna di informazione sui risparmi in bolletta che questo 40% di italiani, se virtuoso, può ottenere.

Un’apposita campagna informativa istituzionale è prevista invece per promuovere misure comportamentali volontarie nell’uso efficiente dell’energia da parte dei cittadini, con l’obiettivo di ridurre di altri 2,7 miliardi di metri cubi i consumi di gas nella stagione invernale.

Perché questa misura sia efficace, occorre una campagna martellante, ricca di indicazioni concrete e facilmente comprensibili su come si possa risparmiare energia e su quanto ciò inciderà sul costo della bolletta; campagna che, per essere incisiva, deve fare largo uso dei social media, adottandone ovunque lo stile comunicativo, ma soprattutto durare a lungo, per imprimersi nella memoria dei cittadini. In Germania un’analoga campagna è incominciata molti mesi fa. Noi, nel Piano, l’abbiamo solo prevista.  

Siamo a metà settembre e, sempre secondo il Piano, tra i comportamenti da promuovere, la campagna deve prevedere la riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo (impossibile senza interventi strutturali), l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando si è in vacanza, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine. Una campagna così impegnativa richiede tempo per prepararla, mentre è alle porte la stagione in cui si accende il riscaldamento al Nord, dove è concentrata una parte notevole dei consumi da ridurre. Quanti dei 2,7 miliardi di metricubi di gas che i cittadini dovrebbero volontariamente risparmiare, risulteranno effettivamente non consumati entro il 31 marzo 2023?

Stando così le cose, sarei soddisfatto se tra poco più di sei mesi avremo risparmiato 4-4,5 miliardi di mc di gas naturale, invece degli 8,2 previsti dal Piano.