Da un punto di vista energetico, l'Unione europea è fortemente dipendente dai combustibili fossili, che contribuiscono per due terzi al mix energetico comunitario. Buona parte dei combustibili consumati è importata, con la Russia che gioca un ruolo di primo piano. Nel 2021 da Mosca è giunto il 45% dell’import di carbone, il 45% di gas naturale e il 25% di petrolio. Il gas naturale russo ha coperto quasi il 40% della domanda di questa fonte dell'Unione europea. Si tratta di una quota aumentata negli ultimi anni, a causa del calo della produzione interna. L'Italia e la Germania sono i primi 2 importatori di gas naturale russo dell’UE.
A partire da marzo di quest'anno, stiamo assistendo a un aggravamento della crisi energetica, con picchi di prezzo senza precedenti per i combustibili fossili, che vedono le loro quotazioni anche 16 volte il livello dell'anno scorso. Sullo sfondo, a giustificazione di tale andamento, il forte sotto investimento a livello globale in tecnologie pulite e la crescente domanda di energia di un'economia globale che cerca di riprendersi dalla crisi innescata dalla pandemia, nonché le incertezze scaturenti dagli shock di offerta e dalle sanzioni legate alla guerra in Ucraina. Quel che può definirsi una tempesta perfetta nei mercati energetici di oggi. A marzo 2022, i prezzi del petrolio hanno raggiunto i 150 dollari al barile, mentre quelli alla pompa sono stati vicini al livello record in molti paesi europei. L'inflazione nell'Eurozona ha raggiunto il 5,87% e molte famiglie faticano a pagare le bollette dell'energia.
L’invasione russa dell’Ucraina, poi, il 24 febbraio ha cambiato il corso della storia europea, compresa la sua politica energetica e le alleanze strategiche. Gli scenari di domanda energetica per l’Europa, prima dell’invasione dell’Ucraina, indicavano consumi di energia stabili, con una crescente decarbonizzazione del settore elettrico. Ma al 2030 il gas russo avrebbe contato ancora per un 55% (215 mld mc).
La piena attuazione del pacchetto Fit for 55 entro il 2030 e il raggiungimento del net zero emissions entro il 2050 migliorerebbe la sicurezza energetica e ridurrebbe le emissioni. Politiche previste nell’Announced Pledges Scenario del World Energy Outlook dell'IEA, secondo il quale la domanda di energia dell'UE diminuirebbe del 12% nel 2030, mentre entro quell’orizzonte temporale le energie rinnovabili rappresenterebbero i due terzi della produzione elettrica e la domanda di elettricità aumenterebbe di quasi il 30%. Petrolio e gas naturale rappresenterebbero rispettivamente il 25% e il 22% della domanda di energia e la dipendenza dalle importazioni russe diminuirebbe ulteriormente. Ma nel contesto attuale questo tasso di cambiamento è troppo lento.
Guardando avanti
Nella proposta REPowerEU avanzata dalla Commissione europea a marzo, l'UE prevede di far a meno del gas russo ben prima della fine di questo decennio. L’IEA ha individuato una serie di misure chiave e ora sta collaborando con la Commissione Europea per sostenere i paesi membri ad accelerare la transizione dal petrolio e dal gas russi, mantenendo l'obiettivo di raggiungere l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. Le aree chiave in cui intervenire sono simili tanto sul breve termine e quanto in un’ottica di net zero emissions.
L'approccio in materia di petrolio e gas naturale si basa su tre pilastri: diversificare l'offerta, aumentare lo stoccaggio e diminuire la domanda. L'analisi dell'AIE a 10-Point Plan to Reduce the European Union’s Reliance on Russian Natural Gas indica alcune misure necessarie per ridurre la dipendenza dell'Unione europea dal gas naturale russo per il prossimo inverno.
L’individuazione di alternative alle risorse russe è già stata avviata. Il Presidente americano Biden e la Presidente della Commissione Europea van der Leyen hanno concordato una partnership per ridurre la dipendenza europea dall’energia russa. L’Italia si è assicurata volumi crescenti di energia dall’Algeria, mentre il governo tedesco ha deciso, a seguito dello scoppio della guerra, di non rilasciare la certificazione per il gasdotto Nord Stream 2, di cui i lavori sono stati ultimati dalla Russia a fine 2021.
Per quanto riguarda il petrolio, in risposta ai danni significativi apportati dall’invasione russa in Ucraina, i 31 membri dell’IEA hanno dimostrato un forte impegno volto a stabilizzare i mercati energetici, rilasciando oltre 180 milioni di barili di scorte di emergenza. Si tratta della misura di emergenza più importante adottata nella storia dell’Agenzia, resa disponibile in soli due mesi: oltre 60 milioni di barili a inizio marzo, seguiti da una seconda azione collettiva a inizio aprile. Iniziative che riflettono la determinazione dei paesi membri AIE nel proteggere l’economia globale.
Mentre le misure lato offerta sono essenziali, altrettanto lo sono quelle per modificare la domanda energetica. L’interruzione immediata delle forniture di gas russo alla Polonia e la Bulgaria è un avvertimento chiaro. Il settore della generazione elettrica conta circa un terzo del consumo di gas in Europa e iniziative volte a decarbonizzare questo comparto vanno di pari passo con la riduzione della dipendenza da idrocarburi. L’estensione del ciclo di vita nucleare ha fatto guadagnare ulteriore tempo per evitare una dipendenza maggiore dal gas naturale, così come una maggiore istallazione di solare ed eolico potrebbe assicurare al settore elettrico dell’UE un percorso più agevole verso la neutralità carbonica. Servono però investimenti ulteriori sulle reti elettriche, flessibilità e capacità di stoccaggio per risponde a una domanda crescente di elettricità in tutta Europa.
Anche il riscaldamento dei nostri edifici è responsabile per un ulteriore terzo dei consumi di gas naturale nell’UE, seguito poi dal settore industriale, che conta per circa un quarto dei consumi. L’efficienza energetica è dunque un potente strumento per assicurare la transizione verso energie pulite, ma necessita di tempo per apportare risultati più consistenti. Sin dall’inizio del 2021, tutti i nuovi edifici devono essere a energia quasi zero, ma solo l’1% del patrimonio edilizio è stato rinnovato su base annua: uno share ancora lontano dal percorso di completa decarbonizzazione del settore entro il 2050. Inoltre, nel settore dei trasporti, i nuovi veicoli venduti, sia macchine che autoveicoli, devono essere a basso consumo di carburante.
Le iniziative lato domanda non riguardano soltanto i risparmi che possono essere ottenuti in termini di efficienza energetica, ma afferiscono anche ad un maggior ricorso a tecnologie più pulite, come ad esempio le pompe di calore. Accelerare la sostituzione di boiler tradizionali con pompe di calore dovrebbe essere una delle priorità nell’azione dei governi, visto che queste rappresentano un’efficiente, oltre che conveniente, modalità per riscaldare le case, riducendo i consumi di combustibili fossili. L’elettrificazione dei trasporti è un altro elemento chiave del problema, così come poter contare sulle necessarie infrastrutture di ricarica. Azioni che velocizzino l’adozione di veicoli elettrici ora avrà effetti importanti nel prossimo futuro.
I paesi europei hanno già attivato risorse senza precedenti per “ricostruire meglio”in risposta alla crisi del COVID-19. Attraverso piani interni e strumenti di supporto a livello europeo, in particolare il Recovery and Resilience Facility, hanno stanziato sinora circa 330 miliardi di dollari in misure volte ad una ripresa sostenibile e supportata da energie pulite nel lungo periodo. Circa il 65% di queste risorse verranno erogate entro il 2023 e saranno destinate in particolare all’efficientamento energetico e ai programmi a supporto di efficientamento e sostenibilità dei trasporti nell’UE.
Questo ammontare di investimenti è in linea con i livelli di spesa previsti nel breve periodo per il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Un’opportunità senza precedenti, che potrebbe portare l’economia europea sul percorso corretto per raggiungere una neutralità carbonica e allontanarsi così dalle importazioni energetiche dalla Russia. Questo creerebbe anche posti di lavoro e diminuirebbe le bollette energetiche per i consumatori.
I cambiamenti nei comportamenti delle singole persone sono importanti anche per quanto riguarda il consumo di petrolio e gas naturale nel breve periodo. Una combinazione di: abbassamento di un grado nei termostati, lavoro da casa, il non utilizzo della macchina per viaggi inferiori ai 3 chilometri, la scelta di treni al posto di aerei, il supporto al car pooling, le domeniche senza auto possono favorire l’abbattimento dei costi medi per singola famiglia europea sino a 500 euro, riducendo gli introiti energetici della Russia. Tali misure se implementate su larga scala potrebbero anche esercitare un effetto al ribasso sui prezzi dell’energia.
Ad oggi, i governi nell’UE stanno agendo in maniera compatta. Questa solidarietà, la mobilitazione fiscale e una visione unitaria possono trasformare questa crisi in un’opportunità per l’Europa, che potrebbe fungere da guida alla rivoluzione energetica e all’innovazione tecnologica nelle energie pulite a livello globale, conducendo i nostri sistemi energetici su di un percorso sicuro e sostenibile.