Il 2020 sarà ricordato, se non il peggiore, come uno degli anni più sfidanti per l’umanità nel suo complesso, nonché per la tenuta di un già fragile equilibrio economico globale. La crisi che stiamo attraversando ha ridefinito priorità ed esigenze, cambiando anche le prospettive per il futuro. Per affrontarla e soprattutto per riuscire a vedere “oltre”, serve un’azione concreta, ma soprattutto una visione improntata sulla resilienza. Insieme a Tomaso Tommasi Di Vignano, presidente esecutivo del Gruppo Hera, abbiamo discusso di come è stata gestita la crisi da una grande multiutility e provato a capire quale è la strada per la ripartenza.
Presidente Tommasi, il 2020 è stato un anno particolarmente complesso. Come avete gestito la crisi e che impatto ha avuto su Hera l’emergenza sanitaria?
Il 2020 è stato indubbiamente un anno che ha messo alla prova tutti sotto il profilo sanitario, economico e sociale. Nonostante le difficoltà, abbiamo affrontato questa situazione mantenendo sempre il nostro impegno, anche durante il lockdown: garantendo la continuità, l’efficienza e la qualità dei servizi essenziali in cui operiamo. Da tempo ci siamo dotati di un modello di crisis management e, a febbraio, abbiamo avviato le procedure prima ancora che l’emergenza interessasse i nostri territori. Anche oggi, seguiamo gli sviluppi della situazione, adattando in parallelo la nostra organizzazione. Anche i risultati del Gruppo Hera hanno dimostrato una solida resilienza. Come testimoniato dall’ultima trimestrale, con i principali indicatori in miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, continua il nostro percorso di crescita, in linea con l’attuale Piano industriale. Un percorso che intendiamo consolidare e rafforzare, con positive ricadute per tutti i nostri stakeholder, e che meglio delineeremo nel nuovo Piano industriale al 2024, che verrà presentato a gennaio.
Quali invece le ricadute nelle relazioni sui territori e stakeholder?
Hera è al servizio delle comunità per generare valore nei territori in cui è presente. Dato il nostro ruolo, per noi è fondamentale la collaborazione con i nostri stakeholder, che anche in questa situazione di emergenza non è venuta meno ma, al contrario, si è rafforzata: dal dialogo con le istituzioni alle tutele per dipendenti, fornitori e clienti, come le agevolazioni nel pagamento delle bollette. Crediamo, anzi, che questa situazione sia stata un banco di prova che ha messo tutti di fronte al peso del condizionamento reciproco tra organizzazioni e ambienti esterni: paradigmi come quelli del valore condiviso, per noi già consolidati, sono diventati imprescindibili. Abbiamo anche toccato con mano quanto sia importante farsi trovare pronti davanti ai rischi e capaci, anzi, di anticiparli, con agilità. Proprio alla crisi dell’anno 2020 e alle nuove consapevolezze che ne sono emerse abbiamo dedicato la scorsa settimana il consueto appuntamento annuale con il workshop di HerAcademy, la corporate university del Gruppo Hera, dialogando con grandi protagonisti del mondo dell’impresa, accademici e professionisti. L’emergenza ha cambiato il nostro futuro, ma questo non significa smettere di immaginare un nuovo mondo, e il Gruppo Hera vuole essere in prima linea per tratteggiare il nostro domani.
In che modo Hera disegna questo futuro?
Continueremo a impegnarci per fare, sempre meglio, il nostro mestiere: innovando, investendo su infrastrutture e territori, favorendo le prospettive di sviluppo, lavorando sulla prevenzione dei rischi, anticipando con rapidità le esigenze in cambiamento. E tenendo sempre alta l’attenzione alla sostenibilità, come confermato anche dal nostro recente ingresso nel Dow Jones Sustainability Index, World e Europe, uno dei più autorevoli indici borsistici mondiali di valutazione della responsabilità sociale, che seleziona le principali aziende a livello internazionale in base alle migliori performance ESG: Hera si è posizionata “Industry leader” sulle circa 3.500 imprese a maggiore capitalizzazione nel mondo. Resilienza, solidità e attenzione all’ambiente sono i punti di forza del Gruppo Hera, da 18 anni: nel tempo questo impegno si è progressivamente sistematizzato e oggi si colloca in maniera precisa nel solco tracciato dall’Agenda ONU 2030.
L’emergenza ci ha anzi dimostrato, una volta di più, che uno sviluppo sostenibile è l’unica chiave per progettare una ripartenza. Per la natura stessa dei nostri business, numerosi sono i progetti di Hera che vanno in questa direzione. Tra i tanti, cito solo l’ultimo accordo siglato, a fine novembre, tra la nostra controllata Herambiente ed Eni Rewind, società del Gruppo Eni, per la costituzione di una società che a Ravenna realizzerà una nuova piattaforma per la gestione dei rifiuti industriali, in grado di massimizzare il recupero di materia ed energia, in ottica di economia circolare, dando anche un contributo concreto alla mancanza di impianti in Italia. Parallelamente, abbiamo scelto di essere un soggetto “abilitante” della transizione, generando con il nostro esempio ricadute positive su territori e stakeholder, e mettendo anche a servizio delle aziende, con il pacchetto multiservizio “chiavi in mano” Hera Business Solution, la nostra esperienza e le nostre competenze. Con piacere ricordo, infine, che recentemente la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha citato la Regione Emilia-Romagna tra gli esempi da seguire per la trasformazione “verde” dell’economia.
Ha parlato dell’Europa: Hera ha bisogno dei contributi del Recovery Fund?
Il Recovery Fund rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese, e ovviamente anche per un’azienda come Hera. L’energetico, l’idrico e l’ambiente sono settori con infrastrutture chiave che, con adeguati investimenti, possono produrre crescita e ricadute positive sia in termini occupazionali sia in relazione alla transizione sostenibile in Europa. Hera, tra i principali operatori nazionali in questi business, proprio per la sua natura di multiutility può contribuire significativamente a questa crescita, selezionando e pianificando investimenti in grado di produrre sviluppo e occupazione sui territori, con un occhio all’innovazione e al rispetto dell’ambiente. Ad oggi siamo in attesa di un riscontro da parte del Governo sulla selezione dei progetti che saranno presentati all’Unione Europea. L’assegnazione dei fondi previsti dal Recovery Fund potrebbe certamente dare una vigorosa accelerazione alle nostre attività di investimento, determinando una crescita più veloce e importante in termini di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture, con particolare riferimento alla filiera reti. Per dare gambe ai nostri progetti, abbiamo anche recentemente collocato con successo un prestito obbligazionario dell’importo di 500 milioni di euro: l’emissione ha riscontrato subito un forte interesse da parte degli investitori dei principali Paesi europei, con ordini per 4 volte l’offerta.