L’ultima miniera di carbone ed il piano di chiusura: il 31 dicembre 2018 si è voltato pagina dopo oltre 70 anni di storia e di lavoro
Quando si parla di miniere in Italia si pensa al Sulcis-Iglesiente e riferendosi al carbone viene spontaneo parlare del polo industriale di PortoVesme a Portoscuso (SU) e della limitrofa miniera di carbone.
Infatti, nel secondo dopoguerra del secolo scorso, le società private che detenevano le concessioni minerarie metallifere si ritirarono lasciando spazio all'intervento statale, che si orientò verso la realizzazione di un grande polo metallurgico di trasformazione dei minerali non ferrosi che potesse assorbire i dipendenti delle miniere del Sulcis-Iglesiente in fase di chiusura. Il polo industriale di Portovesme si sviluppò all’inizio degli anni ‘70 in prossimità della centrale termoelettrica a carbone dell’Enel, alimentata per l'appunto dal minerale estratto nella locale miniera.
Nel polo di Portovesme, unico in Italia per le sue produzioni metallurgiche da minerali non ferrosi, sono ancora presenti imprese che sebbene negli ultimi anni siano state interessate in vario modo da crisi del comparto dell’alluminio, in particolare connesse all’elevato costo dell’energia, hanno trovato nel Piano Sulcis (Protocollo d’intesa del novembre 2012) ed in altri interventi agevolativi pubblici la possibilità di un rilancio produttivo atteso da tempo, in particolare si tratta dello:
- stabilimento Eurallumina, attualmente in attesa delle autorizzazioni per la ripresa produttiva a seguito di modifiche di processo per allumina da bauxite;
- stabilimento SiderAlloys, exAlcoa, attualmente in ristrutturazione per alluminio primario (lingotti da fonderia).
Nella stessa area ricade inoltre lo stabilimento Portovesme srl, per la produzione di piombo e zinco da minerale, che ha mantenuto nonostante tutto la sua operatività negli anni.
Invece, la miniera, dopo decenni in cui si è tentato di avviare un grande progetto minerario di coltivazione del carbone Sulcis, il 31 dicembre 2018, coerentemente con il Piano di chiusura approvato con Decisione CE del 1° ottobre 2014, ha definitivamente cessato la produzione mineraria ed ha avviato le procedure di messa in sicurezza e sistemazione ambientale dei siti ex produttivi.
Parallelamente al progredire del Piano di chiusura, negli anni scorsi sono stati avviati dalla società Carbosulcis dei progetti di riconversione industriale basati sul paradigma dell’economia circolare, proseguendo al contempo nella gestione dell’impianto in superficie/sottosuolo per Rifiuti Speciali Non Pericolosi (RSNP) che sono stati in esercizio fino a dicembre 2019.
Il paradigma dell’economia circolare è stato applicato agli asset disponibili: le considerevoli ed uniche infrastrutture superficiali e sotterranee esistenti ed i specifici flussi di materia (carbone) ed energia (geotermica) propri della precedente attività industriale. In tale contesto, con le competenze dei tecnici e delle maestranze della società, utilizzando il sistema della ricerca sardo e collaborando con eccellenze scientifiche internazionali, è stata applicata la logica di circolarità e sostenibilità dichiarate per la definizione del piano di riconversione industriale.
Il più importante tra i progetti di riconversione, tutti ad elevato contenuto tecnologico, è il progetto ARIA (distillazione criogenica di isotopi stabili) che la società sta realizzando con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) per costruire una infrastruttura sperimentale che verrà utilizzata per un ambizioso progetto di ricerca di base condotto da una collaborazione internazionale denominata DarkSide, presso i Laboratori del Gran Sasso. Il progetto è stato avviato nel 2016 e consiste nella sperimentazione di una torre di distillazione criogenica dell’altezza di 350 m installata nel Pozzo 1 di Seruci, per la produzione di isotopi stabili arricchiti ad altissima purezza.
La distillazione criogenica rappresenta infatti il metodo di produzione più efficace ed efficiente per ottenere isotopi stabili arricchiti, quali l’isotopo 40Ar, di interesse per la ricerca scientifica sulla materia oscura.
Pozzo Seruci 1 e rendering dell’impianto ARIA
Fonte: www.carbosulcis.eu
Oltre ad ARIA, vi è il progetto Spirulina del Sulcis, finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna (RAS) e realizzato in collaborazione con l'Università di Cagliari, che prevede la sperimentazione di un fotobioreattore per la coltivazione di alghe azzurre (Spirulina).
L'impianto è in marcia da dicembre 2018 e procede nella fase di testing. Il fotobioreattore è stato appositamente disegnato, per studiare in dettaglio la nuova tecnologia e valutare la possibile coltivazione industriale di Spirulina di grado farmaceutico.
Il fotobioreattore è costituito da un circuito chiuso in cui circola il fluido di coltivazione riscaldato alla temperatura ottimale per permettere la riproduzione dell'alga dall’acqua geotermica edotta dalla miniera. Per l'induzione della movimentazione del fluido di coltivazione nei tubi di borosilicato, onde minimizzare lo stress meccanico e relativa probabilità di rottura dei filamenti di spirulina, si applica inoltre una tecnologia “air lift” innovativa, per mezzo di anidride carbonica ed azoto.
Fotobioreattore per Spirulina e serbatoio di stoccaggio acqua geotermica:
Fonte: www.carbosulcis.eu
Ancora, il progetto sulla lisciviazione del carbone per produrre ammendante organico, che poggia sulle solide basi di un brevetto riconosciuto dall’European Patent Office nel 2016 di proprietà della società Carbosulcis, è stato sperimentato su scala pilota con successo fino al 2018, verificandone la scalabilità industriale della produzione per l’utilizzo in campo agricolo come “attivatore”.
Schema di produzione dell’ammendante organico
Fonte: www.carbosulcis.eu
Nell’ambito del contesto di riconversione produttiva sopra delineato, con l’obiettivo anche di attrarre l’interesse di potenziali investitori industriali al fine di valorizzare il territorio e entrare in un mercato globale in elevata espansione, come quello dei prodotti fertilizzanti per la bioagronomia, la RAS nel 2019 ha finanziato alla società un’ulteriore programma di ricerca applicata su nuovi prodotti fertilizzanti e disinquinanti dalla lisciviazione del carbone (FeDE).
Infine, per sostenere lo sforzo di trasformazione dei processi industriali è stato studiato dalla società in collaborazione con l’Università di Cagliari un modello energetico che prevede la realizzazione di un sistema integrato che cattura l’energia discontinua delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER), l’accumula in maniera efficiente e la fornisce alle utenze energivore. La disponibilità di infrastrutture in sottosuolo, circa 15 km di gallerie di struttura e la presenza di una cabina di trasformazione collegata alla rete elettrica con doppia linea da 150kV, si sposano infatti perfettamente con un progetto sperimentale sulle tecnologie di accumulo dell’energia.
Il progetto ES - Energy Storage - consiste nell’applicazione di tecnologie innovative al surplus di energia elettrica prodotto dalle FER ampiamente disponibili nell’area e suscettibili di implementazione anche nelle aree di proprietà della società; tutte le tecnologie, attraverso materia o energia, sono tra loro interconnesse, nel dettaglio:
- accumulo di Energia Potenziale Elastica in Sottosuolo - Adiabatic Compressed Air Energy Storage (A-CAES), ovvero aria compressa stoccata nei serbatoi ricavati dalle gallerie; il calore prodotto dal processo adiabatico viene recuperato in un termoclino e riutilizzato nei processi industriali;
- accumulo di Energia Potenziale Cinetica - Flywheel Energy Storage System (FESS), ovvero Volani installati in sicurezza nelle gallerie, capaci di fornire alla rete di distribuzione potenze elettriche elevate in tempi brevissimi;
- accumulo di Potenziale Chimico attraverso Ammoniaca (NH3), ossia un vettore ideale per trasportare e conservare azoto e idrogeno, sinergico ai Progetti Aria e sui Fertilizzanti;
- gestione, armonizzazione e ottimizzazione dei sistemi attraverso Smart Grid Tecnologies (SGT).
Ultimo ma non meno importante, è il progetto del Laboratorio in sottosuolo (ULISSE) dedicato alla sperimentazione delle tecnologie Carbon Capture and Storage - CCS da realizzare con Sotacarbo, società pubblica RAS-ENEA con sede a Carbonia (SU).
Sarà necessario ancora un lungo percorso di lavoro ma la visione che ha guidato l’avvio della riconversione industriale della miniera viene mantenuto anche nell’attuale gestione e la collaborazione con grandi istituti e centri di eccellenza nella ricerca rimane di vitale importanza. Infatti, quando si investe in conoscenza e tecnologia i tempi sono più lunghi ma lo sviluppo è più concreto e duraturo.
In conclusione, oltre alla miniera, anche l’intero Sulcis-Iglesiente ha bisogno di plasmare un nuovo futuro sostenibile per superare le sfide significative della transizione energetica. Il territorio sta subendo ancora perdite di posti di lavoro che richiedono un piano ambizioso che inneschi investimenti e adatti competenze attraverso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori, strumentali per facilitarne la sostituzione in contesti lavorativi in evoluzione.
L'area è stata candidata all’intervento del Fondo per la transizione giusta (JTF) promosso dalla Commissione europea e questa è un’occasione che non si può perdere.
Ing. Antonio Martini, Dirigente della Direzione Generale per gli Incentivi alle Imprese del Ministero dello sviluppo economico; già Amministratore unico Carbosulcis S.p.A. (2015-2019)