A dicembre, il Consiglio di Stato cinese ha presentato la struttura del sistema nazionale di scambio dei permessi di emissione (ETS) che verrà implementato nei prossimi anni. Secondo quanto comunicato, il processo di implementazione è stato suddiviso in tre stadi in modo da consentire una transizione graduale verso un mercato nazionale, a partire dai diversi mercati “pilota” regionali che sono stati avviati a partire dal 2013.

La definizione di un mercato nazionale della CO2 arriva in un periodo storico cruciale, in cui tutti gli occhi sono puntati sulle azioni della Cina in materia di clima, soprattutto dopo l’annuncio da parte degli Stati Uniti dell’intenzione di uscire dall’Accordo di Parigi.

Ma non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Nel 2015, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che l’ETS cinese sarebbe stato lanciato entro il 2017. Da quel momento, i lavori preparatori hanno subìto un’accelerazione: è stato introdotto l’obbligo per le compagnie più inquinanti di monitorare e comunicare i dati sulle proprie emissioni, da sottoporre alla verifica di organi terzi e indipendenti. Contemporaneamente, è stato avviato un processo di capacity building per gli stakeholders, intensificato dalla creazione di centri territoriali appositi dislocati in numerose province.

Il nuovo sistema coinvolgerà sin dall’inizio i maggiori emettitori nell’ambito della generazione elettrica, mentre gli altri settori considerati importanti fonti di emissioni verranno inclusi negli anni successivi. A onor di cronaca va detto che, se anche nella sua fase iniziale coinvolgerà solo il settore elettrico, l’ETS cinese sarà di gran lunga il più grande mercato mondiale del carbonio, dal momento che le emissioni coperte sarebbero circa il doppio di quelle attualmente incluse nell’ETS europeo.

Nel maggio 2017 è stata pubblicata una bozza contenente i piani di allocazione per tre settori - elettricità, cemento, alluminio - con una prima indicazione degli standard di riferimento e della metodologia da utilizzare per determinare quanta CO2 un emettitore può rilasciare liberamente nell’ambito dell’ETS nazionale.

Questa metodologia sarà determinante nel decretare il successo o meno dell’obiettivo sistemico di ridurre le emissioni ad un costo accessibile/sostenibile. Una sovra-allocazione dei permessi, infatti, può attenuarne la domanda di mercato e ridurrebbe l’incentivo a contenere le emissioni da parte delle imprese partecipanti.

Come anticipato, il settore elettrico sarà il primo ad essere coperto dall’ETS e ne rappresenterà il nucleo centrale, dal momento che è il comparto da cui proviene la maggior parte delle emissioni. La metodologia di allocazione sperimentale presentata lo scorso maggio definisce 11 distinti parametri per i diversi tipi di impianti elettrici. Per le centrali meno efficienti, come quelle alimentate da piccole turbine a carbone, il benchmark risulta più alto della media.

Affinché il sistema di scambio funzioni al meglio, le imprese dovrebbero essere incentivate a individuare le opzioni di riduzione delle emissioni economicamente più sostenibili. Per questo è fondamentale che l’allocazione dei permessi non finisca per proteggere eventuali operatori inefficienti.

Ad esempio, molte province della Cina settentrionale ospitano un numero cospicuo di piccole e inefficienti centrali termoelettriche alimentate a carbone. In quelle aree, il settore carbonifero rappresenta una quota importante del tessuto economico e il tema della flessibilità nell’allocazione dei permessi nelle diverse regioni è stato oggetto di una trattativa interna tra i principali stakeholder. Chi gestisce i sistemi ETS ha tipicamente peccato di cautela con l’allocazione, ma il fatto che i prezzi di acquisto dei permessi sul mercato siano spesso più bassi delle previsioni (sia in Cina che su scala internazionale) significa che c’è margine per interventi più incisivi da parte delle autorità.

Il China Carbon Forum e ICF International conducono ogni due anni il China Carbon Pricing Survey, che presenta e sintetizza l’opinione di 260 stakeholder chiave – società di consulenza, industria, università, settore finanziario, piattaforme di trading e Ong - sul futuro del carbon princing in Cina.

I risultati dell’edizione 2017 recentemente pubblicata mostrano come – contrariamente alle aspettative degli intervistati - i prezzi della CO2 siano calati costantemente dal 2014 al 2016, a indicare come la sovrabbondanza di quote abbia influito sui prezzi.

Tuttavia, il rapporto del 2017 evidenzia come i rispondenti siano ancora fiduciosi sul fatto che i prezzi possano risalire. In media, si aspettano che con l’avvio del mercato nazionale i prezzi saranno superiori al livello medio corrente dei mercati pilota regionali (38 yuan/t), portandosi a 74 yuan/t nel 2020 e a 108 yuan/t nel 2025. Tuttavia, il livello dei prezzi rimarrà estremamente incerto, in particolare sul lungo termine.

Andamento dei prezzi nei mercati pilota fino ad oggi e prezzi stimati per il mercato nazionale dagli intervistati

Fonte: China Carbon Pricing Survey

Dal sondaggio si evince inoltre una differenza di risposta tra i soggetti legati all’industria e quelli non legati all’industria, con i primi che si aspettano prezzi più alti dopo il 2018. Sondaggi simili condotti in Europa e Australia mostrano invece aspettative di prezzo più basse da parte del comparto industriale. Tuttavia, la nostra survey del 2015 evidenzia come l’industria tende ad aspettarsi prezzi più elevati in Cina. Un risultato che induce a ritenere opportuna la definizione da parte del governo di un sistema di scambio dei permessi ambizioso.

Dal momento che l’obiettivo cardine di un ETS è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica, i risultati del sondaggio infondono ottimismo poiché gli intervistati ritengono che il nuovo sistema di scambio influenzerà in maniera significativa le decisioni di investimento nei prossimi anni. In particolare, nel 2017 il 38% dei rispondenti si aspetta che gli investimenti vengano significativamente o moderatamente condizionati dall’ETS, percentuale che sale al 75% se l’orizzonte è il 2025. Una simile risposta dimostra la fiducia nel fatto che il nuovo meccanismo giocherà un ruolo importantissimo nella transizione verso un’economia low-carbon.

Si aspetta che l’ETS in Cina influenzerà le decisioni sugli investimenti nel 2017? 2020? 2025?

Fonte: China Carbon Pricing Survey

Il 90% degli intervistati si aspetta che la Cina raggiunga il target governativo che prevede il picco delle emissioni di carbonio entro il 2030; il 55% prevede addirittura che il picco verrà raggiunto entro il 2025 o prima ancora. A tal proposito è interessante notare come l’8% dei rispondenti stimi che il picco sia già stato raggiunto. I recenti dati presentati dal Global Carbon Budget indicano un possibile aumento delle emissioni cinesi del 3,5% nel 2017 rispetto al 2016; tuttavia, è incoraggiante che una quota crescente di stakeholder si aspetti il picco molto prima del 2030.

Quando la Cina raggiungerà il picco delle emissioni?

Fonte: China Carbon Pricing Survey

Mentre il mercato nazionale delle emissioni avrà un impatto significativo sugli indicatori economici dei produttori di energia elettrica, la mancanza di elasticità dei prezzi elettrici cinesi induce a pensare che ci sia poco margine per raggiungere risultati positivi in termini di efficienza energetica da parte dei consumatori. Ciononostante, i recenti sforzi atti a riformare i prezzi elettrici potrebbero consentire in futuro di scaricare a valle i prezzi del carbonio. Le province di Guangdong e Zhejiang, ad esempio, stanno gettando le basi per lo scambio dei diritti di generazione elettrica nel breve termine.

Con una maggiore elasticità nella fissazione dei prezzi elettrici, ci sarebbe eventualmente la possibilità per le compagnie elettriche di riversare sui grandi consumatori elettrici il costo del carbonio. Se tutto va per il verso giusto, queste riforme verranno riprese da altre aree ad alto consumo energetico come le province di Shandong e Jiangsu. In questo modo, l’implementazione del mercato di un mercato nazionale delle emissioni e le riforme nel settore elettrico si rinforzeranno a vicenda.

Nota: Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non vanno ascritte a qualsivoglia organizzazione