La European Climate Law, la quale fissa l’obiettivo di neutralità climatica al 2050, obbliga i legislatori a imporre nuovi target per il 2040 entro il prossimo ciclo politico/elettorale. È logico quindi aspettarsi che esso, con ogni probabilità, sia impostato sulla riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040. Obiettivo, questo, da ricondurre nella stessa traiettoria richiesta per il raggiungimento del traguardo net-zero al 2050. Tale obiettivo ha senso e rimane sostanziale a meno che non sia deciso un ulteriore deferimento nella riduzione delle emissioni, diciamo il rimanente 20% necessario al net-zero, dal 2040 al 2050, considerando l’introduzione di nuove tecnologie innovative che matureranno dopo il 2040.

Nel nuovo ciclo politico/elettorale, un’attenzione maggiore verosimilmente sarà rivolta  alle riduzioni nette. Giocherà quindi un ruolo cruciale la rimozione diretta delle emissioni nelle decisioni riguardanti l’obiettivo ‘net-zero’. Ciò è in continuità con la Industrial Carbon Management Strategy europea pubblicata a inizio febbraio 2024 e la Carbon Removal Certification, sulla quale si è giunti ad un accordo provvisorio nel febbraio 2024. Quest’ultimo offre diverse e necessarie opzioni per un settore come quello dell’agricoltura, dove le tensioni abbondano, ma anche per quello industriale, dove le difficoltà non sono poche, sempre in direzione della decarbonizzazione. Un punto di confronto acceso rimane l’introduzione o meno di obiettivi separati al 2040, ad esempio per quanto riguarda la riduzione di gas serra, riduzioni nette nelle pratiche agricole e in quelle industriali.

Gli obiettivi stessi per la rimozione necessitano di essere considerati attentamente, essendo sul mercato poche le tecnologie a disposizione a emissioni negative. L’entrata nel mercato per la maggior parte di esse, infatti, non si materializzerà prima del 2030, nella migliore delle ipotesi. La discussione più ampia che invece riguarda le emissioni negative necessita altresì di evitare gli effetti lock-in, per così dire a ‘mezza strada’ e soluzioni tecnologiche che potrebbero, nel breve futuro, essere cancellate da altre tecnologie in grado di affrontare appieno la riduzione delle emissioni, ma che rischiano di essere adottate soltanto dal 2040 in poi.

Rimanendo sempre su una prospettiva generale, un dibattito che affronti soltanto l’obiettivo di riduzione delle emissioni e fine a sé stesso dovrebbe essere evitato in qualsiasi modo. Il nodo, infatti, non sta nel traguardo in sé, certamente importante, ma nelle politiche implementate successivamente. Senza, infatti, un robusto set di politiche e l’attivazione di misure inserite nel Fit for 55 che aprano la strada all’introduzione di nuove tecnologie dopo il 2030, l’obiettivo diverrebbe soltanto irrilevante. Limitare il dibattito alla sola ambizione del nuovo obiettivo potrebbe anche portare ad una “regulatory fatigue” che si estenderebbe oltre il ciclo corrente. Processi legislativi affrettati e poco strutturati potrebbero avere, come effetto indesiderato, anche quello di erodere la credibilità nella transizione verde.

Il focus, dunque, durante il prossimo ciclo dovrebbe essere sulla riconferma dell’equilibrio esistente, ritrovando una modalità per riconciliare un percorso stabile per la transizione verde con quello della competitività economica. È essenziale ricordare che gli obiettivi di uno “sviluppo sostenibile dell’Europa basato su di una crescita economica bilanciata e una stabilità del prezzi” sono già stati inseriti nell’Articolo 3(3) del Trattato UE.

Ciò che importa davvero è ora poggiare le basi per politiche efficaci, le quali facilitino la messa a terra di tecnologie che siano in grado di ridurre rapidamente le emissioni dopo il 2030, piuttosto che crogiolarsi in aspettative irrealizzabili e sviluppare una legislazione ulteriormente ambiziosa durante il prossimo ciclo elettorale al 2040, senza prima digerire i cambiamenti legislativi insiti nel Fit for 55.

Un reality check su cosa i policymakers desiderino e come l’industria e la società possano realizzare e/o tollerare tutti i passaggi lungo il percorso è quindi cruciale. L’attenzione dovrebbe andare sulle tecnologie pulite e il raggiungimento di costi socioeconomici bilanciati durante la transizione. L’incentivazione, accompagnata da nuovi obiettivi, dovrebbe preparare il terreno per evitare nuovi picchi nei costi socioeconomici. È quindi il momento di fare un passo indietro e prendere un respiro; e soltanto successivamente preparare nuovi obiettivi al 2040.