La Fondazione Utilitatis pro acqua energia ambiente è stata costituita con l’obiettivo di condurre studi sui servizi pubblici locali attraverso la divulgazione di ricerche e la creazione di spazi di approfondimento su specifici temi, economici e giuridici. È in via di pubblicazione il Blue Book - la monografia sull’industria del servizio idrico integrato- che giunge quest’anno all’11° edizione e di cui si illustra nel seguito un’anticipazione dei principali argomenti trattati.

Uno degli aspetti più rilevanti del comparto è lo sviluppo delle infrastrutture. In particolare l’esame cross section 2012-2017 degli investimenti realizzati da un campione di 69 gestori, che operano su un bacino di 35,9 abitanti, rileva un andamento crescente della spesa. Partendo dai 31,5 €/ab/anno del 2012, ovvero da quando sono state trasferite le competenze sul settore idrico all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), si raggiungono i 38,8 €/ab/anno nel 2017 con un incremento medio annuo degli interventi in rifacimento e sviluppo delle infrastrutture del 4,3% (Figura 1). Nel complesso, le opere realizzate dal campione di società osservato ammontano a 7,5 mld/€.

Figura 1 – Investimenti pro capite realizzati nel periodo 2012-2017 su un campione di 69 società per 35,9 abitanti serviti (moneta 2017)

 

Fonte: Utilitatis

Le performance rilevate discendono da un insieme di fattori, in primis la solidità della disciplina tariffaria e più in generale la maggiore trasparenza e controllo sugli operatori effettuata sia su scala locale, da parte degli Enti di Governo d’Ambito, sia a livello centrale attraverso le istruttorie tariffarie effettuate da ARERA. Il tutto ha dato luogo ad una stabilità dei programmi di investimento, assoggettati alla verifica della loro effettiva realizzazione, nonché ad una maggiore fiducia da parte del sistema creditizio nell’erogazione di finanziamenti.

La pianificazione degli investimenti del biennio 2018-2019, desumibile dalle approvazioni tariffarie del secondo periodo regolatorio, ha fatto registrare incrementi della spesa ancora più sostenuti, rispettivamente pari a 47,4 €/ab e 57,1 €/ab, da cui si attendono importanti risultati di cui si avrà riscontro ufficiale a partire dal 2020. Ipotizzando un tasso di realizzazione di quanto programmato di circa l’86% in linea con quanto registrato negli anni passati e considerando un miglioramento delle capacità attuative, la spesa pro-capite effettiva per investimenti attesa porterebbe il settore a sfiorare nel 2019 la soglia dei 50 euro/abitante (Figura 2).

Figura 2 – Investimenti pro capite 2012-2019 – Stima biennio 2018-2019

 

Fonte: Utilitatis

La variabilità dell’impegno nella spesa per investimento all’interno del campione considerato appare in parte spiegabile attraverso la discriminante della dimensione del bacino servito, laddove i gestori che svolgono il servizio in territori con popolazione superiore al milione evidenziano capacità media di investimento superiore e pari a 37,3 €/abitante/anno. Al di sotto di questa soglia gli operatori si attestano su livelli inferiori compresi tra i 31 e i 32 euro di media pro capite (Figura 3).

Figura 3 – Capacità di investimento in rapporto alla dimensione del bacino servito (media periodo 2012-2017)

 

Fonte: Utilitatis

 

In un comparto in cui la prevalenza delle dotazioni infrastrutturali corre sotto terra è sempre difficile far emergere per i gestori il proprio operato e riuscire a dare una tangibile dimostrazione ai cittadini-utenti dell’impatto degli investimenti realizzati. La nuova disciplina di settore emanata da ARERA ha introdotto una regolazione stringente destinata a mutare in modo radicale le logiche della pianificazione degli investimenti, rinvenibile nella delibera 917/2017/R/Idr. In essa sono presenti criteri uniformi per la valutazione delle priorità e la selezione degli interventi in base a puntuali obiettivi di miglioramento del servizio sotto il profilo tecnico. Ciò ha permesso di sviluppare un’analisi comparativa delle pianificazioni tra i diversi ambiti ottimali che per la prima volta appaiono omogenee tra di loro. Si tratta, quindi, di un aspetto decisamente innovativo nel comparto.

Sono in tutto 6 i campi di miglioramento delle performance tecniche, individuati da ARERA, entro i quali si articola la programmazione: perdite idriche (M1), interruzioni di servizio (M2), qualità dell’acqua (M3), adeguatezza del sistema fognario (M4), quantità dei fanghi residui della depurazione inviati in discarica (M5) e, infine, qualità dell’acqua depurata (M6). A questi si aggiunge una valutazione generale di attendibilità dei dati, e condizioni specifiche di adeguatezza del servizio erogato, per ogni area di intervento; quel che rappresenta un prerequisito “Preq” (in tutto sono 4) affinché i gestori possano accedere al meccanismo incentivante sotteso al raggiungimento degli obiettivi di miglioramento del servizio.

Figura 4 – Distribuzione degli investimenti programmati nel biennio 2018-2019 per classe di obiettivo di qualità tecnica – Campione di 62 operatori con popolazione servita di 29 mln di abitanti

 

Fonte: Utilitatis

In conclusione, gli effetti della nuova disciplina rilevano la maggiore concentrazione di investimenti in due segmenti del servizio: recupero delle perdite idriche (22% della programmazione) e miglioramento della qualità dei reflui depurati (17%). Questi ultimi appaiono già conformi alla normativa vigente; tuttavia, i nuovi obiettivi fissati da ARERA pongono come orizzonte la “conformità di impatto ambientale” adottando criteri di valutazione della qualità dei reflui più stringenti. Appare rilevante la componente residuale degli investimenti (23%) che hanno natura trasversale, spesso inerente l’ambito dell’IT.

Sarà nel prossimo periodo regolatorio (2020-2023) che potranno essere valutate le concrete ricadute del sistema incentivante sotteso agli obiettivi di qualità tecnica, ovvero se e come i gestori saranno riusciti a traguardare le soglie di miglioramento delle performance di ciascun parametro così come previste nella programmazione.