Nelle società complesse, uno sguardo eco-logico è quello che affronta tutti gli aspetti di un tema e li tiene insieme, cogliendone connessioni e possibili soluzioni. Anche il tema "plastica” è un nodo strategico, occorre affrontarlo in tutta la sua complessità. Perché la plastica non è un materiale banale: salva vite, garantisce l’igiene, consente la conservazione di alimenti e medicinali, permette agli aerei di volare e agli smartphone di essere nelle mani di tutti. E non corre da sola verso il mare. Ce la buttano.

Uno studio della Ocean Conservancy sottolinea come l’80% dei rifiuti plastici finiti nei mari provenga dalla terraferma e come gran parte di questi rifiuti sia di provenienza dal Sud Est asiatico. Le cause sono da attribuirsi soprattutto alla mancata raccolta - responsabile per oltre il 75% - e in misura minore ad un inefficace sistema di smaltimento. Questo dato, se da un lato può sconvolgere, dall’altro testimonia quanto sia fondamentale istituire, sostenere e implementare un sistema di raccolta, riciclo e smaltimento per valorizzare la plastica. L’Europa è il secondo produttore mondiale di materie plastiche dopo la Cina, con l’Italia secondo produttore europeo dopo la Germania. A differenza di ciò che accade in Asia, però, negli anni in Europa si è sviluppata un’importante industria del riciclo, tanto che nell’ultimo decennio i rifiuti in plastica avviati in discarica sono diminuiti del 43%, mentre quelli avviati al riciclo sono aumentati dell’80%. Gli imballaggi in plastica raccolti in Europa nel solo 2016 sono stati 16,7 milioni di tonnellate, oltre il 60% di tutta la plastica raccolta e proprio il riciclo, con il 41% è la prima destinazione degli imballaggi raccolti, seguita dal recupero energetico (circa il 39%) e la discarica (20%). La modalità di gestione a maggior tasso di crescita in 10 anni è stato proprio il riciclo con un +75%. Dato che aumenterà ulteriormente, visti gli sfidanti obiettivi disposti dal pacchetto europeo sull’economia circolare, con il target per il tasso di riciclo che dal 22,5% previsto nel 2008, viene innalzato al 50% nel 2025 e al 55% al 2030.

L’industria nazionale del riciclo della plastica continua a crescere in Italia, avviando a riciclo nel 2017 il 43,4% degli imballaggi raccolti e posizionandosi tra le prime grandi economie in Europa per tasso di riciclo, dopo Germania e Spagna. Tra il 2005 e il 2017 gli imballaggi in plastica avviati a recupero in Italia sono cresciuti del 64%. Corepla - il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica a cui aderiscono oltre 2.600 aziende tra produttori, trasformatori, importatori e riciclatori/recuperatori - è stato responsabile dell’82% dell’aumento registrato. Il sistema Corepla ha superato nel 2017 il milione di tonnellate di imballaggi in plastica raccolti. Un’eccellenza tutta italiana è rappresentata inoltre dai 15 flussi di materiali selezionati da Corepla che hanno permesso di ottimizzarne il riciclo e di ottenere vantaggi ambientali consistenti: sempre tra il 2005 e il 2017 grazie all’azione del Consorzio si è evitato l’utilizzo di oltre 3 milioni di tonnellate di materia prima vergine (oltre 300 Torre Eiffel);  il consumo di 71 mila GWh di energia primaria (il 15% di quella consumata in Italia nel 2016) e l’emissione in atmosfera di 6 milioni di tonnellate di CO2eq (oltre 6 mila voli di andata e ritorno Roma-Tokyo). Inoltre si sono ottenuti più di 2 miliardi di euro di vantaggi economici così suddivisi: 1,5 miliardi come valore della materia prima non consumata, a cui si aggiungono 450 milioni derivanti dall’energia prodotta grazie al recupero dei rifiuti di imballaggio in plastica e 93 milioni stimati per le emissioni evitate di CO2.

Numeri che Corepla ha potuto registrare soprattutto grazie ad un sempre più capillare servizio di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica: sono circa 7.300 i Comuni serviti pari al 97% della popolazione; sono 33 i Centri di Selezione e Stoccaggio per la raccolta da superficie pubblica; oltre 100 le piattaforme per il supporto sussidiario alla raccolta da superficie privata; inoltre il Consorzio si avvale di 73 impianti di riciclo (di cui 22 in Unione Europea) e 35 impianti di recupero energetico tra cementifici e termovalorizzatori (di cui 6 in Unione Europea). Corepla nel 2017 ha erogato corrispettivi per un totale di 310 milioni di euro a Comuni e soggetti da essi delegati per la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, contribuendo alla crescita del servizio.

Numeri che Corepla ha voluto celebrare in occasione dei suoi primi vent’anni di attività con la pubblicazione di un Green Economy Report “Il futuro del riciclo della plastica nella circular economy” in cui, oltre a presentare le performance delle proprie attività, fa il punto sul mondo del riciclo della plastica e sulle prossime sfide che lo attendono, anche alla luce delle ultime evoluzioni della normativa comunitaria.

Dall’estate scorsa, inoltre, in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Castalia e i principali enti territoriali, Corepla ha lanciato il Progetto pilota “Il Po d’AMare”, che prevede tecniche innovative per intercettare i rifiuti presenti nelle acque fluviali e, per quanto riguarda le plastiche, operare la loro selezione ed avviarle al riciclo. La raccolta dei rifiuti galleggianti prevista è quella messa a punto da Castalia nell’ambito del progetto “Seasweeper”, attraverso l’installazione di un dispositivo di raccolta composto da barriere in polietilene che intercettano, selezionano, intrappolano e infine raccolgono la plastica galleggiante e altri rifiuti trasportati dal fiume. Un progetto volutamente predisposto per il principale corso d’acqua italiano che attraversa tutto il Settentrione toccando 4 regioni e 13 province, e che contribuisce suo malgrado a far dell’Adriatico il mare italiano con la maggiore presenza di rifiuti. Una metodologia che in futuro potrebbe essere estesa a tutti i principali fiumi italiani e replicata anche in altri Paesi che intendono rafforzare e implementare le misure per la prevenzione e la mitigazione dei rifiuti marini e anticipare le nuove direttive sulla circular economy che prevedono impegni precisi anche per la riduzione dei rifiuti marini.

Parte dei rifiuti plastici raccolti con barriere sperimentali in polietilene nel fiume Po sono stati utilizzati per realizzare innovativi pannelli, utilizzabili per costruire case rifugio a basso costo per comunità che hanno perso le loro abitazioni a causa di disastri naturali. Il primo prototipo di “casetta/rifugio”, realizzata in collaborazione con l’ONG Waste Free Oceans (WFO) è stata recentemente esposta nel corso della Fiera Ecomondo, che si è svolta a Rimini dal 6 al 9 novembre scorsi.