Un nuovo sguardo deve investire la città e il territorio. La città nella quale oggi abitiamo è una città estesa, diffusa, che ingloba paesaggi, agricoltura, attività, infrastrutture e luoghi dell’abitare. Progettare la città di oggi, in particolare la città europea contemporanea, significa avere a che fare con sistemi insediativi complessi che necessitano di essere compresi, non solo per i problemi che hanno creato, ma per il capitale collettivo che essi rappresentano: un capitale energetico (luogo di accumulazione di energia grigia), un capitale spaziale (da riusare, riparare, adattare perché mantenga ed aumenti il suo valore), un capitale culturale che testimonia di fasi di modernizzazione e razionalizzazione territoriale. Cambiamento climatico e nuovi rischi, transizione energetica e sociale possono diventare leve e occasioni di questo nuovo sguardo, capaci di illuminare la specificità e le differenze tra situazioni e territori. La descrizione è la presa di coscienza dei loro limiti e delle loro potenzialità. La descrizione è progetto.

Il suolo ha un’importanza cruciale nel costruire un territorio resiliente, a tutte le scale, dallo stoccaggio di CO2, alla mitigazione delle temperature elevate nelle aree urbane, all’infiltrazione e depurazione dell’acqua, alla produzione alimentare…Oggi il “progetto di suolo”, indicato da Bernardo Secchi come il progetto che più di altri connota il fare urbanistico, si riveste di nuovi e profondi significati. Oltre a toccare i temi tradizionali della proprietà fondiaria, dello spazio pubblico, della qualità urbana e del paesaggio, il progetto di suolo si arricchisce di nuove dimensioni che prendono in considerazione le molteplici funzioni, le diverse consistenze, alterazioni e gradi di urbanità del suolo. All’interno della visione No Net Land Take EU 2050, il recupero, la rigenerazione e la valorizzazione del suolo della città-territorio e di tutte le sue funzionalità è cruciale per progettare la transizione ecologica, economica e socio-demografica di città e metropoli.

La città è una risorsa rinnovabile. Il progetto come idiografia.

Il tema della differenza - vale a dire della presa in considerazione dell’individualità delle diverse situazioni urbane e territoriali, sociali e ambientali -, e della sua rivelazione o costruzione percorre il progetto urbanistico da molti decenni e segna, con la sua presenza, il superamento di un’idea di conoscenza generale e sempre generalizzabile; quel tipo di conoscenza che per un breve lasso di tempo l’urbanistica moderna ha sostenuto e propugnato nei molti paesi nei quali si è realizzata.

La costruzione di una conoscenza situata, che non pretende l’universalità ed emerge da luoghi ed esperienze, è fondamentale nella definizione delle differenze. Tuttavia, anche il tema della differenza può arrivare a produrre luoghi comuni o replicare immagini solo intraviste altrove, per esempio quando il problema della sostenibilità e della resilienza è affrontato attraverso “ricette” semplificate e generiche. Il progetto di una nuova parte di città a Rennes, per circa 12.000 nuovi abitanti e diverse migliaia di posti di lavoro, su terreni industriali-militari inquinati e coperti da piattaforme di calcestruzzo sulle quali una nuova natura, fragile, si era installata, si sta realizzando evitando di sovrapporre modelli astratti, ma facendo emergere ogni scelta da una lettura profonda del sito e delle pratiche che lo investono. Il progetto produce nuova natura e costruisce un abitare urbano che permette di vivere in prossimità del centro e al tempo stesso in un parco che rivela le diverse storie del sito. I suoi spazi verdi e pubblici ne sono il vero monumento.

Città porose, territori isotropi, metropoli orizzontali

Progettare la città oggi significa anche e inevitabilmente affrontare la questione della transizione ecologica, socio-demografica, economica e delle nuove forme del lavoro. Al centro del progetto della città abbiamo, più pressanti che nel passato, preoccupazioni di medio e lungo periodo, nei confronti delle quali il nostro grado di consapevolezza è ancora insufficiente e l’incertezza elevata.

È in questi momenti che le pratiche ed i concetti che utilizziamo devono essere sottoposti a critica profonda. È ciò che abbiamo fatto con una serie di ipotesi e ricerche che hanno approfittato di un interesse rinnovato per il tema del futuro della città, studiando ed elaborando scenari e visioni per alcune grandi metropoli del mondo. Queste ipotesi sono un contributo alla costruzione di un nuovo discorso sulla città, al progetto per il suo futuro.

Nel caso del Grand Paris (la grande agglomerazione parigina), abbiamo proposto il progetto di una “metropoli porosa”, permeabile e connessa, attraversata da movimenti e corpi che trovano, nello spazio urbano, nuove relazioni e possibilità di incontro. Il progetto di città porosa parla di suoli filtranti, di geografie inclusive, di parchi che non separano, di tessuti urbano-rurali da riusare e stratificare, immaginando un riciclo 100% dell’energia grigia presente nei luoghi, di mobilità alternative all’automobile e di un nuovo ruolo strutturante del trasporto pubblico.

« La Grand Paris, la ville poreuse» (2009)

Fonte: Bernardo Secchi, Paola Viganò

La visione per Bruxelles all’orizzonte 2040 è di una “metropoli orizzontale”, in una delle aree urbane più dense e più interconnesse d’Europa (e del mondo), nella quale le relazioni tra i diversi centri urbani è stata, nei secoli, non solo di competizione, ma di complementarietà e di costruzione di una rete di solidarietà. Le reti pervasive del trasporto pubblico e delle acque permettono di immaginare scenari “no auto” e la riqualificazione di molte delle aree oggi occupate dall’automobile (uno scenario che abbiamo costruito anche per la cosiddetta “città diffusa” veneta, andando oltre l’idea comune della sua dipendenza dall’automobile). La distribuzione isotropica di strade e acque rappresenta un valore (un grande capitale spaziale) che possiamo ripensare in senso ecologico e sociale.

Oggi la metropolizzazione, espressione della nuova forza attrattiva di Bruxelles, così come di molte grandi città del pianeta, deve essere utilizzata per redistribuire alcuni dei vantaggi della condizione metropolitana e risolvere i problemi delle sue periferie “interne” ed esterne. Da questa capacità del progetto metropolitano di valorizzare tutti i suoi spazi e le relazioni orizzontali tra le sue diverse parti dipende la possibilità di far crescere la città-territorio in modo sostenibile. Se i paesaggi sono immagini stratificate e in continua ridefinizione, se sono prodotto di razionalizzazioni agricole ed idrauliche, di imperativi economici ed ecologici, della presa in considerazione biopolitica di rischi variegati e il prodotto di stili di vita; se i paesaggi sono prodotti dal nostro stesso sguardo selettivo che modella e rimodella le sue categorie estetiche e concettuali, dovremmo convenire che non si tratta solo di consumare il lutto di un passato difficile da ritrovare, ma di occuparsi di nuove coesistenze territoriali, per farne nuovi luoghi da abitare, nuovi paesaggi ed ecologie. Il progetto di una nuova magnificenza civile.