L’Italia, si sa, è il paese dei mille borghi e dei mille campanili. Mille diversità che sono sparse su una lunga penisola, due isole molto grandi e molte altre minori: territori e insediamenti urbani diversi, caratterizzati da condizioni meteo-climatiche anche molto differenti. Basti pensare, ad esempio, che solo 3 famiglie italiane su 10 sono in possesso di sistemi per il raffrescamento, con un’accentuata variabilità a livello territoriale: 40% per il Nord-Est, 32% nel Mezzogiorno e poco meno del 25% per Nord-Ovest e Centro. A livello regionale si va dall’1,5% della Valle d’Aosta a fino a quasi il 50% della Sardegna.
Ma come e cosa consumano in materia di energia le famiglie italiane?
Stando ai dati preliminari relativi al 2015, il consumo di energia per uso domestico ha inciso per circa il 63% degli impieghi finali misurati in termini fisici e per quasi il 57% della spesa energetica. L’energia usata dalle famiglie italiane è diminuita di circa il 6% tra il 2013 e il 2015 (-14% nel 2014 e +9% nel 2015), mentre la spesa è diminuita del 12% (-15% nel 2014 e +4% nel 2015). Per soddisfare le esigenze domestiche nel 2015, secondo le prime stime effettuate nell’ambito dei conti ambientali dell’Istat, si utilizza per il 51% il gas naturale, per il 21% le biomasse (in particolare legna da ardere), per il 20% l’energia elettrica, per il 4% il gasolio, per quasi il 4% il GPL e in quantità trascurabile gli altri combustibili (carbone, coke, benzina, petrolio lampante, olio combustibile e gas manifatturato).
I dati relativi all’anno 2013 sono definitivi, mentre quelli degli anni 2014 e 2015 sono provvisori (per il 2014 si dispone, ad oggi, di un set di informazioni quasi completo, mentre per il 2015 il grado di incertezza è molto maggiore). Le stime dei consumi energetici finali delle famiglie qui presentate sono realizzate secondo la definizione propria della Contabilità Nazionale. In quanto tali, esse derivano dall’integrazione dell’insieme delle fonti disponibili, sia dirette sia indirette, opportunamente elaborate per renderle compatibili con i dati relativi all’offerta di prodotti energetici e, più in generale, con le stime del totale della spesa per consumi effettuate dalle famiglie.
Tra il 2013 e il 2015 la quantità di energia complessivamente utilizzata dalle famiglie per uso domestico (riscaldamento/raffrescamento, acqua calda sanitaria, uso cucina, elettrodomestici e illuminazione) e per trasporto in conto proprio diminuisce del 5% (-9% nel 2014 e +4% nel 2015), scendendo a 47,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep). Parallelamente si riduce la spesa del 14% (-9% nel 2014 e - 5% nel 2015), soprattutto per effetto di una diminuzione dei prezzi dei carburanti per autotrasporto.
Figura 1 - Impieghi energetici delle famiglie italiane in Mtep per tipologia di impiego – Anni 2013-2015
I dati degli anni 2014 e 2015 sono provvisori (per il 2014 si dispone di un set di informazioni quasi completo, mentre per il 2015 il grado di incertezza è molto maggiore)
Fonte: Istat, Contabilità Ambientale
Le famiglie italiane, dunque, consumano molta più energia dentro casa che per muoversi, con mezzi propri, al di fuori dall’abitazione. Va detto però che una parte non trascurabile dell’energia per uso domestico è di origine rinnovabile (biomasse e quota “verde” dell’energia elettrica).
Figura 2 - Impieghi energetici per uso domestico delle famiglie italiane in Mtep per tipologia di prodotto – anni 2013-2015
I dati degli anni 2014 e 2015 sono provvisori (per il 2014 si dispone di un set di informazioni quasi completo, mentre per il 2015 il grado di incertezza è molto maggiore)
Fonte: Istat, Contabilità Ambientale
In termini di spesa, gli italiani spendono soprattutto per l’acquisto di energia elettrica e metano: nel 2015 circa 36 miliardi di euro (mld. €), di cui il 52% per energia elettrica e il 48% per metano (nel 2013 si spendevano quasi 40 mld. €, di cui il 53% per il metano e il 47% per l’elettricità), incrementi dovuti in buona parte ai maggiori consumi di queste fonti; di gran lunga minore è la spesa per GPL, biomasse e gasolio: circa 6 mld. € in totale (a fronte dei quasi 8 del 2013).
Per quanto riguarda l’elettricità, poi, va ricordato che fino ad oggi la progressività della tariffa domestica, dal un lato, e il contenimento della potenza contrattualmente impegnata, dall’altro, (introdotti entrambi anche con finalità di tipo sociale, e in un contesto economico ed energetico completamente diverso, dove significativo era il peso dell’olio combustibile nella generazione) hanno contenuto l’uso di questa fonte.
Tuttavia, la riforma della tariffa elettrica operata dall'AEEGSI (v. Delibera 582/2015/R/eel) potrebbe indurre una progressiva evoluzione in quanto, per l’appunto, corregge le distorsioni indotte dalla struttura tariffaria progressiva e mira a diffondere i consumi più efficienti e una maggior penetrazione del vettore elettrico. Gli effetti sui consumi elettrici dovrebbero notarsi gradualmente in base alle (nuove) scelte d’investimento dei consumatori che tenderanno a preferire l’elettricità, finora generalmente limitata agli elettrodomestici e all’illuminazione e piuttosto circoscritta agli usi termici. In direzione di una maggior diffusione di biomasse ed energia elettrica per usi termici vanno anche le normative sui requisiti prestazionali degli edifici, in particolare l’obbligo di soddisfare una quota del 50% di energia per usi termici (acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento) con fonti rinnovabili (D.lgs 28/2011). Essendo le biomasse, in molte zone ad elevata criticità climatico-ambientale, oggetto di particolare attenzione per le emissioni di particolato che ne derivano, è molto probabile che si assista ad una significativa elettrificazione dei consumi termici nei prossimi anni, soprattutto laddove non è possibile allacciarsi ad una rete di teleriscaldamento, circostanza che permette di derogare all’obbligo imposto dal decreto.
È possibile seguire Mauro Alberti e Antonio Sileo su Twitter come @maualberti e @ilFrancoTirator