C'è particolare attenzione intorno alle previsioni sul settore dell'energia elettrica dopo i forti aumenti dei prezzi avvenuti nell’ultimo anno. Non sorprende che nella Eurobarometer survey sui Key challenges of our time, condotta nell’autunno 2022, le prime due preoccupazioni espresse da un campione di cittadini UE siano l’incremento nel costo della vita (42%, in salita di 8 punti dalla rilevazione precedente) e le forniture energetiche (29%, +1 punto). Fare previsioni è forse, tra i compiti di un economista, il più ingrato: quelle corrette sono accolte dall’indifferenza, mentre quando la svista è ampia, lo sconcerto supera i confini dei ceti popolari e turba le alte sfere. Tuttavia, persino la Regina Elisabetta sarebbe comprensiva con gli economisti, dopo 3 anni così complicati. Quanto accaduto nel 2022, qualcuno saw it coming: già nel World Energy Outlook del 2021 l’Agenzia internazionale per l’energia metteva in guardia sulle forti turbolenze dei mercati energetici negli anni a venire e giudicava le spese per la transizione ecologica ancora insufficienti ad evitarle. Già nel dicembre 2021 il prezzo  medio all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia aveva raggiunto i 281 €/MWh.

Al di là delle fisiologiche differenze nelle previsioni puntuali formulate dalle diverse agenzie, un consenso sembra emergere: i prezzi energetici nel 2023 scenderanno, ma non fino ai livelli pre-crisi. I mercati energetici resteranno in equilibrio precario e potrebbe bastare poco per infiammarli di nuovo. L’anno che si è concluso ha testimoniato una concentrazione quasi inedita di sforzi intellettuali per l’analisi dei mercati energetici. Se da un lato, sono emerse le implicazioni strategiche e geopolitiche degli squilibri sul mercato del gas naturale, la produzione di energia elettrica ha rivestito il duplice ruolo di attività a rischio, esposta ai rincari del gas, e di potenziale risolutrice della crisi attraverso le fonti rinnovabili di energia. Anche nel 2023 le rinnovabili saranno le chiavi per accedere ad uno scenario win-win, per mitigare al contempo le bollette e le emissioni climalteranti.

Il peggio sembra passato, come mostrano gli andamenti del mercato nelle ultime settimane, ma i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica potrebbero mantenersi alti, per la congiunzione tra scarsità nelle forniture di gas ed effetti persistenti della siccità, che nell’ultimo anno ha fortemente limitato la produzione delle centrali idroelettriche. Mentre i prezzi forward per il 2023 in Europa viaggiano intorno ai 300 €/MWh, contro una media storica di 50-60 €/MWh (EMEA Utilities Outlook 2023), ING prevede un prezzo medio pari a 375 €/MWh nel 2023 sul mercato APX (Paesi Bassi). Per l’Italia, invece, pur in un regime di prezzi all’ingrosso ancora molto alti, secondo alcuni analisti le tariffe per l’energia elettrica dovrebbero raggiungere i 50 centesimi al kWh. L’ultimo aggiornamento ARERA, in effetti, indica una tariffa di 53,11 centesimi al kWh per il I trimestre 2023, in riduzione del 19,5%, per gli utenti di tipo domestico nel regime di maggior tutela. Magra consolazione: Federconsumatori ha calcolato che nell’anno scorrevole (1 aprile 2022-31 marzo 2023) la spesa per la famiglia-tipo sarà di circa 1.374 Euro, vale a dire +67% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

Segnali di ottimismo giungono dalla Spagna, dove nel dicembre 2022 il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica ha toccato, con 52,51 €/MWh, il livello più basso dal maggio 2021, grazie ad un forte incremento nella generazione di energia eolica. Ma anche dall’Europa: le attese sull’installazione di nuovi impianti e fonti rinnovabili per il 2023 sono favorevoli e secondo SolarPower Europe nel 2023 si registrerà un incremento del 29% rispetto al 2022 nella nuova capacità installata nel Vecchio Continente. Su scala UE, l’incremento nella capacità di generazione da fonti rinnovabili dovrebbe consentire di rimpiazzare 12 miliardi di metri cubi di gas, secondo la Commissione Europea. Si tratta di una tendenza incoraggiante, ma per confronto, bisogna tener conto che è meno della metà del deficit di gas previsto dall’AIE per l’Europa nel 2023 (27 miliardi di metri cubi) e meno del 10% dei 130 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto consumati nel 2022 dall’UE per affrontare la crisi energetica.

Proseguendo a monte nella catena del valore, coerentemente con il quadro tratteggiato per l’energia elettrica, le previsioni sul prezzo del gas vedono quotazioni in calo rispetto ai livelli record del 2022, ma comunque sempre al di sopra del livello registrato alla vigilia della guerra in Ucraina. In Europa, gli sforzi per trovare alternative al gas russo sono stati ingenti: sul fronte delle infrastrutture, nel 2023 saranno operative 8 nuove unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (tra Germania, Paesi Bassi, Finlandia ed Estonia, per un totale di 23-27 mld mc) per fronteggiare un possibile ulteriore calo del 60%, fino a 23 mld, nei flussi di gas provenienti dalla Russia. in questo modo la capacità di importazione europea di GNL aumenterà del 20% (Deloitte). Anche in Italia sono previste due nuove strutture flottanti di rigassificazione, uno a Ravenna e uno a Piombino, dove però una forte opposizione ne sta rallentando lo sviluppo. Sul fronte delle scorte, invece, al 1° gennaio 2023 le scorte in UE erano piene all’83,53% molto più alte rispetto al 52,9% del pari giorno del 2022, ma rassicurano solo con riferimento all’inverno appena iniziato. Le incertezze sulle condizioni climatiche, sugli scenari bellici e sull’efficacia delle politiche sono tali da rendere necessario pianificare fin da ora interventi che garantiscano il superamento dell’inverno 2023/24, come dichiarato della Presidente Von der Leyen.

Come si affermava all’inizio, è estremamente difficile fare previsioni in un'epoca in cui il sistema economico è colpito da molteplici sollecitazioni. Con riferimento alle recenti dinamiche dei mercati energetici, possiamo individuare almeno quattro possibili cause di errori di previsione, e altrettanti spunti di riflessione.

La fiducia eccessiva sull’efficacia delle politiche è una prima possibile causa di errore. Il tetto al prezzo del gas appena adottato dalla Commissione Europea, pari a 180 €/MWh, potrebbe risultare inefficace perché non si applica alle transazioni over-the-counter e per i diversi, stringenti requisiti di attivazione. Una fiducia eccessiva nell’efficacia del price cap conduce ad una sottostima del prezzo del gas - e di conseguenza di quello dell’energia elettrica. Similmente, le misure di restrizione volontaria della domanda di energia elettrica raccomandate dal Consiglio Europeo (-10% entro il marzo 2023) ripongono troppa fiducia nella capacità di autoregolamentazione degli attori economici, dei mercati e dei singoli Paesi membri, e possono condurre ad errori di previsione in difetto. Peraltro, la procedura di asta gestita da Terna per l’approvvigionamento del servizio di riduzione dei consumi elettrici è appena stata avviata, per un quantitativo di 3.000 MW nel gennaio 2023: a breve ne verificheremo gli effetti.

Un’ulteriore, insidiosa causa di errore nelle previsioni risiede nelle difficoltà di quantificare gli effetti di retroazione tra il clima e l’economia. In Italia e non solo, nel 2022 almeno una parte del rincaro della bolletta elettrica è attribuibile alla scarsità di risorse idriche causata alla siccità. Si tratta però di un circolo vizioso, poiché per rimpiazzare l’idroelettrico è aumentato il ricorso alle fonti fossili, con conseguente rimbalzo delle emissioni di gas serra. La frequenza degli eventi climatici estremi a cui assisteremo nel 2023 dipenderà anche dall’accumulo pregresso di gas climalteranti, ma le nostre conoscenze sui “parametri” dei meccanismi di impatto climatico sono ancora imperfette.

Terza possibile causa: asimmetrie informative nei confronti di un attore rilevante del mercato. Abbiamo ancora troppe poche informazioni sull’effettiva diffusione del Covid in Cina e sulle varianti prevalenti, da quando il 7 dicembre scorso è stato intrapreso un percorso di allentamento delle restrizioni. L’annunciato ritorno della Cina alla normalità, che può preoccupare se conduce ad un incremento della domanda energetica globale, d’altro canto rischia di alimentare una nuova ondata pandemica, con conseguenze recessive. L'asimmetria informativa a nostro svantaggio ci impedisce di assegnare pesi credibili agli scenari.

Infine, le previsioni possono fallire se consideriamo credibili minacce che non lo sono. Ad esempio, se crediamo a minacce di ulteriori tagli nelle forniture di gas, dobbiamo rivedere verso l’alto le previsioni sul prezzo del gas; ma se tali minacce successivamente non vengono attuate, commettiamo un errore in eccesso.

In conclusione, l’anno energetico che verrà sarà probabilmente migliore dell’anno che si è chiuso, ma pendono sui conti delle imprese e dei consumatori pesanti incertezze.