La riduzione del carbone nel portafoglio energetico della Cina, dal 75% nel 1995 al 64% nel 2015, contestualmente alla triplicazione dei consumi energetici, è l’effetto più evidente della pressione dell’inquinamento atmosferico sulla qualità della vita e dell’economia urbana nel paese, prima ancora che il risultato dell’impegno cinese verso la riduzione delle emissioni di CO2.

Negli ultimi due anni il ruolo del carbone e, parallelamente, delle fonti rinnovabili e del nucleare è stato definito da due documenti programmatici che stabiliscono obiettivi e tempi della crescita economica e che delineano la strategia energetica della Cina nel breve medio periodo: lo Strategic Energy Action Plan 2014-2020 (SEAP) e il 13th Five Year Plan 2016-2020 (13FYP).

La tabella mette in evidenza gli obiettivi “di piano” a confronto con i dati 2015.

Emergono alcuni indicatori significativi in merito agli obiettivi attesi ed al trend in atto:

1. La riduzione del ruolo del carbone nel mix energetico cinese è costante ed accelerata: dal 64% del 2015 a meno del 58% nel 2020 (secondo il 13°piano quinquennale). Una riduzione significativa, se si tiene conto dell’aumento dei consumi energetici nello stesso periodo.

2. La diminuzione dell’intensità carbonica dell’economia (rapporto tra emissioni di CO2 e PIL) del 18% rispetto al 2015, che vuol dire del 38% rispetto al 2010. Da notare che il tasso di riduzione dell’intensità di carbonio in Cina nel periodo 2014-2015 è stato del 6,4%, il doppio dei paesi del gruppo G7.

3. Il raddoppio della capacità produttiva dal vento, dal sole e dal nucleare, a fronte di una “stabilità” dell’energia idroelettrica. La Cina rimarrà il principale investitore in fonti rinnovabili (nel 2015 oltre 110 mld doll., il doppio degli USA).

Gli obiettivi al 2020 per la decarbonizzazione dell’economia cinese sono in linea con le politiche energetiche che il governo ha adottato sin dal 2006. Tuttavia, la fattibilità degli obiettivi stessi e delle misure indicate richiede il superamento di alcuni nodi critici, strettamente connessi:

a) alle trasformazioni dell’industria primaria, sia per effetto della crisi globale sia per l’aumento di efficienza dei cicli ed alla conseguente riduzione della domanda di energia. Attualmente la produzione elettrica cinese destinata all’industria è superiore alla domanda. Questa è una delle principali ragioni del blocco temporaneo alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica alimentati a carbone. Al contempo è anche uno dei driver dell’innovazione nella gestione delle reti di trasmissione dell’elettricità, al fine di ottimizzare l’impiego dell’energia disponibile;

b) alla diseguale distribuzione dell’energia elettrica in Cina, che sta orientando, da un lato, la già menzionata innovazione e gestione intelligente delle reti di trasmissione, mentre, dall’altro, stimola la realizzazione di nuovi impianti di produzione da energie rinnovabili nelle zone meno servite, al doppio scopo di rafforzare l’offerta locale di energia senza dover realizzare importanti infrastrutture per la trasmissione dell’elettricità da zone remote. 

Per far fronte a queste due sfide, il 13° Piano Quinquennale conferma la strategia degli investimenti nell’innovazione tecnologica per:

sostenere la trasformazione efficiente dei cicli di produzione, attraverso l’introduzione massiccia dell’automazione e l’aumento di efficienza e produttività;

-  integrare la produzione di energia da fonti rinnovabili con le tecnologie e i sistemi di stoccaggio dell’elettricità (batterie, stoccaggio termico);

-  realizzare un network di reti di trasmissione ad alta conduttività per rendere disponibile “in tempo reale” tutta l’elettricità prodotta nel paese, con priorità per l’elettricità generata da fonti rinnovabili;

-  sviluppare la tecnologia della cattura e stoccaggio del carbonio contestuale all’impiego del carbone per la produzione di energia elettrica o termica.

In conclusione, il phase out progressivo dal carbone è contestuale ad una strategia di medio lungo termine per dotare la Cina delle tecnologie e dei sistemi alternativi in grado di garantire la sicurezza energetica del paese e un ruolo “guida” nel mercato mondiale dell’energia.

Carbon Tracker1 - ha rappresentato il phase out del carbone in Cina con una suggestiva immagine che delinea , forse in modo ottimistico, il futuro decarbonizzato della Cina.

1 Carbon Tracker Initiative è un think tank finanziario che analizza l’impatto del cambiamento climatico sui mercati finanziari e sugli investimenti in idrocarburi, mappando i rischi e le opportunità generati dalla transizione verso un sistema energetico ‘low-carbon’.