L’auspicata transizione verso un modello di produzione e di consumo maggiormente sostenibile sotto il profilo ambientale richiede una serie di misure fortemente integrate dirette al mercato, al tessuto produttivo, alla formazione e alla ricerca. Una breve ricostruzione delle dinamiche che hanno recentemente caratterizzato gli investimenti in queste tre aree, con riferimento specifico alle fonti di energia rinnovabile (FER), è dunque estremamente utile per ricostruire gli indirizzi intrapresi che si stanno seguendo a livello globale e per valutarne la loro funzionalità rispetto ai più ampi obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti.

Nel corso dell’ultimo decennio, sulla base dei dati resi disponibili da Frankfurt School-UNEP Centre/BNEF, le risorse complessivamente investite a livello globale nelle FER, incluse le spese destinate allo sviluppo tecnologico, all’industrializzazione e alla realizzazione degli impianti di produzione di energia (eccezion fatta per gli impianti idroelettrici di maggiore dimensione) ammontano a più di 2.300 mld. di doll. Nel solo 2016 gli investimenti nelle FER ammontavano a 241,6 mld. di doll.: sebbene in sensibile contrazione rispetto all’anno precedente (-23%), rappresentano comunque una somma più che doppia rispetto al totale investito nel 2006.

Fig. 1 - Investimenti globali in FER per tipologia (2007-2016)

 

Fonte: elaborazione su dati Frankfurt School-UNEP Centre/BNEF

La riduzione registrata nell’ultimo anno è d’altra parte riconducibile a due distinti fattori. Il primo riflette la sempre maggiore competitività delle FER rispetto alle fonti fossili, con la progressiva riduzione dei costi di investimento che ha riguardato in prima istanza il solare e l’eolico. Nel 2016, più del 55% della nuova capacità di generazione elettrica installata a livello globale è riconducibile alle FER, per un ammontare totale di 138,5 GW di potenza, di circa il 9% superiore all’anno precedente. Gli impianti alimentati a fonti fossili hanno attratto risorse di molto inferiori (stimate in circa 113,8 mld. di doll.), pari dunque alla metà di quelle destinate alle rinnovabili, nonostante il contributo di queste ultime alla produzione globale di energia elettrica rimanga ancora estremamente limitato se si escludono gli impianti idroelettrici di grande dimensione (11,9% nel 2016).

Gli investimenti globali nelle FER per tecnologia, miliardi di dollari (2007-2016)

 

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

Eolico

61,1

74,5

79,7

101,6

84,2

84,4

89,0

106,5

124,2

112,5

Solare

36,9

61,3

64,0

103,6

154,9

140,6

119,1

143,9

171,7

113,7

Biomassa e rifiuti

23,0

17,5

15,0

16,6

19,9

14,9

12,4

10,8

6,7

6,8

Idroelettrico (< 50 MW)

6,4

7,5

6,2

8,1

7,5

6,4

5,8

6,4

3,5

3,5

Geotermico

1,7

1,7

2,8

2,9

3,9

1,8

2,9

2,9

2,3

2,7

Biocombustibili

27,4

18,4

10,2

10,5

10,6

7,2

5,2

5,3

3,5

2,2

Energia marina

0,8

0,2

0,3

0,2

0,2

0,3

0,2

0,3

0,2

0,2

Fonte: elaborazione su dati Frankfurt School-UNEP Centre/BNEF

Poco meno del 94% degli investimenti globali realizzati nel 2016 si riferiscono alla tecnologia solare e a quella eolica, entrambe tuttavia caratterizzate da una forte riduzione rispetto all’anno precedente (rispettivamente del 34% e del 9%). Le risorse complessivamente destinate all’energia solare nell’ultimo anno sono comunque maggiori di più di tre volte, in termini nominali, a quelle del 2007, mentre la nuova capacità di generazione da solare fotovoltaico (75 GW) è stata complessivamente superiore a quella delle altre fonti. Poco meno di 40 mld. di doll. sono stati diretti alla generazione distribuita e, in particolare, alla realizzazione di impianti solari di potenza inferiore a 1 MW. Con riferimento all’eolico, una sempre maggiore attenzione è stata rivolta all’eolico off-shore con un incremento del 41% rispetto al 2015 grazie ai rilevanti investimenti avviati in UK, Germania, Belgio, Danimarca e Cina.

Le altre tecnologie conservano un ruolo marginale con evidenti segnali di debolezza in particolare per biomassa, biocombustibili e piccolo idroelettrico (si veda Tabella). D’altra parte, come accennato, eolico e solare fotovoltaico hanno sperimentato progressive riduzioni di costo in conseguenza a innovazioni, economie di scala e di apprendimento. Si consideri a riguardo come il Capex (capital expenditure) medio dei sistemi di generazione da solare fotovoltaico, dei parchi eolici on-shore e degli impianti eolici off-shore si sia ridotto nel solo ultimo anno rispettivamente del 13%, 11,5% e 10%.

Fig. 2 - Quota degli investimenti globali in FER per area geografica, in % (2007-2016)

 

Fonte: elaborazione su dati Frankfurt School-UNEP Centre/BNEF

Il secondo fattore che ha contribuito in maniera determinante alla descritta flessione degli investimenti globali è la dinamica negativa degli investimenti in Cina (- 32%), che ormai dal 2013 occupa sotto questo profilo una posizione di leadership indiscussa, così come in Giappone (- 56%). La quota europea degli investimenti mondiali in FER è invece passata dal 43% del 2007 al 25% del 2016 a testimonianza di una consolidata maggiore attrattività dei mercati esteri. A livello europeo, poco meno dei due terzi delle risorse investite nelle FER fanno riferimento a due soli Paesi, Gran Bretagna e Germania (rispettivamente con 24 e 13,2 mld di doll.). Si tratta di investimenti per lo più concentrati nella realizzazione di grandi impianti eolici off-shore (fra cui il progetto Hornsea nel Mare del Nord di potenza pari a 1,2 GW), mentre lo sviluppo delle altre fonti è stato limitato, specie in Germania, dalle incertezze del quadro regolatorio. Uno scenario peraltro simile ha caratterizzato anche l’Italia con un ammontare di investimenti nelle FER di 1,8 mld. di doll. nel 2016, pari al 3% del totale europeo e allo 0,7% a livello globale.

Nel 2016, le risorse destinate alle attività di ricerca e sviluppo hanno rappresentato circa il 3,3% del totale degli investimenti realizzati a livello globale: una riduzione del 7,5% rispetto al 2015, in larga parte dovuta alla contrazione delle spese sostenute dal sistema delle imprese, particolarmente accentuata nelle tecnologie del solare, dell’eolico e della biomassa, e nei paesi europei, nei paesi asiatici e in Cina, e solo in parte compensata da un aumento della R&D di natura pubblica. Quest’ultima, aumentata nell’ultimo anno del 25%, è attesa crescere ancora per raggiungere i 10 mld. di doll. al 2020 a seguito dell’avvio dell’iniziativa Mission Innovation pensata nell’ambito dell’Accordo di Parigi sul clima. Le maggiori prospettive di innovazione, al di là di ulteriori riduzioni di costo nelle tecnologie consolidate, sembrano risiedere nello sviluppo degli impianti ibridi in grado di combinare diverse FER (come ad esempio idroelettrico-solare, eolico-solare, ecc.) beneficiando di potenziali vantaggi nella condivisione dei costi di investimento e di manutenzione e nella riduzione della variabilità della generazione.

Sotto il profilo industriale, infine, le attività di acquisizione delle imprese operanti nelle diverse fasi della filiera sono cresciute di oltre il 17% nel 2016, per un ammontare complessivo di più di 110 mld di doll., a riflesso tanto di una progressiva tendenza al consolidamento in una fase di contrazione degli investimenti, quanto della ricerca - specie da parte di fondi e operatori finanziari - dei rendimenti di lungo periodo offerti dalla gestione degli impianti già in esercizio. Le operazioni di fusione e acquisizione più rilevanti hanno riguardato i settori del solare e dell’eolico, con iniziative che hanno coinvolto sia fornitori di servizi (fra le quali l’acquisizione di SolarCity da parte di Tesla per 4,9 mld. di doll.), sia società di produzione di energia da FER (come il reverse takeover di Enel Green Power per 3,5 mld. di doll.), sia produttori di componenti (fra cui l’operazione che ha portato la tedesca Nordex ad acquisire la concorrente spagnola Acciona Windpower per 864 mil. di doll.).

Le dinamiche sin qui descritte se da un lato testimoniano la sempre più ampia diffusione delle FER e la loro crescente competitività rispetto alle fonti fossili, dall’altro stimolano una qualche riflessione sulla necessità di guardare agli investimenti in queste tecnologie non come un risultato in sé ma come un tassello di una strategia più ampia di progressiva trasformazione dell’economia in senso ecosostenibile. Sotto questo profilo, purtroppo, i risultati conseguiti sembrano essere ancora inferiori alle aspettative se si tiene conto che, sulla base dei dati dell’International Energy Agency, le emissioni climalteranti riconducibili al settore energetico sono rimaste nel 2016 ai livelli degli anni precedenti. Si tratta di un trend non sufficiente a garantire un aumento medio della temperatura globale al di sotto di 2 C° rispetto ai livelli preindustriali.