La Francia, si sa, è sempre stata abbastanza sulla difensiva di fronte ai cambiamenti della struttura di mercato che dal monopolio portano verso la liberalizzazione. Le ragioni di questa posizione sono complesse ed includono la difesa dei “campioni nazionali”, come EdF il cui capitale è detenuto all’83,4% dallo Stato, e la tutela dei consumatori, specie residenziali, il cui segmento di mercato è caratterizzato prevalentemente da offerte legate ad una tariffa regolata di vendita.
Tale posizione è a lungo costata una forte tensione tra la Francia e la Commissione Europea, sebbene la situazione si sia normalizzata dopo l’entrata in vigore della legge Nouvelle Organisation du Marché de l’Electricité. A partire dal 2010, anno di entrata in vigore, tale legge struttura la relazione tra l’operatore storico e gli altri fornitori sul mercato finale dell’elettricità, definendo in particolare per i concorrenti di EdF un diritto di accesso regolato all’elettricità prodotta dal vasto parco nucleare, tutt’ora nelle mani dell’ex incumbent. Soltanto a partire dal 2010, quindi, il mercato francese ha davvero preso il cammino, seppur lento, verso la liberalizzazione.
Ultima tappa legislativa, il 1° gennaio 2016: data in cui i clienti con una potenza (apparente) installata superiore ai 36KVA (KVA= KW/0,8) hanno abbandonato la tariffa di vendita regolamentata, diventando contendibili. Tariffe regolate che non sono state abolite, invece, per i clienti con una potenza installata inferiore alla soglia dei 36KVA, coesistendo con le offerte di mercato.
L’operatore storico è l’unico che può proporre sia la tariffa regolata che le offerte sul libero mercato. Queste ultime si differenziano dalle prime solo per un premio o uno sconto, e in realtà limitato. La struttura della tariffa regolata è composta da due parti: la prima, che comprende un onere d’uso delle reti di trasporto e distribuzione, che non dipende dal fornitore ma solo dalla tipologia del cliente, e la seconda relativa alla fornitura, che varia a seconda della tipologia di cliente ed è stabilita dal regolatore in base ai costi dell’accesso regolato al nucleare, alla sicurezza di approvvigionamento e al profitto del fornitore. Le offerte di mercato, invece, rispettano la ripartizione in tariffa di uso delle reti e parte fornitura, ma su quest’ultima i fornitori possono creare dei differenziali al ribasso o al rialzo rispetto alla tariffa regolata.
Storicamente, e grazie ad un parco dominato dal nucleare, il prezzo medio dell’elettricità in Francia si è mantenuto al di sotto della media europea. Tuttavia, dal 2006, si sono registrati degli aumenti, un po’ come in tutti gli altri paesi del Vecchio Continente, e ciò principalmente a causa dei meccanismi di sostegno alle energie rinnovabili, che sono stati trasferiti su tutti i consumatori finali.
Oggi la fattura media annuale di un cliente residenziale (contratto con potenza inferiore a 6KVA) è di 444 euro rispetto ai 310 del 2006. Le migliori offerte di mercato propongono 420 euro all’anno. Un cliente con potenza installata superiore ai 9KVA paga 1.330 euro, contro i 980 del 2006. Il fornitore Alterna propone a questo segmento di clientela 1.234 euro all’anno e l’offerta di mercato di EdF è 1.356 euro l’anno.
Nonostante la coesistenza di tariffe e offerte di mercato, secondo i dati rilasciati dalla Commission de Régulation de l’Energie, al 31 marzo 2017 si contano 160 fornitori di elettricità, comprese le imprese locali di distribuzione, i quali si contendono 37,2 milioni di consumatori, che assorbono circa 453 TWh di consumo totale annuale di elettricità.
Si tratta di “numeri” importanti, ma come sono distribuite le quote di mercato? Su un consumo totale annuale di 154,8 TWh dei clienti residenziali, la quota di mercato dei fornitori alternativi a EdF è del 12,8%, contro l’11,9% del 2016. Più o meno un punto percentuale di aumento anche nel comparto dei clienti industriali, che consumano 287,9 TWh annui per una quota di mercato dei concorrenti di EdF del 38,4% contro il 37,3% di un anno fa.
Tuttavia, il mercato rimane ancora molto concentrato, come mostra l’indice di Herfindal-Hirschmann, calcolato come la somma delle quote di mercato al quadrato. Un mercato è poco concentrato se tale indice è inferiore a 1.000 e molto concentrato se l’indicatore è superiore a 1.800. In Francia, tale indice calcolato sul totale del consumo di energia elettrica, risulta di poco inferiore a 5.000, mentre se si considera solo il consumo dei grandi siti industriali il mercato risulta leggermente più concorrenziale, con un indice poco al di sotto dei 3000.
Si tratta quindi di un lento cammino verso la liberalizzazione, spiegabile almeno per due ragioni. La prima è ascrivibile al comportamento dei consumatori francesi, fedeli all’operatore storico e ancora poco abituati alle offerte di mercato, che si differenziano solo leggermente da quelle dell’incumbent. Il tasso di switch resta infatti molto basso, in media inferiore all’1%. Solo il passaggio alle offerte di mercato dei clienti con potenza superiore ai 36KVA all’inizio del 2016 ha creato un salto temporaneo al 5%. A questo si aggiunge un elemento più strutturale, vale a dire la composizione del mercato all’ingrosso. Tale mercato, su cui si sono complessivamente scambiati nel 2016 419 TWh, conta 18 produttori e rimane ancora molto concentrato, come mostra l’indice d’Herfindal-Hirschmann che - calcolato sulle vendite negoziate effettuate su questo mercato- si attesta 3.400.
Tuttavia la strada verso la concorrenza è tracciata, e il mercato elettrico francese è destinato comunque ad evolvere.