Il 18 gennaio 1970, dalle pagine del New York Times, venne pubblicato un appello per la difesa del Pianeta. Un appello che il 22 aprile portò 20 milioni di americani per le strade: fu il primo Earth Day della storia, nonché l’inizio dell’ambientalismo moderno. La chiamata del New York Times era perentoria già all’epoca. “Inizieremo a recuperare l'ambiente che abbiamo distrutto", dichiarava l'annuncio. Si era in cerca di “soluzioni reali piuttosto che retoriche” già allora, e si chiedeva di aspirare a “un futuro degno di essere vissuto”. Il primo annuncio comprendeva anche un tagliando che invitava i lettori a inviare donazioni a “The Environmental Teach-In”, un'organizzazione no-profit intenzionata a creare un programma di educazione ambientale nelle scuole, nei quartieri e nelle comunità americane.

Il gruppo che organizzò la prima Giornata della Terra gestiva il coordinamento nazionale da un piccolo ufficio di Nortwest Washington, contando sulle donazioni per portare a termine l'evento. La generosità non tardò ad arrivare e fortunatamente per The Environmental Teach-In l’annuncio diede i suoi frutti. La prima Giornata Mondiale della Terra portò a una serie di leggi per l’ambiente: il Clean Water Act per la qualità dell’acqua; l’Endangered Species Act per la protezione delle specie in pericolo di estinzione; e l'istituzione dell'Agenzia per la Protezione Ambientale.

Sono passati 50 anni da allora e la Giornata della Terra assume un significato ogni anno più concreto. Forse perché quella che nel 1970 suonava come una chiamata alle armi spropositata oggi, nel 2020, ha il sapore dell’emergenza. Ma se si contestualizza meglio, ci si rende conto che un’emergenza esisteva anche a quel tempo. Erano gli anni del grande inquinamento, dello smog denso che avvolgeva le metropoli, del DDT e dei rifiuti nucleari. L’annuncio esordiva denunciando la presenza di una “malattia che ha infettato il nostro paese”, sottolineando come il vettore di questa malattia fosse l’uomo. Beffardamente, quelle parole sembrano più attuali oggi che allora. È cambiato il nemico, o forse a un nemico se ne è aggiunto un altro, o addirittura il primo nemico è alleato del nuovo, come dimostrano alcuni studi sul ruolo di vettore che avrebbero avuto le polveri sottili nella diffusione del Covid-19.

Sebbene la crisi ambientale di oggi - il cambiamento climatico - sia diversa dal devastante problema di inquinamento che diede lo sprone per la prima Giornata della Terra, la causa principale è rimasta la stessa: gli esseri umani.

Vista la particolarità della condizione sociale, la chiamata nelle piazze si è trasformata in una maratona virtuale e multimediale che ha preso il nome #OnePeopleOnePlanet. Dodici ore di eventi, dibattiti, approfondimenti in diretta su RaiPlay, che hanno visto la collaborazione di diverse personalità della scienza e dello spettacolo e la collaborazione del Movimento dei Focolari e di Huawei.

La maratona italiana si è inserita in quella globale, #Earthrise, coordinata dalla sede di Washington. In uno dei momenti clou della giornata, il cantante Zucchero “Sugar” Fornaciari, in una Piazza Colosseo deserta a Roma ha eseguito per la prima volta in assoluto l’inedito brano “Canta la vita”, tratto da “Let Your Love Be Know” di Bono Vox con il testo in italiano a firma di Zucchero. Uno spettacolo che grazie alle tecnologie digitali è stato già visto da 136 milioni di persone. La performance si è svolta nella stessa Roma che ha visto Papa Francesco firmare e annunciare l’enciclica Laudato Si’ e recentemente offrire il perdono al mondo da una piazza San Pietro completamente vuota. Abbiamo deciso di raccogliere il messaggio di speranza lanciato dal Papa attraverso un'immagine suggestiva che racconta al mondo la bellezza dell'arte e l'immenso valore della cultura, patrimonio universale da tutelare con l'impegno di ciascuno di noi.

L’emergenza della pandemia ha permesso a tutti i popoli di fermarsi a riflettere, nello stesso momento e con le stesse emozioni. Mi auguro che da tutto ciò possa scaturire un futuro migliore per la comunità globale: più giusto e felice dei due secoli di economia “predatoria” che ha spesso alimentato sfruttamento e inquinamento. Ogni anno l’Earth Day mobilita miliardi di persone in tutto il mondo. Basti pensare che, nonostante il lockdown che costringe a casa quasi 4 miliardi di esseri umani, secondo i primi dati, questa edizione ha mobilitato oltre 100 milioni di persone in 193 paesi. Speriamo che ciò si traduca in impegno quotidiano, sia civico che politico, per la salvaguardia di quel Pianeta che celebriamo ogni anno ma che dovremmo celebrare ogni giorno.