A marzo, la crisi bancaria ha lasciato il segno anche sul mercato europeo del carbonio. Le turbolenze nei mercati finanziari e il crollo delle azioni delle banche hanno pesato al ribasso sul contratto EUA di riferimento (futures con scadenza dicembre 2023), riportandolo al di sotto dei 90 euro/ton. Un valore di molto inferiore rispetto ai quasi 100 euro/ton di inizio marzo, quando al contrario, a giocare al rialzo, erano state la scadenza di compliance del 30 aprile e l’accordo sulle proposte di riforma dell'ETS.

Durante il fine settimana dell'11 e 12 marzo, il crollo della Silicon Valley Bank ha reso nervosi i mercati finanziari globali. Lunedì 13 marzo, il contratto EUA di riferimento ha aperto la giornata a 100,16 euro/ton, in linea con il rally della settimana precedente, in cui a pesare erano state le preoccupazioni per le interruzioni del nucleare francese. Tuttavia, tale andamento subisce un cambio di rotta subito dopo la notizia del crollo delle azioni europee per i timori di un contagio finanziario: notizia che ha causato la svendita di molti asset, compresi gli EUA. L'indice delle banche EURO STOXX, il 13 marzo, è crollato di quasi il 10% nel corso di una sola giornata, mentre i futures EUA di dicembre 2023, il giorno 15 marzo, sono scesi sotto i 90 euro/ton. I timori di un tracollo del sistema finanziario, per qualche giorno, hanno continuato a pesare sul sentiment di mercato. A partire dal 20/03, però, il carbon price ha riguadagnato terreno, mentre il mercato osservava gli sforzi del governo degli Stati Uniti per affrontare la crisi.

Tuttavia, le turbolenze bancarie erano tutt'altro che finite e la crisi di Credit Suisse ne sarebbe stata la prova evidente. Il 20 marzo il settore bancario europeo è stato nuovamente gettato nel caos, nonostante l'accordo di emergenza del governo svizzero per salvare Credit Suisse. Le azioni delle banche sono nuovamente crollate e con esse il prezzo del carbonio europeo, sceso di nuovo, a 85 euro/ton. Il 24 marzo, le azioni di Deutsche Bank si sono contratte di oltre il 10% dopo che i credit default swap della banca sono saliti ai massimi di quattro anni. Il carbon price è così rimasto in balia del sentiment macroeconomico, almeno fino all’ultima settimana di marzo, quando il contratto di riferimento EUA è rimbalzato a quasi 92 euro/ton sostenuto da un miglioramento complessivo della situazione macro, da un abbassamento delle temperature e dal rialzo delle altre principali commodities energetiche, in primis il gas.

Andamento prezzi del carbonio (linea blu, prezzi in euro/ton, a destra) e EURO STOXX banks index (linea arancione, a sinistra) a marzo 2023

Fonte: Refinitiv Eikon

Ma perché la crisi bancaria ha esercitato un tale impatto sul prezzo EUA? Due almeno le ragioni.

In primo luogo, esiste un numero considerevole di istituzioni finanziarie che partecipano al mercato europeo del carbonio. Sono intermediari che aiutano i produttori di energia,  gli operatori industriali o quelli che operano nel settore aereo a procurarsi quote per adempiere agli obblighi di compliance. Oltre a questi, vi sono anche investitori istituzionali che acquistano future EUA come attività di investimento per coprire la propria esposizione al rischio climatico. Pertanto, non sorprende che con la crisi bancaria, che ha causato il forte calo delle azioni delle banche, molti investitori siano stati costretti a vendere alcuni asset per coprire le loro perdite. I volumi giornalieri dei future EUA di dicembre scambiati hanno toccato una media di 35 milioni di tonnellate al giorno a metà marzo, molto al di sopra rispetto ai 20 milioni di tonnellate registrati a febbraio. Allo stesso modo, non appena la situazione macroeconomica sarà migliorata e i timori di una crisi bancaria si saranno attenuati, gli investitori riacquisteranno alcune delle posizioni EUA sostenendo così il rimbalzo dei prezzi del carbonio.

In secondo luogo, la crisi bancaria, o meglio, i problemi delle banche europee come Credit Suisse e Deutsche Bank, hanno gettato ombre sulle prospettive di crescita dell'economia dell'UE, il che ha esercitato una pressione al ribasso sui prezzi EUA: rallentamento delle attività economiche significa una minore produzione industriale, minore domanda di energia e quindi minori emissioni e una conseguente minore richiesta di quote di permessi di emissioni.

Infine, vale anche la pena notare che la crisi bancaria ha modificato le aspettative del mercato sull’andamento futuro dei tassi di interesse stabiliti dalle banche centrali, comprese la Fed e la BCE. Fattore che influenzerà anche il trading dei permessi di emissioni, dato che  la sua curva a termine è spesso legata all’andamento del tasso di interesse (risk-free). Pertanto, è verosimile attendersi che i futures EUA di dicembre 2024 vengano scambiati a premio rispetto ai futures di dicembre 2023, in modo simile al tasso di interesse.

In conclusione, si può affermare che nel complesso, la recente crisi bancaria ha avuto un forte impatto sui prezzi EUA e che la relazione fra i due rimarrà forte anche in futuro. Il macro sentiment condizionerà nel breve termine l’andamento dei prezzi europei del carbonio, tanto quanto altri driver caratterizzanti questo mercato, tra cui il quadro energetico complessivo, la politica ETS, il calendario delle aste per la vendita dei permessi stabilito dal REPowerEU e la scadenza di compliance del 30 aprile che, come ha supportato i prezzi nel primo trimestre 2023, allo stesso modo potrebbe esercitare un effetto ribassista in vista dell’approssimarsi della scadenza stessa.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui