La sempre più spesso evocata transizione ecologica sarà necessariamente costosa in considerazione della necessaria e radicale trasformazione del modo in cui ci si approvvigionerà, si distribuirà e si consumerà l’energia in futuro. Secondo il paradigma della just transition, il processo di transizione dovrebbe anche essere accompagnato da misure volte a “schermare” i soggetti più vulnerabili. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni, descritti nel Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), e recentemente resi ancora più stringenti dalla recente Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, eserciteranno una notevole pressione al rialzo sui prezzi dell'energia e, nello specifico, sui prezzi dell'energia elettrica, il vettore favorito dal processo di transizione. Ai rischi posti da questo complesso scenario si sono aggiunti quelli legati alla Pandemia, che fa registrare un peggioramento generalizzato delle condizioni economiche delle fasce vulnerabili della popolazione con un preoccupante incremento negli indicatori di povertà. Tutto questo rende necessaria una tempestiva riflessione sulle modalità di finanziamento delle politiche di decarbonizzazione e sulla realizzazione di misure che ne limitino gli effetti di tipo regressivo.

In questo articolato contesto, particolare rilevanza assume il problema della povertà energetica (PE), ovvero la considerazione di come le famiglie più vulnerabili siano vincolate da quei consumi di energia che sono per loro essenziali. Nell’ottica di approfondire le determinanti della PE e le policy per combatterla, l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) ha recentemente pubblicato il secondo Rapporto sulla povertà energetica in Italia.

Il primo passo per tenere conto di questo problema è quantificarlo: la decisione su come procedere a tale misurazione è controversa, anche a causa della scarsa disponibilità di dati granulari. Dal 2017 le istituzioni pubbliche fanno riferimento a una misura di povertà energetica nei documenti strategici che descrivono le misure per la transizione energetica (la SEN del 2017 e il già citato PNIEC del 2019). Tale misura, proposta da alcuni ricercatori OIPE, per il 2018 (ultimo dato disponibile) fissa all’8,8% la percentuale di famiglie in PE in Italia, pari a 2,3 milioni di famiglie. A livello regionale, si riscontra una forte divergenza tra le aree del paese con una maggior incidenza del problema nelle regioni del Mezzogiorno.

In alternativa, si può guardare al consumo minimo di energia sulla base delle informazioni contenute negli Attestati di Prestazione Energetica (APE). Nel Rapporto si illustrano due applicazioni di tale metodo: nel primo caso si evidenzia la distribuzione, a livello comunale (nella provincia di Treviso), della PE e la sua dipendenza dal reddito, dimensione/età della casa, classe di efficienza energetica e tipologia di combustibile usato per il riscaldamento; nel secondo, si stima il reddito minimo per mantenere un certo livello di comfort ritenuto essenziale, in base alle condizioni degli appartamenti in Emilia-Romagna.

In considerazione del progressivo aumento delle temperature e dei livelli di umidità indotto dal cambiamento climatico, nel Rapporto viene presentata un’analisi sull’atteso aumento della domanda di raffrescamento (IEA, 2018) e il suo impatto in termini di spesa aggiuntiva. Dall’analisi risulta che i costi per l’acquisto e l’esercizio incidono diversamente sulle condizioni economiche delle famiglie; anche questa considerazione richiede una riflessione in termini di definizione delle politiche di sostegno (un po’ come dovrebbe avvenire per il superbonus per le ristrutturazioni energetiche).

Il Rapporto include, inoltre, una prima analisi empirica del rapporto tra PE e trasporti: ne emerge che, dando nella stima ugual peso alle ipotesi sul possesso d’auto e sulle condizioni economiche, vi sia una maggiore incidenza del problema nel Mezzogiorno; diversamente, nella stima dove viene data più enfasi al possesso d’auto, si rileva una maggiore incidenza del problema nelle aree periurbane e rurali del Centro-Nord.

Concludono la prima parte due contributi che evidenziano la particolare esposizione alla PE di anziani e immigrati.

Nella seconda parte del Rapporto 2020, vengono discusse alcune policy di contrasto alla PE, a partire dal contributo potenziale degli approcci comportamentali (behavioral) e di come politiche di carbon pricing possano avere effetti redistributivi significativi, peggiorando le condizioni delle famiglie più vulnerabili, salvo predisporre meccanismi compensativi.

Il Rapporto si conclude con un’analisi critica dei contenuti del PNIEC. La Transizione ecologica è necessaria per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici e allineare la nostra economia alle tendenze future delle economie globali. Tuttavia, è allo stesso tempo necessario riconoscere che le modalità di sostegno e di finanziamento delle politiche per la Transizione non sono neutrali. Non solo è centrale capire quali sono i costi complessivi per il sistema ma anche come questi sono ripartiti. In quest’ottica, un buon disegno delle misure necessarie per la Transizione renderanno - nel tempo - questo importante processo sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello politico e sociale.

A cura di Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci, coordinatori dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (OIPE). Nato in Febbraio 2019, l’OIPE è un network di ricercatori ed esperti che si occupa di povertà energetica e si prefigge di sviluppare ricerca sul tema e divulgarne i risultati.