"La terra, nostra casa, è un bene comune, appartenente a tutti e destinato a tutti." (Papa Francesco). C’è un’eredità che non si misura in beni materiali ma in visione e responsabilità. Papa Francesco ha lasciato all’umanità parole che risuonano oltre la fede: un manifesto etico, sociale e ambientale, scolpito prima nell’enciclica Laudato Sì e poi, con ancora maggiore urgenza, nell’esortazione apostolica Laudate Deum. Questi documenti hanno saputo unire scienza e coscienza, giustizia e ambiente, presente e futuro, tracciando una rotta chiara per la società contemporanea.

Oggi, in un tempo di transizione profonda quelle parole continuano a risuonare come un mandato etico e civile per chi opera nel campo della tutela ambientale. Ogni istituzione, ogni comunità, ogni individuo è chiamato a rispondere. Papa Francesco ha insistito sull’urgenza di un impegno comune, che vada oltre la politica e l’economia, per abbracciare una visione globale che comprenda i diritti delle generazioni future e dei più vulnerabili.

Mentre il mondo attraversa una crisi climatica senza precedenti e la Chiesa si prepara a un nuovo pontificato, l’eredità di Papa Francesco rimane viva e più urgente che mai. Nel cuore del suo magistero c’è un messaggio che interpella ogni istituzione pubblica: non si può più parlare di ambiente senza parlare di giustizia, di equità, di futuro. E questo futuro ha un nome: giovani. Ha un tempo: adesso. Ha un dovere: agire.

Come ISPRA e come Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, siamo consapevoli che la responsabilità ambientale non è solo una questione tecnica, ma un impegno che si sviluppa all’interno di una vera e propria cornice normativa. La nostra Costituzione, attraverso l’articolo 9, ci invita a tutelare l’ambiente e la biodiversità nell’interesse delle generazioni future. L’articolo 41 ci ricorda che nessuna attività economica può recare danno all’ambiente, alla salute, alla dignità umana. Non sono enunciazioni astratte ma linee guida concrete per l’azione pubblica, che ci invitano a un’azione integrata tra scienza, politica e società.

Custodire la Terra non è solo un dovere verso chi verrà dopo di noi, ma anche verso chi già oggi, in ogni parte del mondo, vive le conseguenze della crisi climatica. Le persone più vulnerabili, che vivono in condizioni di marginalità e povertà, sono quelle che soffrono maggiormente gli effetti dei disastri ambientali, pur essendone le meno responsabili. Questo rende la giustizia ambientale non solo un imperativo morale, ma anche una questione di equità sociale, che chiede una risposta collettiva.

Ed è una responsabilità intergenerazionale, perché chi decide oggi incide sul domani, ma anche intragenerazionale, perché le disparità ambientali colpiscono in modo diseguale persone e territori nel presente. La giustizia ambientale, allora, non è un concetto astratto: è il principio che muove ogni nostra azione. È il principio che ispira anche le politiche ambientali e sociali, che devono essere orientate verso il miglioramento della qualità della vita per tutti, oggi e domani.

ISPRA è un ente pubblico di ricerca scientifica. Il nostro compito non è solo raccogliere dati, ma renderli strumenti di cambiamento. Ogni giorno, centinaia di ricercatrici e ricercatori lavorano per monitorare lo stato dell’ambiente, per identificare criticità, per proporre soluzioni. La nostra attività scientifica è funzionale alla comprensione e alla protezione del nostro ecosistema, alla riduzione degli impatti negativi derivanti dall’attività umana e alla promozione di un modello di sviluppo sostenibile.

Il nostro sapere è pubblico, il nostro lavoro è costante e trasparente. Siamo al servizio delle istituzioni, ma anche – e soprattutto – dei cittadini, per sensibilizzare e supportare ogni segmento della società nella lotta contro i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. La nostra ricerca non è fine a sé stessa: è uno strumento per l’azione e per la costruzione di politiche efficaci.

Ed è proprio in questa prospettiva che abbiamo lanciato il “Filo Verde per un Giubileo Sostenibile”, un programma nazionale di iniziative che unisce scienza, territorio e spiritualità. In tutte le regioni, le Agenzie ambientali stanno costruendo occasioni di incontro tra comunità, giovani, scuole, Diocesi e amministrazioni locali, per parlare di cambiamento climatico, di risorse naturali, di giustizia ambientale. Perché non basta parlare di sostenibilità: bisogna viverla, insegnarla, praticarla. Siamo convinti che la cultura ambientale debba diventare parte integrante della vita quotidiana di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni comunità.

Il culmine di questo programma sarà un evento a Roma alla fine del prossimo ottobre, dedicato al tema “Ambiente e Creato”: non sarà un momento conclusivo, ma un rilancio che metterà a confronto la ricerca scientifica con le parole profetiche della Laudato Sì e della Laudate Deum. Questo incontro sarà un momento per riflettere su come affrontare le crisi ecologiche non con rassegnazione, ma con responsabilità condivisa, coinvolgendo tutti i settori della società, dalla politica all’economia, dalla scienza alla cultura. Perché non basta raccontare il cambiamento: bisogna generarlo. E chi produce sapere ha il dovere di usarlo per costruire un futuro giusto e abitabile.

La transizione ecologica non è un capitolo tecnico da delegare agli esperti. È una scelta culturale, politica, etica. La voce della scienza, per essere pienamente efficace, deve farsi anche voce del tempo che viviamo. Non neutra, ma orientata: verso l’equilibrio, verso la giustizia, verso la vita. È questo il modo con cui ISPRA e SNPA intendono continuare l’eredità di Papa Francesco. Con gli strumenti della conoscenza e il senso della responsabilità pubblica. Perché la nostra eredità è la Terra. E la missione di tutti è contribuire a custodirla.