Il rialzo dei prezzi, causato dalla ripresa delle attività economiche post pandemia e dalla successiva invasione dell’Ucraina, ha determinato una decisa reazione degli Stati europei per limitare l’aumento dei prezzi per i consumatori finali.
Le misure adottate possono essere classificate in tre tipologie: i) impegno diretto di risorse pubbliche, ii) estrazione della rendita inframarginale dei produttori di energia elettrica, e iii) regolazione dei prezzi retail applicati ai consumatori finali.
Misure che prevedono l’impegno di risorse pubbliche per limitare gli aumenti in bolletta
Ad ottobre 2021, la Commissione Europea pubblicava un “toolbox” per mitigare l'impatto degli aumenti dei prezzi all'ingrosso sulle bollette delle famiglie. Il toolbox prevedeva misure temporanee, finanziabili tramite risorse di finanza pubblica, quali: maggior sostegno diretto per i consumatori vulnerabili, riduzione di tasse e accise sulla bolletta energetica e trasferimento dei costi del supporto alle rinnovabili dalla bolletta alla fiscalità generale. Come illustrato nella figura seguente queste misure sono state largamente utilizzate in Europa a partire dalla fine del 2021.
La prima reazione europea all’aumento dei prezzi
Fonte: Eleborazione autore su dati pubblicamente disponibili
Nel corso di questa prima ondata di interventi (la maggior parte dei quali tuttora in vigore), gli Stati hanno messo in secondo piano considerazioni sui vincoli di finanza pubblica e sugli effetti redistributivi delle misure introdotte. Alcune misure, come il trasferimento dei costi delle rinnovabili sulla fiscalità generale, potrebbero avere un impatto notevole sulla disponibilità di finanza pubblica, soprattutto se attuate per periodi prolungati. Altre misure (riduzione di tasse, oneri e accise) sono state talvolta applicate indiscriminatamente, senza tener conto, ad esempio, del livello di reddito dei beneficiari. Nel tempo, gli effetti redistributivi causati da queste misure potrebbero determinare un impatto non trascurabile.
Misure per estrarre la rendita inframarginale dei produttori di energia elettrica
A partire dallo scorso giugno 2022, Spagna e Portogallo hanno introdotto un tetto ai prezzi del gas impiegato per la generazione elettrica. Un meccanismo simile è stato proposto anche in Grecia.
Il tetto ai prezzi interviene limitando la rendita dei generatori inframarginali e, quindi, riducendo il prezzo dell’energia elettrica per la generalità dei consumatori. In seguito all’introduzione del tetto, sul mercato elettrico coesistono due prezzi: 1) prezzo di mercato che si viene a formare sul mercato elettrico sulla base delle offerte in acquisto e vendita; 2) prezzo di riferimento: fissato dal Governo, pari a 40 €/MWh per i primi sei mesi per poi salire di 5 €/MWh al mese fino a raggiungere i 70 €/MWh (a fine aprile, il prezzo mercato all’ingrosso era pari a 90 €/MWh). Gli operatori di mercato in acquisto pagano il prezzo di riferimento. I produttori di energia con costi variabili superiori al prezzo di riferimento vengono compensati della differenza.
Questo meccanismo ha un impatto limitato sulle dinamiche di mercato, in quanto mantiene la selezione degli investimenti sulla base dell’ordine di merito. Produce tuttavia effetti sia in termini redistributivi (i benefici e i costi della misura ricadono indiscriminatamente su tutti i consumatori) che sui segnali economici che il mercato dovrebbe fornire circa la necessità di investimenti (ad esempio, in capacità rinnovabile, con implicazioni sul processo di decarbonizzazione).
Allo stesso fine, altri Paesi (fra cui l’Italia) hanno introdotto una tassa sugli extraprofitti generati dalle imprese energetiche a seguito dell’aumento dei prezzi. Anche in questo caso, la misura potrebbe distorcere i segnali economici circa la necessità di investimenti.
Misure di regolazione dei prezzi retail applicati ai consumatori finali
In Francia, il governo ha imposto ad ENGIE un tetto ai prezzi della tariffa regolata (e di tutte le offerte indicizzate al prezzo regolato). Le tariffe applicate nel periodo novembre 2021- giugno 2022 sono state congelate ad un livello di prezzo pari a quello di ottobre 2021. I costi della misura sono sostenuti temporaneamente da ENGIE e potranno essere ribaltati sui clienti finali solo in un periodo successivo.
Di fronte all’emergenza c’è stata una reazione veloce, incentrata sul reperire risorse per mitigare gli effetti, anche sociali, dell’aumento del costo dell’energia in Europa. Le misure introdotte non mettono in discussione l’impianto generale dei mercati energetici, né pongono rischi aggiuntivi sugli operatori di mercato. Devono però essere considerate misure di solo carattere transitorio, che, se prorogate, potrebbero impattare notevolmente su: i) i vincoli di finanza pubblica, ii) la redistribuzione della ricchezza, iii) il sentiero di investimenti in capacità di generazione e iv) il normale funzionamento dei mercati retail.
La crisi energetica sembra destinata a perdurare. Se l’emergenza è la nuova normalità, dovremo pensare a meccanismi equi, non distorsivi e coordinati a livello europeo.