Il conflitto russo-ucraino, la riduzione dei flussi dalla Russia e la difficoltà a trovare forniture alternative sul mercato, almeno sul breve periodo, hanno imposto una riflessione rinnovata sul concetto di sicurezza energetica e sulla capacità del sistema di essere resiliente di fronte a shock di questo tipo. Di questi temi e delle soluzioni che il nostro paese sta trovando per affrontare la crisi, ne abbiamo discusso con Massimo Derchi, Chief Industrial Asset Officer Snam

Guerra e sicurezza energetica. Il contesto attuale è delicato e al tempo stesso complicato. I volumi di gas disponibili sul mercato si sono ridotti a causa del taglio effettuato dalla Russia e l’inverno ormai è prossimo. Come si sta preparando il nostro paese ad affrontare l’eventuale emergenza, e sulla base di quali politiche di diversificazione, la situazione potrebbe migliorare nei prossimi anni?

A seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina, gli sforzi dell’Italia si sono concentrati sulla sicurezza degli approvvigionamenti e sull’ulteriore diversificazione delle fonti di importazione, nel quadro della politica energetica europea. Snam è stata coinvolta direttamente in questa sfidante missione, con iniziative rivolte sia al breve sia al medio periodo. Da un lato, abbiamo favorito il riempimento degli stoccaggi in vista del prossimo inverno, in linea con l’obiettivo del 90% previsto entro fine ottobre, condizione necessaria – anche se non sufficiente – per affrontare eventuali problemi sulle forniture da Est. Dall’altro, abbiamo acquistato sul mercato globale due rigassificatori galleggianti, che – una volta completati gli iter autorizzativi – consentiranno di diversificare ulteriormente l’import per gli inverni successivi. L’Italia è già oggi il Paese più diversificato d’Europa, con otto punti d’ingresso tra gasdotti e GNL. Siamo al centro di una molteplicità di rotte e ci rafforzeremo ulteriormente con l’installazione delle due nuove unità galleggianti, che da sole potranno coprire circa il 13% del fabbisogno nazionale, portando la capacità complessiva di rigassificazione a oltre il 30% della domanda.

Ridurre la dipendenza energetica senza compromettere la transizione ecologica è il maximum a cui aspirare. Come proseguire il percorso verso la neutralità carbonica? Quale il ruolo assegnato al gas e ai gas rinnovabili?

La roadmap verso la neutralità carbonica rimane centrale per tutto il settore energetico europeo e Snam è stato uno dei primi operatori infrastrutturali a darsi un obiettivo net zero. Siamo impegnati da anni in questa direzione tramite l’innovazione e l’efficienza energetica, grazie alle quali abbiamo già ottenuto risultati importanti e che ci consentiranno di abbattere progressivamente le emissioni di metano e gas a effetto serra – già in termini assoluti molto basse – derivanti dalle nostre attività. Oltre a ciò, stiamo investendo nei gas verdi, in primo luogo il biometano da rifiuti e agricolo, che integrerà in misura crescente il mix contribuendo non solo alla decarbonizzazione del sistema, ma anche alla sicurezza energetica del Paese. Medesimo ruolo potrà avere, in prospettiva, anche l’idrogeno, sul quale abbiamo già condotto approfonditi test di compatibilità sia della rete di trasporto sia degli stoccaggi. I gas rinnovabili cresceranno e le infrastrutture esistenti avranno un ruolo chiave nel consegnarli agli utenti finali. Il piano RePowerEu prevede una produzione europea di 35 miliardi di metri cubi di biometano, oltre a 10 milioni di tonnellate di idrogeno prodotto in Europa e altrettante importate, al 2030.

La Presidente della Commissione Europea ha recentemente siglato un Memorandum d’Intesa con il Presidente azero Aliyev per incrementare le importazioni verso l’Europa di gas e sostanzialmente raddoppiarne i volumi entro il 2027, aumentando la capacità delle infrastrutture di trasporto, incluso il gasdotto TAP. Quale ruolo potrà avere il Corridoio meridionale per la sicurezza degli approvvigionamenti?

A un anno e mezzo dall’entrata in esercizio, TAP ha trasportato oltre 14,5 miliardi di metri cubi di gas in Europa, gran parte dei quali consegnati in Italia, dimostrando tutta la sua importanza come infrastruttura di collegamento a un corridoio chiave per gli approvvigionamenti attuali e futuri. La realizzazione di questa opera ha consentito al nostro Paese e a tutta la comunità europea di aprire una nuova rotta di approvvigionamento, rendendo più solido l’intero sistema energetico. Nell’anno in corso, peraltro, è previsto un significativo aumento del contributo, nell’ordine di 2-2,5 miliardi di metri cubi in più rispetto all’anno passato. Già oggi i flussi dall’Azerbaigian valgono tra il 10 e il 15% delle importazioni dell’Italia; in futuro, con un’espansione della capacità di TAP fino a un eventuale raddoppio della portata (da 10 a 20 miliardi di metri cubi annui), questa quota potrà crescere ulteriormente. Si tratta di un processo che potrà completarsi in alcuni anni, sulla base delle richieste del mercato, e che non richiederà modifiche alla tubazione.

La crisi globale del mercato del gas sta causando cambiamenti strutturali a velocità sinora impensabili, anche durante il difficile contesto pandemico. Da più parti vengono evidenziate le possibilità che l’Italia avrebbe per giocare un ruolo di hub energetico nel Mediterraneo, divenendo un punto nodale delle importazioni nell’UE, giocando quindi un ruolo strategico anche per i paesi del Centro e Nord Europa. A che punto siamo e quali sarebbero i benefici?

I mercati energetici stanno attraversando un periodo particolarmente delicato, caratterizzato da un forte aumento dei prezzi e da una rinnovata attenzione al tema della sicurezza degli approvvigionamenti. In questo contesto, l’Italia è ben posizionata grazie alla sua collocazione geografica e alla sua dotazione infrastrutturale, e si candida quindi a rafforzare il proprio ruolo di hub energetico del Mediterraneo e dell’intero continente. Grazie agli investimenti fatti da Snam sulla rete e in particolare a quelli per il reverse flow (l’inversione di flusso nelle condotte), con un possibile futuro aumento dei flussi da Sud – pensiamo soprattutto al raddoppio del TAP e al potenziale incremento dei volumi dall’Algeria – l’Italia potrà essere un Paese anche di transito e non più solo di consumo. Questo vorrà dire essere in grado, a regime, di rifornire anche i Paesi del Nord Europa, contribuendo a ridurre lo storico differenziale di prezzo che il nostro mercato sconta rispetto a quello olandese. E in futuro, sempre attraverso le infrastrutture esistenti, potremo trasportare anche idrogeno verso le aree dove si concentreranno i consumi, specialmente industriali e legati ai settori energivori.