È possibile rispondere allo stesso tempo sia alle emergenze climatiche che a quelle sociali? Mentre le inondazioni e gli incendi che hanno colpito l'Europa e il mondo ci mostrano ancora una volta che non siamo preparati agli effetti del cambiamento climatico, la domanda rimane. E invece di opporre la lotta contro la povertà energetica alla lotta che porta al processo di decarbonizzazione delle nostre economie si tratta ora di aprire una strada comune che conduca ad una vera "transizione giusta" che non lascia "indietro nessuno".

Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, "il 6,8% delle persone che vivono in case private in tutta l'UE (30,3 milioni di persone) non sono in grado di pagare le bollette, comprese quelle energetiche e rischiano quindi di vedersi tagliare le forniture. Trentaquattro milioni di europei nel 2018, inoltre, non sono stati in grado di riscaldare adeguatamente le loro case in inverno, il che continua ad essere considerato il principale indicatore della povertà energetica. Mentre per quanto riguarda il raffrescamento, ad oggi l'Unione Europea non dispone di dati. In Italia, secondo l'indicatore elaborato dall'Osservatorio Italiano contro la Povertà Energetica (OIPE) che prende in considerazione solo le spese energetiche domestiche (troppo basse o troppo alte rispetto al reddito di chi le abita), 2,2 milioni di famiglie versavano in situazione di difficoltà alla fine del 2019 (8,5% del totale). Tutto questo considerando che in media nell'UE i costi dell'energia rappresentano solo un terzo della bolletta effettivamente pagata dalle famiglie, dal momento che il resto del costo è rappresentato da costi di rete e tasse.

Incapacità di pagare le bollette, costi energetici elevati, abitazioni che non possono essere riscaldate o raffrescate: la fuel poverty è un problema che cristallizza questioni di tipo economico (basso reddito), la struttura dei mercati energetici (costi elevati) e condizioni abitative scadenti (bassa efficienza energetica). L'Unione europea si è quindi resa conto che per conciliare gli obiettivi sociali con gli imperativi della sua politica energetica (accessibilità, sicurezza dell'approvvigionamento e sostenibilità) e i suoi obiettivi climatici a lungo termine, deve dare la priorità all'idea di consumare meno, cioè puntare sull'efficienza energetica degli edifici.

L'Italia non sembra ancora aver preso le misure con la sfida che l’attende: le soluzioni strutturali, come il bonus ristrutturazione, non sono specificamente adattate ai bisogni delle famiglie vulnerabili. La povertà energetica è ancora percepita come un problema privato e non sociale, sebbene sia anche legata a dinamiche territoriali, abitative, di inclusione sociale, di genere, di occupazione e di sviluppo. Il bonus per aiutare a pagare le bollette, pur alleviando certamente le famiglie, non può nel suo stato attuale portare cambiamenti profondi e sostenibili per il Pianeta e i suoi abitanti. E quel che è peggio è che l'Italia non è la sola a fronteggiare questa urgenza, come ha dimostrato l'Osservatorio europeo sulla povertà energetica nel 2020.

Per quanto riguarda le soluzioni esistenti, le comunità energetiche cittadine o locali, introdotte nella legislazione europea nel 2019 con l'obiettivo di stimolare la produzione locale di energia rinnovabile, potrebbero permettere di limitare le spese della rete e quindi limitare le bollette. Ma il legame con l’accessibilità dell’energia è tutt'altro che automatico. Allo stesso modo, per aumentare l'integrazione delle energie rinnovabili, le famiglie dovrebbero fare sforzi per essere più flessibili. Ma questo genera costi per coloro che hanno stili di vita e lavoro rigidi e non riescono a consumare energia nelle fasce orarie più convenienti.

Quest'estate, la Commissione europea ha quindi deciso di andare oltre, proponendo misure che dovrebbero avere un impatto duraturo sulle politiche degli Stati membri. Il nuovo articolo 8 (ex articolo 7) della proposta di direttiva sull'efficienza energetica (EED) mira a obbligare gli Stati membri a realizzare risparmi energetici per i clienti e gli utenti finali vulnerabili, le persone colpite dalla povertà energetica e le persone che vivono in alloggi sociali. Questo è un passo importante. Una soglia minima di risparmio energetico attraverso i regimi obbligatori di efficienza energetica (EEOS) dovrà inoltre essere calcolata a livello nazionale.

Nel frattempo, una delle misure di punta della Commissione, l'estensione del sistema di scambio delle emissioni di carbonio (ETS) ai settori dei trasporti e degli alloggi, al fine di stimolare gli sforzi in questi settori, potrebbe tradursi in una bomba a orologeria sociale. Secondo un rapporto dell'ERCST, l'inclusione degli edifici nell'ETS potrebbe portare a un aumento della bolletta energetica di 429 euro all'anno per famiglia europea. E sono le persone più vulnerabili, quelle con i redditi più bassi e meno integrate economicamente e socialmente, che potrebbero soffrire di più, poiché sarebbero lasciate fuori dalle misure strutturali per ridurre l’impronta carbonica.

Il nuovo fondo sociale per il clima, proposto dal vicepresidente della Commissione e leader del Green Deal Frans Timmermans, non sarà probabilmente sufficiente a coprire i previsti aumenti di prezzo e ad affrontare i problemi strutturali che verranno a crearsi. 72,2 miliardi di euro di risorse del Fondo sociale per il clima verrebbero dal bilancio dell'UE, il che corrisponde a un quarto delle entrate previste dallo scambio di emissioni di carbonio (ETS) per gli edifici e il trasporto stradale.

È certamente positivo che le misure per combinare la transizione energetica e il miglioramento delle condizioni abitative siano sempre più convergenti. Migliorare il rendimento energetico degli edifici esistenti a livelli A o B potrebbe affrontare molti dei problemi ambientali, economici, sociali e di sovrautilizzo dell'energia in Europa. Tuttavia, per avere un impatto reale sui nuclei più vulnerabili, questi programmi devono prima di tutto essere socialmente orientati e inclusivi nella loro progettazione e nei loro obiettivi. Riducendo la quantità di energia consumata negli edifici, l'Europa raggiungerà i suoi obiettivi ambientali. Creando posti di lavoro locali e migliorando il comfort termico delle case, la ristrutturazione fornirà una soluzione sostenibile alla povertà energetica. Che la riduzione della fuel poverty sia un alleato diretto nella lotta contro il cambiamento climatico è indubbio. Ma forse i tempi non sono ancora maturi per una reale consapevolezza da parte di una grossa fetta dell’opinione pubblica e della politica europea.