Le recenti direttive approvate dall’UE, e più in generale l’avanzamento dell’attuazione del pacchetto sull’economia circolare, costituiscono solo i primi passi per convertire la nostra economia verso la circolarità. Una sfida non facile, che richiede un cambiamento dei nostri modelli di produzione e di consumo, un avanzamento tecnologico significativo, una ristrutturazione della nostra amministrazione, ma soprattutto un nuovo paradigma culturale. Quindi, un intervento di ampio respiro supportato – auspicabilmente – da una strategia che sappia guardare anche nel lungo periodo e definire una rotta che permetta di orientare i diversi attori coinvolti. Purtroppo l’Italia non si è ancora attrezzata con un simile strumento, pertanto bisogna limitarsi ad osservare e valutare i prossimi traguardi comunitari.
Rifiuti urbani (direttive 850 e 851 del 2018)
Entro la fine del prossimo anno l’Italia dovrà raggiungere almeno il 50% di riciclato di alcune frazioni di materiale presenti nei rifiuti (almeno carta, metallo, plastica e vetro). A partire dal 2025 la percentuale di riciclaggio sarà calcolata in riferimento all’intera produzione di rifiuti urbani dell’anno e dovrà raggiungere almeno il 55%, per poi salire al 60% entro il 2030 e infine al 65% al 2035.Inoltre, dal 2035 non sarà possibile smaltire in discarica più del 10% dei rifiuti urbani prodotti (oggi siamo al 23%).
Fonte: Elaborazione Fondazione Sviluppo Sostenibile
A fronte di questi impegni il risultato finora raggiunto è del 49,4% rispetto all’obiettivo del 2020, calcolato con “metodologia 2”, che scende però al 43,9% se riferito agli obiettivi previsti dal 2025, che verranno calcolati tramite la “metodologia 4”. Le metodologie di calcolo, di cui si parla, sono state definite dalla Commissione Europea, con la decisione 2001/753/UE. La numero 2, adottata dall’Italia, si basa sul rapporto delle singole frazioni merceologiche scelte dai singoli stati (almeno carta, metalli, plastica e vetro) e le quantità delle stesse presenti nei rifiuti urbani. La numero 4, che varrà per tutti a partire dal 2025, considera la quantità di rifiuti urbani riciclati rispetto ai rifiuti urbani prodotti.
Obiettivi di riciclaggio dei rifiuti urbani finora raggiunti in Italia
Fonte: Elaborazioni ISPRA
Se, quindi, l’obiettivo del prossimo anno è a portata di mano, per raggiungere quelli successivi occorre uno sforzo non da poco, visto che bisognerà crescere di 11 punti percentuali in 6 anni. Lo strumento principale per ottenere tale risultato è quello della raccolta differenziata (RD). Tuttavia, si osserva come negli ultimi 4 anni un punto di crescita del riciclato ha richiesto un incremento della RD di ben 2,5 punti. Se questo andamento viene confermato, dovremmo aumentare la RD di 27,5 punti percentuali. In altri termini raggiungere entro il 2025 oltre l’80% di RD in tutta Italia. E se proseguiamo su questa ipotesi, per ottenere il 65% di riciclaggio dei rifiuti urbani nel 2035, dovremmo paradossalmente superare il 100% di RD. Pertanto, occorre raffinare le modalità di raccolta differenziata non solo in termini di quantità, ma anche di qualità. Ma anche vietare il consumo di prodotti con materiali non riciclabili, come ad esempio, alcuni prodotti di plastica.
La Strategia europea sulla plastica
Nel 2019 è uscita la direttiva 904, che impone entro il 2021 di restringere, o in alcuni casi vietare, la commercializzazione di una serie di prodotti monouso in plastica, in quanto non risultano facilmente riciclabili. Si è passati quindi dal concetto di gestione dei rifiuti a quella della prevenzione.
Un’altra innovazione introdotta da questa direttiva è quella di imporre entro il 2025 una produzione di bottiglie di plastica che utilizzi almeno il 25% di plastica riciclata, percentuale che dovrà salire al 30% nel 2030. A tal fine viene disposto che sia raccolto separatamente, entro il 2025, il 77% in peso di rifiuti di bottiglie in PET di plastica monouso per salire al 90% nel 2029. In altri termini, la raccolta dovrà avvenire in modo da assicurare la qualità del materiale presente nel rifiuto.
Questa direttiva, che fra l’altro impone l’introduzione del regime di responsabilità estesa del produttore (EPR) per determinate categorie di prodotti in plastica, costituisce un’attuazione della Strategia europea per la plastica, che mira ad una progressiva sostituzione della plastica fossile con quella biodegradabile da biomassa e impone che al 2030 tutti gli imballaggi di questo tipo dovranno essere riutilizzabili o facilmente riciclabili.
Rifiuti da imballaggi
Un’altra categoria di rifiuti da riciclare riguarda i rifiuti da imballaggio. I nuovi obiettivi al 2030 ci impongono di salire al 70% di riciclaggio di tutti i rifiuti da imballaggio con il picco massimo per quelli in carta (85%) e il minimo per quelli in legno (30%).
Obiettivi di riciclaggio degli imballaggi
Fonte: Elaborazione Fondazione Sviluppo Sostenibile
In tale ambito, i risultati ottenuti nel 2018 ci portano molto vicino non solo agli obiettivi del 2025, ma anche a quelli del 2030. L’unico settore rimasto indietro è quello della plastica; tuttavia, le misure ricordate in precedenza dovrebbero concorrere a colmare questo gap.
Obiettivi di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio finora raggiunti in Italia
Fonte: Elaborazione Fondazione Sviluppo Sostenibile
Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)
Per questa categoria di rifiuti vengono posti obiettivi sia di raccolta che di recupero. Per quanto riguarda la raccolta, entro il 2019 dovrà essere intercettato almeno il 65% dei RAEE tenendo conto della quantità media di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immessa nel mercato nel triennio precedente, o l’85% se si tiene conto solo dell’immesso al consumo nello stesso anno. Purtroppo, questo obiettivo non sembra al momento alla nostra portata, avendo raggiunto nel 2018 la raccolta di poco meno del 43% dei RAEE, con un tasso di crescita di circa 2 punti rispetto all’anno prima.
Relativamente al recupero, invece, gli obiettivi variano a seconda della tipologia di prodotto e vanno da un minimo del 75% ad un massimo dell’85%.
Obiettivi di riciclaggio dei RAEE
Fonte: Elaborazione Fondazione Sviluppo Sostenibile
Gli ultimi dati sul recupero (2015) indicano alte performance, tanto da attestarsi sugli obiettivi europei. Tuttavia, con una maggiore intercettazione dei rifiuti i target definiti dall’UE potrebbero essere ampiamente superati.
Obiettivi di riciclaggio dei Raee finora raggiunti in Italia
Fonte: Eurostat
Veicoli fuori uso e rifiuti da costruzione e demolizione (C&D)
Le ultime categorie di rifiuti per i quali sono indicati obiettivi europei sono i veicoli fuori uso e quelli da C&D. Riguardo ai primi si dovrebbe, perlomeno, riciclarne l’85% e recuperarne il 95%. Purtroppo, ci collochiamo al di sotto di entrambi i target, in particolare rispetto al recupero.
Obiettivi di riciclaggio e recupero dei veicoli fuori uso e risultati ottenuti in Italia.
Fonte: Ispra
In riferimento ai secondi, l’obiettivo per il prossimo anno è del 70% di recupero. Oggi siamo 6 punti sopra questo obiettivo. Tuttavia, occorre ricordare che dal luglio del prossimo anno gli Stati membri dovranno adottare misure per promuovere la demolizione selettiva al fine di facilitare il riutilizzo e il riciclaggio di alta qualità tramite la rimozione selettiva dei materiali; dovranno anche garantire l’istituzione di sistemi di cernita dei rifiuti da costruzione e demolizione almeno per legno, frazioni minerali (cemento, mattoni, piastrelle e ceramica, pietre), metalli, vetro, plastica e gesso. Dovranno così essere adottate delle pratiche non ancora del tutto diffuse nel nostro Paese.
Obiettivi recupero dei rifiuti C&D e risultati ottenuti
Fonte: Ispra