Questo autunno ha visto grandi sforzi per rilanciare i nostri sistemi produttivi dopo la pandemia ma anche forti, e forse inaspettate, tensioni sui mercati energetici, costringendo l’Europa ad interrogarsi nuovamente su quale possa essere il migliore percorso di transizione energetica da intraprendere per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Green Deal.

Perché se a tutti è chiaro che non possiamo che riconoscere l’assoluta ed urgente necessità di adottare modelli produttivi e di vita sempre più sostenibili, non è altrettanto chiaro come tutto questo possa essere realizzato, garantendo a questo processo una sostenibilità economica e sociale globale. Dobbiamo trovare il modo di portare energia alle tante zone del mondo che ancora la chiedono, il modo di garantire a tutti i consumatori di poter accedere alle nuove tecnologie meno inquinanti, tenuto conto dei diversi contesti sociali ed economici, il modo di sostenere le aziende verso modelli produttivi più sostenibili preservando la loro competitività. Tutto questo senza creare ulteriori divisioni tra Paesi più sviluppati e Paesi meno sviluppati nel mondo perché la sfida ai cambiamenti climatici è una sfida globale e nessuno può affrontarla da solo. Senza contare, infine, la difficoltà di immaginare un sistema energetico al 2050 senza conoscere quella che sarà l’innovazione tecnologica che caratterizzerà i prossimi decenni e che, ci auguriamo, ci aiuterà a trasformare situazioni critiche in opportunità.

Per questo dobbiamo prendere atto che resta molto difficile poter individuare oggi il percorso più efficiente, fare delle scelte, puntare su una tecnologia piuttosto che su un’altra, perché in fondo non possiamo conoscere compiutamente quelli che, in futuro, potrebbero essere i relativi impatti ambientali e i relativi costi economici e sociali. In questa situazione appare saggio privilegiare una neutralità tecnologica che consenta di promuovere tutte le possibili soluzioni capaci di liberare del potenziale di decarbonizzazione, valorizzando, laddove possibile, le infrastrutture e gli assets già esistenti, anche per poter garantire sicurezza e continuità alle forniture, troppo spesso date per scontate.

La complessa crisi dei prezzi energetici che stiamo vivendo ci ricorda, con molto realismo, che è sempre bene distinguere tra cosa vorremmo e cosa abbiamo la possibilità di fare, il che non significa fermare il processo di transizione ma saperne gestire adeguatamente i tempi per renderlo possibile.

Per questo è necessario chiarire che le molecole continueranno a soddisfare larga parte dei consumi energetici, anche in Europa e anche dopo il 2050, arricchendosi progressivamente di green gas ed idrogeno e accompagnandosi con meccanismi sempre più efficienti di cattura della CO2.

Con questa visione l’industria del gas è impegnata a portare avanti un importante processo di innovazione e sviluppo, esempio virtuoso di integrazione di nuovi vettori, più green, nell’ambito del sistema esistente e di evoluzione verso modelli più sostenibili.

La promozione di biometano e idrogeno, l’utilizzo dell’infrastruttura esistente per il loro trasporto, la digitalizzazione delle reti e la riduzione delle emissioni di metano rappresentano alcune delle soluzioni di decarbonizzazione che il settore gas può offrire al sistema energetico, in tempi brevi e con costi efficienti, garantendo al tempo stesso la sostenibilità economica e sociale dell’intero processo.

È importante quindi che, a livello politico e istituzionale nazionale, maturi una maggiore sensibilità rispetto al potenziale del gas naturale, anche nell’ottica del sector coupling e dell’efficace integrazione delle FER nel nostro sistema energetico. Quella sensibilità che vediamo crescere a livello mondiale ed europeo: gli esiti della COP26, la discussione in corso sul Pacchetto Fit for 55 e le anticipazioni sulla prossima pubblicazione dell’Hydrogen and Gas Decarbonisation Package sembrano andare in questa direzione, facendo emergere un approccio meno ideologico rispetto al ruolo del gas e alla sua rilevanza nel processo di decarbonizzazione per assicurare una transizione equa, giusta e accessibile a tutti, con un attenzione alla tutela del lavoro.

È il tempo del realismo e anche questo percorso di decarbonizzazione va valorizzato e sostenuto, vedendo nel gas non più un problema ma una delle soluzioni.