La scienza al servizio dell’industria, l’industria al servizio delle politiche climatiche. Nella cornice degli Accordi di Parigi, che punta a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, è nata la Science Based Target initiative (SBTi), che oggi conta oltre 1.200 aziende private. L’iniziativa è una partnership tra CDP, il Global Compact delle Nazioni Unite, il World Resources Institute (WRI) e il World Wide Fund for Nature (WWF) che negli anni hanno investito per definire le migliori pratiche aziendali nella definizione di obiettivi climatici basati sulla scienza, allargando la rete di aderenti e aggiornando la formazione garantita a chi intraprende questo percorso di decarbonizzazione.

Per fissare obiettivi basati sulla scienza, le aziende devono seguire un processo rigoroso che porti alla definizione di un obiettivo di riduzione delle emissioni in linea con i criteri del SBTi e presentare l'obiettivo per la convalida. La scienza intorno alle emissioni di gas serra è in continua evoluzione e così anche la metodologia SBTi viene aggiornata continuamente: l’ultima versione dei criteri e raccomandazioni e il protocollo di convalida degli obiettivi sono stati pubblicati nell'aprile 2020 e nuove versioni sono già in fase di sviluppo.

Gli obiettivi basati sulla scienza funzionano

La domanda da cui questa esperienza nasce è quella che tutt’ora guida il progetto: gli obiettivi basati sulla scienza stanno supportando e accrescendo l'impegno aziendale nella lotta ai cambiamenti climatici?

Un nuovo rapporto sui progressi del SBTi ha mostrato che il processo sta funzionando - la tipica azienda con obiettivi scientifici ha ridotto le sue emissioni dirette (scope 1 e 2) a un tasso lineare del 6,4% all'anno, superando il tasso del 4,2% necessario per limitare il riscaldamento a 1,5°C, secondo i percorsi derivati dagli scenari climatici. Allo stesso tempo, una recente indagine su 338 aziende con obiettivi scientifici approvati ha dimostrato una riduzione delle emissioni combinate del 25% dal 2015, per un totale di 302 milioni di tonnellate metriche di CO2 equivalente – pari alla quota emessa annualmente da 78 centrali elettriche a carbone.

Quali metodi di obiettivi basati sulla scienza sono ammissibili attraverso l'SBTi?

Ci sono attualmente due metodi open-source, liberamente disponibili, per la definizione degli obiettivi utilizzati dall'iniziativa Science Based Targets, progettati per valutare gli obiettivi di riduzione delle emissioni aziendali.

L'Absolute Contraction Approach (ACA) è un metodo a taglia unica che assicura che le aziende che fissano gli obiettivi forniscano riduzioni assolute delle emissioni in linea con i percorsi di decarbonizzazione globale. Questo è l'approccio scelto dalla stragrande maggioranza delle aziende che fissano obiettivi basati sulla scienza. Nel 2020, infatti, due terzi degli obiettivi approvati dalla SBTi 2020 hanno usato questo metodo.

Il Sectoral Decarbonization Approach (SDA) è un metodo alternativo che permette di derivare le metriche e gli obiettivi di intensità carbonica dai percorsi di mitigazione globale per alcune delle attività a più alta intensità di carbonio, come il trasporto su strada, l'aviazione, la generazione di elettricità o la produzione di materiali di base. Queste metriche specifiche possono aiutare a comprendere il diverso ritmo al quale i diversi settori e attività economiche si decarbonizzano. L'attuale versione della SDA supporta obiettivi di 1,5°C per la produzione di energia, mentre i metodi per gli altri settori si basano su percorsi “ben al di sotto dei 2°C” dell'IEA.

Al proposito, SBTi sta sviluppando percorsi specifici da 1,5°C per i diversi comparti, come quello pubblicato dall'SBTi per il settore energetico nel giugno 2020. E anche se il numero limitato di percorsi di mitigazione con caratterizzazione settoriale rappresenta ad oggi un collo di bottiglia, questa non è una buona ragione per rinunciare all'immenso valore che i percorsi settoriali possono portare per guidare la decarbonizzazione dell'economia globale - un approccio ampiamente abbracciato da Climate Action Pathways dell'UNFCCC, Mission Possible, e la Transition Pathway Initiative, e molti altri.

Il conflitto tra crescita economica e riduzione delle emissioni

Nei primi anni della sua attività, la SBTi ha utilizzato metodi di calcolo che allocano il bilancio globale del carbonio usando metriche economiche come il valore aggiunto e il contributo del PIL. Nel corso del tempo, l'analisi e l'esperienza hanno rivelato che spesso questo approccio, se utilizzato da aziende in fase di crescita significativa, può portare ad aumenti assoluti delle emissioni. Per esempio, un’azienda con un tasso di crescita annuale composto del 10% sarebbe stata autorizzata ad aumentare le proprie emissioni assolute del 48% tra il 2015 e il 2030 se avesse utilizzato uno dei vecchi metodi di definizione degli obiettivi di intensità economica. Mentre, più correttamente, nello stesso periodo un'azienda che utilizza il metodo ACA dovrebbe ridurre le sue emissioni assolute del 63%.

Inoltre, gli indicatori di intensità economica (ad esempio, tonnellate di CO2/profitto) sono soggetti a una serie di variabili che possono portare a cambiamenti apparenti nell'intensità di carbonio di un'azienda che non hanno nulla a che fare con le sue prestazioni ambientali, ma piuttosto con fattori esogeni come la fluttuazione dei prezzi delle materie prime, l'inflazione, o i cambiamenti nel contributo relativo delle diverse attività commerciali al bilancio aziendale.

Lo scontro tra crescita economica e riduzione delle emissioni è un tema che accompagna la storia di SBTi fina dalla sua nascita e che spesso ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma l'imperativo di guidare le riduzioni nell'economia reale e di ricercare metodi sempre più efficaci ha guidato e continuerà a guidare le decisioni di questa iniziativa. L'obiettivo dell'iniziativa Science Based Targets è sempre stato quello di utilizzare metodi di definizione degli obiettivi solidi e liberamente disponibili che guidino ambiziose riduzioni delle emissioni di gas serra.

E l’Italia?

In Italia sono tredici le compagnie che hanno assunto impegni attraverso la SBTi, tra cui spiccano Enel, Snam, ERG, IREN ma anche etichette che operano in settori non legati al mondo dell’energia, come il gruppo Schneider, Armani, Nexi e Poste Italiane. A queste si aggiungono 13 aziende che hanno fissato target climatici. Si va dalla Barilla, che punta a ridurre le emissioni assolute di gas serra dirette (scopo 1 e 2) del 25% entro il 2030 (anno base 2017) al Gruppo Hera che intende tagliare del 37% le emissioni in atmosfera entro il 2030 rispetto al 2019, anche con  un aumento dell’uso di energia elettrica da fonte rinnovabile per i consumi interni, dall'83% nel 2019 al 100% entro il 2023. L’adesione risulta comunque in fase di crescita. Basti pensare che la metà delle adesioni alla SBTi da parte di imprese italiane è avvenuta nei primi sei mesi del 2021.