Al rientro dalla pausa estiva, il Presidente Macron ha rilasciato un’intervista che non è passata inosservata. Sacrifici, sforzi, fine dell’abbondanza: tali i termini in cui si è espresso. Il 2 settembre si è poi tenuto un consiglio di difesa speciale sul tema dell’energia, come quelli che hanno scandito la pandemia da Covid-19. Insomma, il tono è grave. Tuttavia, a valle di questi primi appuntamenti, pare che sia emerso un messaggio rassicurante sulla sicurezza degli approvvigionamenti, in ragione anche di siti di stoccaggio gas quasi pieni (ma si omette di dire che rappresentano circa il 23% del consumo totale di gas) e di un impegno a monitorare da vicino la situazione, sia per l’elettricità che per il gas.

A parte questa narrativa, e la sua drammatizzazione politica, cosa ha fatto e cosa intende fare il governo di fronte alla crisi energetica? Proviamo a dare qualche dato, esaminando i punti di forza e di debolezza delle misure messe in atto.

Le diverse sfaccettature della dipendenza dal gas in Francia

L'attuale mix di energia primaria della Francia è costituito per il 40% da nucleare, 28% da petrolio, 16% da gas naturale, 14% da rinnovabili e rifiuti e 2% da carbone. Nel 2020, il consumo di energia primaria ammontava a 2.571 TWh (in dati non corretti per le variazioni climatiche). Tra le FER, la biomassa solida (legno essenzialmente) rimane la principale fonte rinnovabile consumata, molto più dell'energia idroelettrica (Ministero della Transizione energetica, Chiffres Clés 2022).

Quanto al gas, dall'inizio degli anni 2000 il consumo totale di questa fonte, corretto per le variazioni climatiche, ha oscillato intorno ai 500 TWh, dopo la forte crescita registrata negli anni ‘90. Nel 2019, il residenziale ha rappresentato il 31% di questi consumi, davanti all'industria (28%), alla produzione di elettricità e calore (19%, con 11 centrali a gas) e al terziario (17%). Il fabbisogno energetico è in media 4 volte superiore in inverno rispetto all’estate e quindi la domanda di gas aumenta in modo esponenziale. Inoltre, esistono importanti disparità territoriali: mentre il sud-ovest consuma più elettricità, il nord-est più gas, con quest’ultimo che può arrivare a rappresentare fino al 90% delle fonti di riscaldamento. Il che si spiega in ragione di una diversa concentrazione territoriale delle centrali nucleari e dello sviluppo non omogeneo delle reti elettriche e gas.

Consumo di elettricità e di gas naturale per abitante

Fonte: Agence Ore

La Francia importa la quasi integralità del gas che consuma: la Norvegia è il principale fornitore (36% del totale delle importazioni), davanti a Russia (17%), Algeria (8%), Paesi Bassi (8%), Nigeria (7%) e Qatar (2%). Gli acquisti da altri paesi, parte dei quali relativi a gas di cui non è possibile tracciare il luogo di produzione (se acquistato sui mercati del Nord-Ovest Europa ad esempio), rappresentano il 23% dei volumi importati, e tra questi vi rientrano anche gli acquisti spot provenienti dalla Russia.

Le armi della guerra energetica: lo scudo tariffario e le sovvenzioni ai carburanti

Relativamente alla crisi energetica, c’è chi stima che la Francia sia messa meglio  di altri paesi europei, in particolare della vicina Germania. Lo si è sentito spesso, specie durante il semestre della Presidenza Macron al Consiglio Europeo. E poi durante la campagna presidenziale, e quella per le politiche. Ma in realtà si tratta di un dato distorto che viene falsato dal problema del potere di acquisto dei cittadini, argomento sensibile in periodo di elezioni.

Già nell’autunno 2021, l’allora governo in carica aveva indicato la strada per tamponare il rialzo dei prezzi dell’energia: un assegno di 100 euro per chi aveva un reddito medio mensile al di sotto dei 2.000 euro e l’avvio della politica dello scudo tariffario che prevedeva il blocco del prezzo del gas sui livelli allora correnti e un aumento di quello dell’elettricità limitato al +4% per il 2022. Pur trattandosi di una misura molto onerosa (per l'anno 2022: 16 miliardi di euro per l'elettricità e 4,7 miliardi per il gas, secondo le ultime stime fatte a luglio prima della nuova impennata dei prezzi), il governo dovrebbe prolungarla durante tutto il 2023. O perlomeno questa è l’ipotesi di lavoro attuale. Senza lo scudo tariffario, secondo il regolatore dell’energia, i consumatori di gas naturale in Francia, con un contratto che prevede una tariffa regolamentata del gas naturale venduto da Engie, il 1° settembre 2022 avrebbero dovuto pagare il 105,1% in più rispetto al 1° ottobre 2021.

E le sovvenzioni non finiscono qui. Il Parlamento ha votato a luglio per la proroga degli "aiuti eccezionali per l'acquisto di carburante", nell'ambito di un pacchetto di misure a favore del potere d'acquisto. Secondo il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 agosto, durante i mesi di settembre e ottobre 2022 verrà applicato uno sconto di 30 centesimi di euro al litro IVA inclusa (contro 18 centesimi di euro al litro di litro tasse incluse da aprile), mentre per i mesi restanti del 2022 è previsto uno sconto di 10 centesimi di euro. Per le piccole stazioni di servizio è prevista una compensazione finanziaria. TotalEnergies, poi, dà un altro incentivo sulla sua rete, aggiungendo altri 10 centesimi di sconto.

Per le collettività territoriali, infine, è stato appena annunciato un fondo verde da 1,5 miliardi, ma, ad ora, i contorni di tale misura sono vaghi. Allo studio, infine, vi è anche la tassa sui superprofitti, ma si è lontani dal consenso.

Tempo di guerra, tempo di contraddizioni

Alle sovvenzioni, fa da contraltare l’appello all’austerità energetica. Alla fine di giugno 2022, il Primo Ministro, Elisabeth Borne, e il Ministro per la Transizione Energetica, Agnès Pannier-Runacher, hanno annunciato un piano di "austerità energetica", con l'obiettivo generale di "ridurre del 10%, rispetto ai valori del 2019, il consumo energetico francese nei prossimo due anni”. Quest'estate si sono svolte riunioni tematiche di gruppi di lavoro su questo tema, con la mobilitazione prioritaria del settore pubblico e delle imprese. Pertanto, entro "la fine dell'estate" devono essere attuate anche alcune misure di sobrietà energetica, ovvero l'armonizzazione delle norme sullo stop alle insegne luminose di notte (la loro chiusura tra l'1:00 e le 6:00 è già prevista, ma esistono differenze a seconda delle dimensioni degli agglomerati) e il divieto di aprire le porte per negozi riscaldati o climatizzati. Inoltre, i proprietari di abitazioni con etichetta energetica “F” o “G” (la più energivora nella diagnosi di prestazione energetica) non possono più aumentare i canoni dal 24 agosto.

Resta difficile capire come si possa conciliare una riduzione della domanda con sovvenzioni generalizzate sui prezzi dell’energia. Per ora, da quello che è trapelato dopo il consiglio di difesa, l'idea è quella di procedere con una risposta graduale che prevede quattro fasi, a seconda della situazione: misure di sobrietà, sobrietà rafforzata, razionamento e, in ultima istanza, eliminazione del carico (tagli a rotazione) se l'equilibrio della rete è davvero minacciato. Ma gli ultimi ad essere toccati dal razionamento saranno i consumatori, ha precisato Elisabeth Borne.

E il nucleare in tutto ciò?

Molto spesso, anche non necessariamente sempre in Francia, il dibattito sulla transizione energetica diventa un dibattito sul nucleare. Durante la sua campagna elettorale, il Presidente Macron aveva promesso un rilancio del nuovo nucleare, a fianco delle rinnovabili e dell’idrogeno. Non si sa come, ma sicuramente il quando non è nell’immediato. Per ora, 32 delle 56 centrali nucleari di EdF, tornata ad essere da luglio una compagnia detenuta al 100% dallo Stato, non funzionano. Un ammanco di energia che interessa l’intera zona di trading elettrico europeo, visto che la Francia in genere esporta verso i paesi vicini, anche se sono ormai mesi che l’elettricità viene importata. A seguito del famoso consiglio di difesa energetica, trapela che EdF si sia impegnata a rendere almeno 28 centrali operative entro gennaio, cioè tra 5 mesi.  

Nel frattempo, la domanda che si pongono tutti è: “come faremo quest’inverno?” Una risposta concreta, però, globalmente, non c’è.