Il “grand bargain” è ciò che in Italia chiameremmo compromesso storico, ossia un accordo di portata storica che mette insieme i due poli politici opposti in virtù di una o più tematiche di interesse strettamente generale. Destra e sinistra in Italia, repubblicani e democratici negli USA. L’opportunità di un grand bargain sul clima è quella che la nuova amministrazione Biden potrebbe cogliere dopo pochi giorni dal suo insediamento. Vediamo perchè.
Dal momento che le compagnie produttrici di fonti fossili stanno abbracciando i programmi ESG (Environmental, Social and Governance) e sono alla ricerca di un nuovo quadro normativo puntuale e ben definito, i repubblicani non hanno più molto margine di manovra in materia climatica. Il Congresso e il presidente entrante, potrebbero quindi proporre una collaborazione ampia sulla scia di quello che è stato il Clean Air Act del 1970 - la normativa fondamentale che fissa la disciplina sulla qualità dell'aria negli Stati Uniti – a partire dal prezzo del carbonio e dalla tariffa di adeguamento alle frontiere
Le priorità dei democratici in materia ambientale si rintracciano negli impegni presi da Biden in campagna elettorale: azzeramento delle emissioni nette di CO2 al 2050 e azzeramento delle emissioni climalteranti nel comparto della generazione elettrica entro il 2035. Obiettivi che possono essere perseguiti grazie al sostegno alle energie rinnovabili, al contestuale miglioramento della trasmissione elettrica; all’elettrificazione e miglioramenti dell'efficienza nei trasporti, nel settore manifatturiero e negli edifici; agli investimenti in ricerca e sviluppo a livello nazionale. In questo contesto, si farebbe a meno del carbone sia per la produzione di elettricità, sia nell’industria dove sarebbe sostituito da fonti più pulite come l’idrogeno.
Il pensiero dei repubblicani sulle politiche climatiche, sebbene ancora in via di definizione, ruota principalmente attorno a investimenti di ricerca e sviluppo, programmi di compensazione del carbonio che prevedono la forestazione, supporto all'energia nucleare e alla cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS). Si tratta di misure che consentirebbero soprattutto all’industria ad alta intensità carbonica di ridurre le emissioni di gas climalteranti senza sopperire ad una decarbonizzazione troppo spinta.
Nonostante i Democratici abbiano ottenuto la Presidenza e il controllo di entrambe le Camere del Congresso, il percorso legislativo in tema di clima rimane accidentato e reso complicato da maggioranze risicate e dal numero significativo di membri della Camera dei Rappresentanti e di Senatori che provengono e rappresentano gli stati produttori di fonti fossili. Un'azione bipartisan permetterebbe quindi di evitare un nuovo “ObamaCare”, approvato nel 2010 senza voti repubblicani ma ancora oggi, dopo più di un decennio, forte oggetto di opposizione.
Dall’altra parte, è pur vero che l'amministrazione Biden potrebbe perseguire alcuni dei suoi obiettivi senza il supporto del Congresso, anche tramite la nomina di membri di gabinetto e capi di agenzia. Un’opzione forzata che eviterebbe l'opposizione dei repubblicani e di quei democratici che rappresentano gli stati in cui si producono fonti fossili. Una possibilità che finirebbe però per indebolire sul lungo termine la tenuta delle politiche approvate.
La realtà è che oggi il clima non dovrebbe più essere un campo di battaglia politico. Le priorità da entrambe le parti sono complementari e, come dimostra la legge del 2015 che revoca il divieto degli Stati Uniti di esportare petrolio greggio, approvata durante l'amministrazione Obama, un compromesso è possibile. Una politica bipartisan potrebbe quindi idealmente fare da leva sulle competenze ingegneristiche e geologiche accumulate in questi anni dall'industria dei combustibili fossili.
All’opposto, merita rilevare come le priorità in materia di energia pulita fatte proprie dai democratici, abbiano nel frattempo già preso piede anche in quelle aree del paese governate dai repubblicani. Basti pensare, che, nel 2019, la capacità eolica installata negli stati che hanno votato alle ultime elezioni per Donald Trump si è attestata a 314 GW, rispetto ai 196 GW di quelli che hanno votato per Biden.
Capacità eolica installata per Stato nel 2019 e colore politico
Fonte: American Wind Energy Association, 2020
Mentre quindi un Congresso diviso finirebbe per ostacolare le ambizioni climatiche di Biden, il bipartitismo potrebbe funzionare, a patto che l'attenzione dell'amministrazione sia focalizzata sulla complessiva riduzione del carbonio e non su percorsi a sé stanti o, peggio, favoritismi tra tecnologie.
Nella pratica, queste sono le proposte che a nostro avviso possono costituire lo scheletro di un compromesso storico sul clima, sia come progetto complessivo che come azioni singole
- Carbon pricing: l’imposizione di un prezzo sul carbonio trasparente e prevedibile insieme a una tariffa di aggiustamento transfrontaliera potrebbe minimizzare il costo della decarbonizzazione dell'economia statunitense, garantendo un buon terreno di gioco per una sana concorrenza tra paesi, combustibili e tecnologie. Le entrate derivanti da una tassa sul carbonio potrebbero ridurre le bollette dei consumatori o magari essere destinate ad un programma di welfare per le “vittime” della transizione energetica. In tal senso sono stati presentati diversi progetti di legge, alcuni dei quali possono contare sul sostegno dei repubblicani.
- Energia nucleare. In questo caso si tratta di preservare, migliorare ed espandere l'energia nucleare, unica fonte programmabile di energia a zero emissioni di carbonio nonché un settore che richiede urgente sostegno per gli impianti prossimi alla fine della loro vita operativa.
- Accumulo e stoccaggio. Ricerca di soluzioni utility-scale e sviluppo nel comparto delle batterie significa garantire una maggiore continuità della produzione intermittente di energia eolica e solare, indispensabile per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti. Un ampio sostegno del Congresso potrebbe anche portare ad altre opzioni di stoccaggio, compresa quella dell'idrogeno "verde" prodotta dall’energia rinnovabile in eccesso.
- Connubio rinnovabili e CCS: una facile conquista bipartisan sarebbe quella di equiparare gli incentivi alla tecnologia CCS a quelli per eolico e solare.
- Idrogeno – verde o blu: due metodi per generare idrogeno “pulito”, il primo prodotto mediante impianti di elettrolisi dell’acqua alimentati da fonti rinnovabili, il secondo ottenuto sequestrando al gas naturale la CO2, attraverso la tecnologia Carbon Capture and Storage/ Utilization. Entrambi potrebbero riscuotere un sostegno bipartisan dal momento che l'idrogeno utilizzerebbe le infrastrutture esistenti dell’industria O&G, soprattutto quelle di trasporto.
- Stoccaggio naturale e compensazione del carbonio: le compensazioni del carbonio sono una misura cruciale nel processo di “decarbonizzazione competitiva” intrapresa dal settore petrolifero. Molte aziende hanno iniziato a ridurre le emissioni di gas serra nel settore upstream come azione di marketing e per prolungare l'uso del petrolio nei trasporti. La politica può supportare questo processo così come gli investimenti per potenziare serbatoi naturali di carbonio, piantando alberi e altre piante e migliorando la capacità di stoccaggio del carbonio nel suolo e negli oceani.
- Standard di efficienza: una legislazione che obbliga ad adottare rigorosi standard di efficienza del carburante, peraltro già rispettata dalla metà delle case automobilistiche dovrebbe essere facilmente accettabile. Un unico standard nazionale che fornirebbe certezza normativa a lungo termine – necessario per il raggiungimento della neutralità carbonica- potrebbe rivelarsi una misura ragionevole all’interno di un disegno di legge bipartisan sul clima.
- Ricerca e sviluppo: numerosi punti deboli nelle tecnologia di mitigazione dei gas serra richiedono un miglioramento del settore R&S. Con un mandato bipartisan, questa attività potrebbe essere condotta dai vari Laboratori Nazionali del Dipartimento dell'Energia.
- Infrastrutture di trasmissione: movimentare idrogeno, anidride carbonica ed elettricità pulita dai siti di produzione ai centri di carico e a stazioni di smistamento richiede un’infrastruttura di rete su larga scala e che coinvolge più giurisdizioni.
L'amministrazione Biden non solo ha il potenziale per imprimere una svolta nelle politiche climatiche , ma può farlo ottenendo un sostegno bipartisan se sarà in grado di mostrare il valore in gioco per tutte le componenti della società americana. Le proposte democratiche e repubblicane sono in molti modi complementari, ma affinché il risultato sia efficace e a lungo termine, è necessario un approccio collaborativo tra le due parti e tra l'amministrazione e il Congresso. Come abbiamo visto, gli ordini esecutivi del Presidente da soli non sono sufficienti. Sebbene efficaci sul breve periodo, possono essere annullati rapidamente, quando cambia l'inquilino della Casa Bianca.
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui.